Capitolo 48

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"Pensi davvero che io voglia farti del male?" chiesi poi di getto. Sapevo di sbagliare nel porre quella domanda, riaprendo così il discorso precedente, ma un macigno sullo stomaco mi impediva di parlare serenamente con lui, sapendo quelle cose.

Dovevo chiarire, anche se la mia boccaccia avrebbe scatenato un'altra bufera non mi importava, non volevo avere niente in sospeso. Non con lui.

Tolse il suo sguardo dal mio e si stese anche lui nella mia posizione.

"Ero solo arrabbiato" mormorò guardando altrove. Un peso enorme si disciolse e sperai davvero che mi stesse dicendo la verità. Presi un respiro profondo e lo lasciai continuare.

"Io, io non capisco" sussurrò poi, guardandomi negli occhi.

"Non capisco cosa mi succede. Guardo te, e sento che qualcosa in me è diverso" disse portandosi le mani tra i capelli.

Cos'era diverso? Io lo facevo sentire diverso?

"è un brutta sensazione?" osai domandare, ormai eravamo a quattrocchi, tanto valeva essere sinceri. Mi guardò in modo strano, non sapevo se fosse più sorpreso dalle mie parole o amareggiato dalla mia domanda.

"No, non è una brutta sensazione, solo...strana" disse e tirai un sospiro di sollievo.

Benissimo Haylei, lo fai sentire strano, direi che siamo a buon punto no?

Non sapevo se avrei tenuto ancora per molto. Stavo per cedere alla stanchezza ed alle mie emozioni.

"Perché non hai detto a tutti di quel pomeriggio, durante il temporale?" domandò poi, notando che nessun segno di vita usciva dalla mia bocca.

"Pomeriggio col temporale?" chiesi, più smemorata dell'Alhzeimer stesso.

"Si, insomma quando..non stavo bene" mormorò fissandosi le mani, quasi fosse imbarazzato da quella situazione.

"Non capisco" sussurrai interdetta.

-E quando mai!

"No, voglio dire, non capisco perché me lo chiedi. Non toccava a me farlo" risposi ripercorrendo con la mente quegli attimi di puro terrore nei suoi occhi.

"Sono cose intime, non mi permetterei mai di andare in giro e raccontare a tutti cosa ti è successo" continuai sicura di me.

Davvero pensava che avrei spifferato tutto come una bambina? Sono cose troppo delicate e lui non mi conosceva abbastanza da sapere che non ero il tipo di persona.

"Se avessi sentito il bisogno di parlarne con qualcuno lo avresti fatto tu, non stava a me dirlo. E poi avevo già capito che non ti piaceva parlare di te stesso, quindi ho fatto la cosa giusta" conclusi guardandolo e perdendomi nel luccichio dei suoi occhi.

Continuò a guardarmi intensamente cercando forse cosa dire ed aspettai che fosse lui a continuare. Non sapevo cosa gli frullava per la mente, ma lo vedevo fissarmi con profondità, come se non riuscisse bene ad inquadrare le mie parole.

"Hai...insomma hai avuto paura?" chiese, dopo un breve silenzio, che mi diede la possibilità di ricaricare le forze e rispondere alla domanda successiva.

Lo guardavo e leggevo nei suoi occhi un pizzico di malinconia, si vedeva che stava male nel ripensare a determinate situazioni e mi provocava dolore vederlo così. Sembrava improvvisamente così fragile.

Non era l'Harry dei primi giorni, freddo e distaccato, ma sentivo il suo cuore battere velocemente come se non fosse stato mai così vivo.

"Si" mormorai sincera, abbassando lo sguardo, avevo avuto davvero molta paura.

The soldier's returnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora