Capitolo 67

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"Ho sbagliato tutto con lei e ora non vuole più vedermi" sputai fuori. Come se quella frase non aspettasse altro che uscire.
Mi guardò sorpreso e poi aggrottò le sopracciglia incrociando le braccia al petto.

"Ascolta, non so cosa le hai fatto, ma la conosco abbastanza da sapere che, non è una che porta rancore a lungo" disse con naturalezza, come se quell'esitazione iniziale fosse scomparsa completamente a seguito delle mie parole.
Lo ascoltai sollevando il viso nella sua direzione e subito aggrottai le sopracciglia.

Non avevo la minima idea di come potesse sapere a chi mi riferissi dato che, non gli avevo mai parlato della mia relazione con Lily quindi, fui sorpreso nel sentire le sue parole.

Lo guardai un attimo accigliato e, misi da parte quello che aveva detto, per concentrarmi su quell'interrogativo.

"Oh andiamo Harry. Anche se non parliamo molto, vi osservo. Non ti ho mai visto dipendere da una persona, quanto con Hay" rispose, ancor prima che i miei dubbi prendessero forma.

"Io non dipendo da nessuno" sbottai subito, colto in flagrante.
Che dipendessi da lei, ne ero fin troppo cosciente, ma sentirlo dire da altre persone, mi faceva uno strano effetto.

"Oh certo. Allora diciamo che ho notato quanto Haylei sembri essere una parte importante della tua vita" riformulò la frase, ma alla fine il concetto era sempre quello.

"Ti conosco Harry, vedo come la guardi, come..."Ma non lo feci finire perché, tutte quelle smancerie, non facevano assolutamente parte del mio carattere.
Non la guardavo in nessun modo, se non quello che riservavo a tutti gli altri. Io, non ero il tipo.

"Ok basta, basta ho capito. Aveva ragione Hay, sei diventato pettegolo come Alli" esclamai facendo una smorfia e scoppiò a ridere.

"Cos'ha detto Hay? Aspetta che la incontro..."disse schiamazzando dalle risate e stranamente contagiarono anche me. Abbozzai quindi un sorriso sinceramente divertito e scossi la testa.

Non era cambiato di un briciolo.

Tirò la sedia dalla scrivania e si sedette a cavalcioni su di essa davanti a me.

"Tranquillo, non le dirò che me lo hai detto tu" ridacchiò poi, facendomi un occhiolino e appoggiò le braccia allo schienale della sedia.

"Allora, dimmi cos'hai fatto di così grave da far addirittura arrabbiare Hay" domandò poi tornando serio.

Era così difficile farla arrabbiare? Mi sembrava così strano dato che, con me, lo era quattro volte su cinque.

Lo guardai improvvisamente divertito e, quel suo fare scherzoso, rendeva tutta la situazione molto più leggera.

Ma ero frenato lo stesso, frenato perché il mio cervello mi urlava di tenere la bocca chiusa.

Di farlo uscire dalla camera e crogiolarmi da solo nei miei problemi, ma, nonostante tutto, non volevo.

Ero in totale contrasto con me stesso.

In quei pochi minuti insieme a lui, sembravo aver ritrovato una persona che era stata fondamentale nella mia vita e, quei leggeri scambi di battute, avevano risvegliato un miscuglio di sensazioni positive dentro di me.

Appoggiai i gomiti sulle ginocchia e portai il viso tra le mani, nella speranza di fare chiarezza e prendere una decisione una volta per tutte.

Perché era difficilissimo.
Era diventato estremamente complicato aprire la bocca per me.

Ero sicuro che la gente non si rendesse conto di quanto facesse male per me parlare.

Tanti mi ripetevano 'ma cosa ti costa, apri la bocca e fai uscire tutto', ma non era tutto così semplice.

The soldier's returnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora