Capitolo 73

318 14 0
                                    

Non era un bacio leggero, un bacio approssimativo. Era un qualcosa di avido, di possessivo e desiderato fino allo sfinimento.
Le sue mani premevano intensamente sul mio viso, quasi avesse paura che potessi scappare via da un momento all'altro e, le nostre lingue, si accarezzavano con estrema dolcezza.
Lui mi aveva baciata, lui aveva smesso di trattenersi, era lui a volermi con ogni briciolo della sua essenza, ed io, io ero sicura di toccare il cielo con un dito.

Morsi e tirai il suo labbro inferiore avidamente e sentii lo stomaco sottosopra quando delle dita sottili e decise, scesero fino a bruciare sulla mia schiena scoperta.

Le sue parole rimbombarono nella mia mente come fossero l'unica cantilena che avrei voluto ascoltare per sempre ed ero sicura di aver raggiunto quell'apice di serenità, solo poche volte nella vita.

So solo che mi importa di te come non mi è mai importato di nessun altro e non lascerò che qualcuno ti tocchi. Aveva detto, ed al solo pensiero dei suoi occhi così profondi e sinceri nei miei, faticavo addirittura a respirare.

Avevo desiderato quel momento per cosi tanto che quasi non mi sembrava vero. L'effetto che le sue mani trasmettevano al mio corpo era un miscuglio tra adrenalina ed estasi pura.
Ogni cosa di lui mi mandava in tilt il cervello e quelle labbra così morbide sfiorarsi contro le mie placavano ogni insicurezza.

Ma nonostante il mio cuore battesse all'impazzata, nonostante avessi desiderato quel trasporto per tanto, il mio cervello non faceva altro che assillarmi con immagini nidite dei capelli rossi di Jeane.

Anche se non li avevo mai visti in effusioni esplicite, li avevo però immaginati così tante volte, che quasi non riuscivo a distinguere il vero dal falso.
E per quanto non desiderassi altro che godermi il momento e cancellare tutto, la parte più razionale di me, gridava di fermarmi.
Non sarei stata né l'amante, né la seconda scelta di nessuno.

"N-no" mormorai allora sulle sue labbra, gustandomi ancora quel sapore che ormai sapevo sarebbe diventato la mia droga.
Sgranò gli occhi a pochi centimetri dal mio viso ed allentò la presa su di me.

"Non posso" supplicai con voce spezzata, tentando di allontanarmi da lui, che intanto mi fissava spaesato con le labbra ancora gonfie e rosse.

"Cos'è...cos'è che non puoi piccola?" Sussurrò allarmato, scuotendo appena i capelli, precedentemente smossi dalle mie dita.

"Non posso" mormorai, iniziando a respirare a fatica. Sentivo un enorme peso premere sul mio petto e la confusione prese il sopravvento.

Mi appoggiai col palmo della mano al muro per cercare di mantenere l'equilibrio e lo bloccai dall'avvicinarsi.
Avevo bisogno di distanza, perché sapevo che, averlo troppo vicino, mi avrebbe fatto cambiare idea, e non potevo permetterlo.

Volevo solo chiarezza, pretendevo chiarezza.

"Non puoi Harry!" Tuonai quindi portandomi una mano tra i capelli.

"Non puoi venire qui, farmi il tuo sorrisino compratore, dirmi quattro parole e pensare che cancelli quello che c'è stato!" Gridai, facendolo bloccare di colpo su sé stesso, ma avevo bisogno di buttare via quel macigno che mi portavo dietro.

"Di cosa stai parlando?" Rispose allora, spalancando le braccia con decisione.

"Pensi che basti così poco per giustificare il tutto?" Esclamai infilando le dita tra i capelli bruscamente.

"Non sto giustificando niente" mormorò allora corrucciando le sopracciglia.
Ci macherebbe. Pur volendo, non avrebbe avuto modo di ridimensionare quello che aveva fatto.

"Forse non hai capito che non sono il tuo giocattolino e non puoi venire da me solo quando ne hai bisogno. Sono stanca" ritoccai però duramente, anche se purtroppo pensavo ogni singola parola.

The soldier's returnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora