Capitolo 70

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La mia mente era ormai partita.

Non capivo più nulla.

Provavo solo dolore, dolore fisico che mi ero provocato da solo.

Ma lui era li.
Dopo tutta la merda che ero stato capace di dirgli, lui era ancora lì.

Anche se avrebbe dovuto voltarmi le spalle proprio come tutti gli altri, era rimasto accanto a me.

Restò in silenzio tutto il tempo, forse per evitare che la rabbia lo portasse a gettarmi altra merda adosso e lo ringraziai mentalmente.

Avevo solo bisogno di crogiolarmi nei miei sbagli da solo.

Avevo sbagliato tutto, e nonostante me ne rendessi conto, continuavo imperterrito.

Più mi ostinavo a convincermi che dovevo stare lontano da lei, più quel disperato bisogno di averla accresceva.

Non sapevo nemmeno io cosa volevo.

Lei, vuoi lei. La vocina interiore di divertì a peggiorare le cose e scossi la testa per mandarla via.
Volevo lei, ma sapevo anche che, meritava di meglio.

In ogni caso, dopo la reazione che avevo avuto qualche minuto prima, quella domanda non dovevo nemmeno più pormela.

Non mi avrebbe mai perdonato.

Se pure fossi riuscito a cambiare per lei, non mi avrebbe più voluto.
E aveva tutte le ragioni del mondo, purtroppo.

La consapevolezza improvvisa di averla persa completamente, bastò a sferrarmi un ultimo colpo dritto al petto e mi accasciai inerme sulla moquette di quel vuoto corridoio.

Vuoto come il mio cuore.
Vuoto come la mia mente.
Vuoto come me.

***
Come se non avessi imparato nulla dalla lezione, respinsi anche Paul un'altra volta e mi trascinai fino in camera distrutto da tutto e tutti.

Sapevo di sbagliare, ma non riuscivo a fare altrimenti.
Proprio quando avevamo ricominciato a parlare, stavo mandando tutto a puttane nuovamente anche con lui, ma non volevo stare con nessuno.

Avevo bisogno dei miei silenzi, delle mie parole non dette.
Avevo bisogno di ritornare per un attimo l'Harry di cinque mesi prima e annegare da solo.

Volendo stare lontano da tutta quella merda, non avevo nemmeno un goccio d'alcool in camera per rilassare la mia mente, quindi, mi abbandonai a quelle che per mesi avevo cercato di tenere fuori dalla mia vita.

Come in preda ad una crisi di astinenza improvvisa, mi sollevai dal letto ed entrai nel bagno tremando.

Aprii il cassetto sotto al lavandino e frugai nel suo interno alla ricerca delle pillole.
Mi ero più volte ostinato a starne alla larga ma, in quel momento la ragione era il mio ultimo pensiero.

Non ci misi molto a trovarle e, senza controllare nemmeno se fossero in buono stato, feci schioccare la pellicola di alluminio e ne ingurgitai due.
Come se fossero una potente dose di morfina, mi trascinai a fatica verso il letto e mi abbandonai con gli occhi rivolti verso il soffitto.

In attesa che, tutto il resto, si spegnesse intorno a me.

***
Haylei

Non aprii bocca.
Come se il suo silenzio mi avesse contagiata, non riuscii a parlare con nessuno.

Sapevo che tenere le ragazze fuori, non faceva che farle soffrire e, di certo non aiutava nemmeno me a stare meglio, ma avevo bisogno di stare in silenzio.

Mi stesi sul letto, ancora scombussolata e afferrai il volume inerente i manoscritti su cui stavo lavorando da qualche mese.

Sapevo di ricevere di tanto in tanto qualche occhiata, ma non smossi gli occhi dal libro per tutto il pomeriggio.

The soldier's returnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora