Capitolo 10

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A ogni passo che faccio aumenta l'ansia che si sta pian piano impadronendo di me. Mi sento piccola in confronto a tutte le persone che si fanno spazio per passare.

Mille immagini degli anni passati attraversano la mia mente come in un filmato e un senso di oppressione subito mi sovviene e mi procura una stretta al petto. I tetri ricordi del passato sono ancora freschi sulla mia pelle come cicatrici non rimarginate, e tutto questo fa male, soprattutto pensare che ciò che ho subito potrebbe accadere nuovamente, ma a quel punto non so se sarò pronta a sorreggere di nuovo tutto quel dolore.

Ed eccola lì, quella porta bordeaux che varcherò quasi tutti i giorni e che in questo momento vorrei che sparisse insieme a tutte le cose che mi circondano. È come se fossi in una campana di vetro, non sento nulla, solo il mio subconscio che mi dice di non entrare e di scappare, lontana da tutto e tutti, ma io non sono una codarda, anzi, oramai non lo sono più, ho deciso di cambiare e di guardare avanti e proprio per questo motivo mi faccio coraggio ed entro con passo sicuro e con la testa alta.

La mia visuale immediatamente scorge molte persone che parlano e scherzano allegramente. Noto che un gruppetto di ragazze mi sta guardano dalla testa ai piedi ridendo rumorosamente, e subito dopo capisco il perché: c'è Allison con loro.

Faccio dei passi in avanti e il mio sguardo ricade subito su di un banco vuoto il quale è affiancato da una ragazza mora che gioca con le sue mani con preoccupazione, suppongo per l'ansia, così decido di andare a sedermi vicino a lei, immaginando una serie di scenari su come iniziare una conversazione, ma non appena sono dinanzi a lei mi limito a dire «ciao». Il mio tono fuoriesce con timidezza, infatti sento le guance bruciare e ardere come una fiamma.

Lei appena alza lo sguardo mi guarda con un'espressione che è un misto di preoccupazione e imbarazzo «se hai intenzione di prendermi in giro perché te lo hanno detto quelle anatre puoi pure andartene».

Cosa?!

«Ehi, no no , forse hai frainteso tutto. Sono nuova di qui e non conosco nessuno in questa classe, quindi mi chiedevo se potevo sedermi vicino a te, ma a quanto pare no, quindi vado...» borbotto imbarazzata e con un sorriso tirato abbassando lo sguardo per voltarmi dal lato opposto alla ricerca di qualche altro banco libero, ma vengo subito bloccata dalla voce di quella ragazza «no no ferma, scusami tanto per averti subito giudicata incolpandoti di una cosa che non hai fatto, è che quel gruppetto di ragazze» le indica senza farsi vedere «mi hanno presa di mira, e questa storia va avanti da anni, ed è per questo che non ho amici. Comunque mi farebbe molto piacere se tu ti sedessi vicino a me» sorride dolcemente, facendo aumentare ancora di più la luminosità che emana il suo viso.

«Grazie. Comunque ti capisco, sai io non sono di Los Angeles, vivevo a Roma e mi sono trasferita qui proprio perché non avevo amiche e venivo derisa da tutti senza alcun motivo» sospiro con malinconia.

«Mi dispiace, comunque sei la prima persona che conosco che ha i miei stessi problemi» accenna una risata, oserei dire amara.
«Mi chiamo Lily».
«Piacere Emily».
«Conosci già qualcuno?» mi domanda improvvisamente.
«Sì, le mie compagne di stanza, Sierra e Jade, poi il gruppetto di Nash» non appena pronuncio le ultime parole le si illuminano gli occhi come due lampioni in piena notte inoltrata.
«Quindi conosci anche Matt?».
«Sì. Ti piace?» domando con uno sguardo malizioso.
«No, cioè forse...okay sì, mi piace».
«Allora a ricreazione vieni con me che ti presento tutti, compreso Matt».
«No no no, mi vergognerei troppo. È da sei anni che gli vado dietro e lui lo sa perché quella stronza di Allison quando è arrivata in questa città era nella mia stessa classe e non so come, ma è venuta a sapere tutto e glielo ha spifferato».
«Allison prima di trasferirsi qua viveva a Roma ed io la conoscevo, lei mi odiava con tutto il cuore, cosa che ovviamente era ed è ricambiata, quindi ha fatto la stessa cosa a me».
«Io e te abbiamo più cose in comune di quanto tu possa immaginare. Persino lo stesso nemico».
«Già» una lieve risata mi accompagna.
«Comunque a ricreazione verrai con me punto e basta» dico con aria da superiore e tono fermo e deciso.
«Sissignora!».

La nostra conversazione viene interrotta dall'entrata del professore: un uomo alto con troppo gel sui capelli, che subito si affretta a borbottare con tono secco «salve a tutti, io sono il professore Stewart e...», ma anche lui viene interrotto dall'entrata di due ragazzi: Matt e Cameron.
Fantastico...

«Già in ritardo il primo giorno di scuola? Andatevi immediatamente a sedere dietro quelle due ragazze» ci indica con un dito.

Doppiamente fantastico!

Cameron mi guarda e accenna un sorriso, oserei dire furbo «certo prof», e subito dopo aver assimilato per bene le parole del professore mi sento strattonare da un braccio «no no Emily, Matt si sta per sedere dietro di noi» si lascia prendere dall'ansia improvvisa, così cerco di rassicurarla con le prime parole che mi oltrepassano per la mente «Lily stai tranquilla, tu fai finta di niente, proprio come me», ma improvvisamente vengo interrotta da una voce «ci rivediamo» dice Cameron, ed io alzo gli occhi al cielo perché il mio piano di ignorarlo è letteralmente andato in fumo.

«Per mia grandissima sfortuna sì» preciso.

«Volevi dire fortuna» tenta di correggermi.

«No tranquillo, la frase era giusta» mi volto.

Noto lo sguardo di Allison bruciare su di me, infatti non appena mi giro nella sua direzione noto che mi sta guardando con odio. Un aggettivo per descriverla? Patetica.

Durante tutta la lezione ho cercato di stare attenta alla spiegazione del professore, ma per colpa dell'idiota di Cameron, che mi lanciava pezzettini di carta, stare attenta è risultato assai arduo, se non impossibile! Per fortuna il suono della campanella indica la fine della lezione, quindi io e Lily ci affrettiamo ad uscire per cambiare aula, e questa volta ci saranno anche Nash e Sierra a tenerci compagnia.

«Ehi ragazzi» esclamo raggiungendoli.
«Emily!» Sierra mi salta praticamente addosso, facendomi perdere l'equilibrio che per fortuna riesco a riacquistare in meno di un attimo.

«Allora non puoi proprio vivere senza di me».

«Non ti montare la testa ragazza» ride fragorosamente.

«Ehi piccolina» Nash mi scompiglia i capelli, cosa che odio e lui sa. I miei capelli non si toccano. Assolutamente no.

«NASH!» lo sgrido alzando infastidita il tono della voce.

«Comunque lei è Lily» pronuncio pochi attimi dopo presentando la mia nuova amica.
«Aspetta, io mi ricordo di te!» Nash la squadra da capo a piedi.
«Anche io» aggiunge Sierra pensierosa.
«Venivo nella vostra stessa scuola» Lily arrossisce leggermente facendo tingere le sue gote di un rosso che si fa pian piano più intenso ed evidente.
«Oddio giusto!» esclama Sierra.
«Piacere Nash».
«Io sono Sierra» l'abbraccia subito. Lei all'inizio rimane spiazzata, ma poi ricambia senza ripensamenti.

Questa ragazza mi fa tenerezza. Un po' mi sento come lei perché abbiamo passato più o meno le stesse cose, ed è per questo che mi fa piacere che stia già simpatica ai ragazzi, infatti Sierra la sta già tempestando di domande su domande, ma l'entrata del professore interrompe tutto.

Andiamo a sederci, io vicino a Lily, mentre Sierra con Nash. Sono ancora dell'idea che finiranno insieme, sono troppo carini. Questa volta Cameron non è nella nostra classe quindi posso stare tranquilla e godermi la lezione in pace e tranquillità.

Questo professore è il contrario dell'altro: basso con capelli tutti spettinati, però sembra simpatico e la sua lezione è molto entusiasmante, infatti passa subito e non appena è finita decidiamo di andare in mensa per raggiungere gli altri...

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