Capitolo 75

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Harry

"Che diavolo ci fai ancora così?" Urlò di colpo quell'idiota del mio migliore amico perforandomi letteralmente il cervello, mentre ancora contemplavo i suoi capelli lunghi e morbidi sul soffitto.

"Puoi ricordarmi in quale momento ti ho detto di poter entrare?"domandai, voltando appena il capo nella sua direzione.

"Ho le chiavi, genio della lampada" rispose risoluto, girandosi ad osservare i dintorni della mia camera.

"Puoi ricordarmi in quale momento ti ho dato le mie chi..."non riuscii a terminare la frase che mi tirò per un braccio, costringendomi ad alzare il busto da quel letto troppo comodo.

"Smettila di fare il saputello e sbrigati. Dobbiamo andare" commentò, incitandomi a stare al suo passo.

"Non so chi dei due abbia qualche problema, ma non mi risulta che io debba fare qualcosa" sbottai allora, infastidito da tanto rumore improvviso.

"Tu mio caro. Perché abbiamo detto mille volte che saremmo tornati a casa proprio oggi" mi informò e per poco non mi strozzai con la mia saliva.

Tornare a casa? Non era proprio nelle mie intenzioni.
Avevo già abbastanza problemi per la mente da solo.
Ci mancava dovermi presentare davanti ai miei genitori e vivere un altro inferno.

Ci sarei tornato.
Sarei tornato a casa, perché lo avevo promesso ad Haylei.
Ma non da solo.
Non senza di lei.
Lei che riusciva a calmarmi.
Riusciva a farmi restare lucido anche quando tutto andava a puttane.
Perché anche dopo l'ennesima litigata della sera prima, mi aveva baciato.
Le sue labbra morbide si erano posate sulle mie e mi sentivo scoppiare il cuore nel petto.

"E guarda in che stato ti trovo!" Continuò a blaterare Paul, raccogliendo i miei indumenti dal pavimento.
Quand'è che li avevo lasciati lì?

"Non vengo" dissi quindi, prima che si facesse strane idee in mente.
Non avevo mai accettato di tornare a casa con lui.
Non riuscivo a capire perché lo desse così tanto per scontato.

"Come non vieni?" Sbottò allora lui, girandosi di scatto verso di me.

"Ricordami il momento in cui..." iniziai la frase mantenendo come sempre la mia calma placida, ma lui non sembrava avere il mio stesso temperamento

"Hai finito con queste frasette a cazzo, atte solo a farmi innervosire?" Lanciò alzando la voce e nuovamente mi ritrovai a bramare la mia calma.

"Eravamo rimasti d'accordo che saremmo partiti per le vacanze tutti lo stesso giorno. E tu c'eri. Quindi alza il culo che sei in ritardo e devi ancora andare a salutare tutti" spiegò senza voler ascoltare ragioni, ma rimasi impassibile seduto sul bordo del mio letto.

Non era solo questione di 'tornare a casa'.

Era questione di tornare in 'quella' casa, e stare in contatto con persone con le quali non avevo rapporti.

Sembrava che non si rendesse conto di quanto fosse difficile per me fare certe cose.

"Paul, non vengo. E poi non farmi ridere. Nessuno vuole salutarmi. Quindi vai tranquillo, ci vediamo a gennaio" ribadii con un pizzico di amarezza nel tono della voce.
Lily aveva detto chiaramente detto di non volermi più vedere.
Lo stesso valeva ovviamente per Alli e Claire, mentre Josh non aspettava altro che rompermi le ossa.

Quasi non mi scappò una risata amara e lo guardai, sfidandolo a ribattere.

"Cosa è successo ieri sera?" Domandò allora, tornando quasi a bisbigliare.

"Nulla" risposi immediatamente. Era già entrato nella mia camera disturbando la mia contemplazione, aveva proseguito urlando come un matto, non mi sarei concesso pure ad una discussione sentimentale.

The soldier's returnDove le storie prendono vita. Scoprilo ora