Capitolo 36

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Harry

Bussai alla porta dell'edificio ed entrai con una certa euforia nella sala.

Ero stranamente emozionato di vederli e di dare loro i biscotti.

"Buongiorno" Affermai con un sorriso sul volto. "Hey Giovanotto!" Gridò George alzando una mano per salutarmi.

"È Harry?" Sussurrò Marie al suo orecchio. "Certo! Chi altro vuoi che sia!" Gli rispose George sorridente.

"Ciao tesoro! Com'è andato il weekend?" Mi chiese quindi Marie quando andai verso di loro. "Magnificamente, siamo stati in campeggio" sussurrai ripensando alla giornata e alla notte passata con Hay.

"E con la tua ragazza? Avete fatto pace? Continuò a chiedere col sorriso sul volto. Era strano sentire "la tua ragazza", Haylei non lo era, credo nessuna mai prima possa essersi identificata come "mia ragazza" e a dire il vero quelle parole mi mettevano un certo imbarazzo.

Avrei voluto rispondere "no! Lei non è la mia ragazza", ma non so perché non lo feci e risposi semplicemente alla domanda.

"Si, credo proprio di sì. È stata lei a scegliere questi" sussurrai imbarazzato. Tirai la scatola di biscotti fuori dallo zaino e glieli porsi.

"Oh, ma tesoro non dovevate" disse subito Marie quando capì di cosa si trattasse. "Sono buonissimi" esclamò George assaggiandone subito uno. "È stato un pensiero magnifico" sussurrò con le lacrime agli occhi.

La sensazione di far felice qualcuno mi era mancata, il cuore mi scoppiava nel petto per la tanta emozione. Nessuno si era mai commosso per qualcosa fatta da me. Istintivamente la abbracciai e mi sentii per un momento in pace con me stesso.

Le sorrisi sinceramente, com poche volte in vita mia e proposi agli altri anziani presenti nella sala i biscotti, in modo da condividerli con tutti. Tutti mi guardarono e si avvicinarono a prenderne uno.

Haylei

"Allora, oggi, come promesso vi ho portato tante belle cose" Iniziai andandomi a sedere sul tappeto, a gambe incrociate, tra i bambini.

Tutti con gli occhi sognanti si porsero in cerchio davanti a me e mi affrettai a dare loro l'occorrente.

"Allora, qui ci sono dei quadernoni per i bimbi che devono studiare. Vediamo, Juliet quale preferisci tesoro?" Dissi mostrandole le varie principesse sulle copertine. Li guardò a lungo poi con un sorrisino malizioso prese quello della bella addormentata.

"Emily, Rose, quali volete?" Chiesi alle bambine che scelsero entusiaste di sentirsi un po' principesse anche loro.

"Per i maschietti invece ho i supereroi" dissi agitando i quaderni davanti a loro con un sorriso fin sopra le orecchie.

"Seth quale scegli?" Gli chiesi mostrandogli quindi le altre copertine. Scelse Batman e poi toccò anche ad Eliot.

Diedi loro delle penne e passai ai più piccoli. "Per voi invece ho tanti bei fogli e tanti bei colori per disegnare tutto quello che volete!" gridai facendoli urlare di felicità.

"E poi anche un bel libro nuovo di storie, così potremo leggerne tante tante nuove, va bene?" Proposi e urlarono un "si" in coro.

Lasciai I bambini cimentarsi coi colori e nel frattempo mi dedicai ai più grandi con qualche lezioncina nuova.

Qualche ora dopo il mio stomaco tornò a brontolare e pensai di fare una pausa e mangiare la merendina che avevo messo, conoscendomi, appositamente nello zaino.

Non appena aprii l'involucro plastificato vidi 24 occhionu fissarmi contemporaneamente che mi fecero bloccare. Mi fermai d'istinto, non capendo cosa volessero, e provai a chiedere loro la ragione per la quale mi guardassero tutti in quel modo.

"Cosa succede?" Chiesi guardandomi intorno. Lexi non se lo fece ripetere e venne verso di me indicando con l'indice la mia merendina.

"Non si può mangiare qui?" Domandai la prima cosa che mi venne in mente. In effetti non mi ero preoccupata di informarmi su cosa si potesse e non si potesse fare in quel posto.

Scossero tutti la testa, e non risposero.

"E allora cosa?" Dissi interrogativa, non capendo tutto quel silenzio. Perché non parlavano? Non era permesso mangiare merendine in quel posto? Tutti si guardarono le manine aperte.

"Juliet" la richiamai. Venne verso di me, forse anche un po' impaurita dal mio tono. Ero solo molto irritata dal non capire.

"Tesoro, dimmi cosa succede" le dissi addolcendo il tono. Non volevo farle paura.

La feci sedere sulle mie gambe e le accarezzai i capelli. Guardò anche lei verso il basso e un flash mi balenò nella mente. Ma no. Era impossibile. Ispirai profondamente cercando di calmarmi.

"Bambini, avete paura di qualcosa?" Mi forzai a chiedere.

Avevo paura della risposta. Paura che Potessero dirmi qualcosa che non volevo ascoltare.

Si guardarono per un attimo tra loro e subito dopo scossero la testa. Tirai un sospiro di sollievo e un peso si sciolse via.

"Bambini, volete la merendina?" Provai di nuovo. E questa volta nessuno scosse la testa. Mi guardarono tutti con degli occhioni spalancati e capii.

Ecco perché la volta precedente nessuno voleva fare merenda. Perché nessuno gliela dava mai.

Cercai di calmarmi e non farmi prendere dal panico. Mi ritrovavo di fronte a 12 bambini di cui nessuno si occupava e che avevano fame. Altro che stare calmi. Feci scendere Juliet dalle mie gambe e mi alzai di scatto.

Tutti continuavano a guardarmi e un senso di agitazione si fece spazio in me.

Iniziai a respirare velocemente e corsi via. Non sapevo cosa mi stesse succendendo. Il perché di tanta agitazione ma forse in qualche modo stavo rivivendo una parte della mia vita che facevo tanto fatica a cancellare.

Pensavo ad un unica cosa: Harry, in quel momento avevo solo bisogno di Harry.

Entrai nel secondo edificio correndo. Salii le scale e percorsi il corridoio senza sapere dove andare.

Quando sentii in lontananza delle voci presi quella direzione e dopo aver bussato frettolosamente entrai. Osservai la sala e tutti gli anziani giocare a carte col fiato corto.

Mi guardarono improvvisamente tutti, sorpresi, straniti, interrogativi. Cercai Harry con lo sguardo.

Vidi qualcuno alzarsi di scatto e i miei occhi sfrecciarono verso di lui. Mi guardò per un istante e quando i miei occhi si intrecciarono coi suoi bastò un istante per fargli capire che avevo bisogno di lui.

Venne immediatamente verso di me e fu sufficiente un suo tocco per farmi stare meglio.

Chiuse la porta dietro di noi e mi abbracciò. Strinsi le mie braccia intorno a lui e mi accarezzò i capelli lasciandomi dei leggeri baci sulla testa.

"Hey" sussurrò dopo un attimo infinito. Staccai il mio viso dal suo petto e lo guardai.

"Ti va di dirmi cosa succede?" Chiese più prudente e più calmo che mai.

"Devi venire a vedere" risposi semplicemente e intrecciai mie dita con le sue. Quando tornammo nella sala giochi dei bambini, li ritrovai esattamente seduti dove li avevo lasciati.


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