La mia vista viene catturata dalle miliardi di stelle che ci sono in cielo questa notte, così profonda e magica.
Cameron porge la mano verso di me e con un lieve sorriso mi chiede «ti fidi di me?».
Senza rispondergli e continuando a guardarlo fisso negli occhi, afferro saldamente la sua mano che stringo stretta alla mia, come per non lasciarlo andare via, perché per la prima volta nella mia vita ho paura; ho il timore che Cameron se ne vada via da me, perdendolo.
«Attenta a dove metti i piedi» mi avverte.
Siamo sul tetto e per quanto la vista sia spettacolare, il tutto viene sormontato dall'ansia di cadere. Mi sporgo leggermente in avanti e noto l'imponente altezza che ci separa dal suolo.
Con movimenti lenti e delicati ci sediamo, l'uno affianco all'altro. Poso la testa sulla sua spalla, mentre lui massaggia con movimenti circolari la mia gamba.
«Chi è l'uomo nella foto?» chiedo senza pensare e subito dopo mi mordo la lingua per la domanda impertinente che gli ho fatto.
Sento il suo corpo irrigidirsi e con tono acido mormora «non sono affari tuoi».
Non me la prendo per l'acidità delle sue parole, dopotutto me lo aspettavo. Lui ancora non si fida di me e ho toccato un tasto dolente, anche se da una parte sono delusa di tutto ciò.
Saranno passati secondi, minuti o addirittura ore, ma la posizione non muta. I nostri sguardi sono rivolti al cielo di un blu profondo e contornato da stelle, mentre la mia attenzione è catturata soprattutto dalla luna, che spicca imponente nella sua immensa maestosità.
«Quando ero piccola amavo guardare le stelle» dico di punto in bianco, smorzando il silenzio che ci circondava. «Sai, mia nonna mi portava sempre in un prato, lo chiamavamo il rifugio dei sogni ed era proprio così, io andavo lì per sognare. Ho tanta nostalgia di quel posto... di casa» continuo a malincuore, sentendo una fitta al cuore.
«Ti mancano tanto?» mi domanda.
«Non puoi capire quanto. È stato un trauma andarmene via e vederli piangere a causa mia» sospiro, cercando di scacciare via le lacrime.
«Si vede, ma sai, tante volte le persone, pur essendo lontane, sono più vicine di quanto si possa pensare, perché la cosa che lega è l'affetto, invece ci sono persone che pur stando vicine, sono più lontane di quanto tu possa immaginare» mi fissa con sguardo vuoto e cupo, proprio come il suo animo, che tiene all'oscuro dagli altri.
Mi limito a non rispondere. Lo so bene che l'ultima frase era riferita a se stesso e al rapporto che ha con la sua famiglia, ma se non ne vuole ancora parlare, non sarò di certo io a forzarlo, con il tempo forse inizierà veramente a fidarsi di me a tal punto di raccontarmi e svelarmi il suo lato misterioso e nascosto.
«Che cosa mi nascondete tu e Shawn? Perché vi siete picchiati?» tento di nuovo, perché la verità è che la curiosità mi sta divorando viva.
«Ma niente, i soliti litigi tra maschi...» risponde vago, ancora una volta, ma subito dopo mi chiede con tono supplichevole «però possiamo goderci questa serata tranquillamente?».
«Okay, okay» alzo gli occhi al cielo.
«Senti, tra poco è Natale, tu hai deciso che cosa fare?» mi domanda.
«Sì, tornerò per una settimana in Italia dalla mia famiglia» dico con uno smagliante sorriso, per poi fargli la stessa domanda.
«Penso che lo passerò con mia sorella e mia madre» risponde con tono dolce e con un piccolo sorriso che illumina il suo viso.
Mi piace questo lato di Cameron, anche se sono rari i momenti così.
«Che ne dici di rientrare dentro?» mi accarezza con delicatezza la schiena ed io annuisco.
Cameron mi prende per mano e insieme ci alziamo, rientrando dentro.
«Dove posso dormire?» chiedo, rendendomi conto che non sono a casa mia.
«Dormiamo insieme nella mia camera» risponde con noncuranza.
«Ti devo ricordare che siamo entrambi fidanzati o vuoi un disegnino?» gesticolo sconcertata.
«Ti ho soltanto detto di dormire insieme, mica di sposarmi» risponde con una leggera risata.
«E il pigiama? Sai com'è, non ce l'ho» inizio a pentirmi di non aver chiamato un taxi e di essere venuta in questa casa.
«Ti presto una mia maglietta, ti dovrebbe andare come vestito» mi dice, aprendo la porta di una camera e rivelando al suo interno un letto, un armadio e delle pareti azzurre con varie foto attaccate.
Apre le ante dell'armadio ed inizia a rovistare al suo interno, finché non prende una maglietta con lo stemma di Superman e me la lancia addosso.
L'educazione e la grazia in persona questo ragazzo...
«Grazie» rispondo con le gote che vanno a fuoco.
«Il bagno è qua affianco, per qualsiasi cosa io sono qui» mi avverte, così vado subito a cambiarmi.
Entro e mi tolgo immediatamente i vestiti, per mettermi la maglietta che mi ha dato Cameron. Noto che aveva proprio ragione: mi sta come un vestito.
Dopo essermi sciacquata velocemente il viso, torno in camera, ritrovandomi Cameron sdraiato sul letto con il petto scoperto e le braccia dietro la testa.
«Ce l'hai fatta! Pensavo fossi scappata dalla finestra per tornare a scuola» mi dice con tono divertito.
«Come siamo spiritosi stasera» imito un sorriso, per poi andarmi a stendere di fianco a lui.
«Buonanotte» mormoro.
«Buonanotte, piccola» ma proprio quando pensavo di chiudere gli occhi, le braccia di Cameron mi circondano la vita, stringendomi a se e così ci addormentiamo, l'uno abbracciato all'altro...
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FINE LINE
FanfictionLa sensazione di non essere mai al proprio posto; quella voglia di scappare e non voltarsi indietro; l'impulso di distruggere tutto solo per vedere il mondo a pezzi quanto te. Emily è alla disperata ricerca di una mano che la afferri e la strappi a...