La mattina del venticinque iniziò in modo tetro per Elena.
Nonostante gli addobbi natalizi,l'alacrità del personale di servizio intento nei preparativi per l'arrivo degli ospiti,l'aria apparentemente festosa che circolava in casa, l'atmosfera si preannunciava pesante.
La matrigna non la degnò neppure di uno sguardo quando si incrociarono nella saletta attigua alla cucina,dove veniva servita la colazione,il padre,invece le lanciò un'occhiata sferzante accompagnata da un sorrisino sardonico"buongiorno signorina,dormito bene?spero di si,perché ti voglio bella sveglia,devo dirti qualcosa a quattr'occhi,puoi seguirmi nel mio studio?"
Elena lo seguì senza farsi vedere intimorita,non voleva dare a nessuno questa soddisfazione.
"siediti"le intimò lui.Obbedì,guardandolo negli occhi.
"sei una poco di buono,Elena,hai irrimediabilmente compromesso l'onore di questa famiglia,ti sei buttata via,come dice Fiamma i tuoi sono diciotto anni persi,gettati al vento.Ora sei in grado di badare a te stessa per la legge,almeno,quindi non sono più obbligato a tenerti qui.Se te ne vai fai un piacere a tutti noi,respireremo aria pulita."
Lei continuava a guardarlo in silenzio e la cosa lo innervosì ulteriormente "hai capito?fuori di qui,vattene! quasi urlò indicandole la porta.
"va bene,me ne andrò subito,ma ti ricordo che questa non è solo casa tua.Non è finita qui"
Il Conte si mise ad urlare inveendo contro di lei,incurante delle persone che potevano sentirlo,era fuori di sé dalla rabbia,gli occhi roteavano come quelli di un pazzo,mentre il collo si era gonfiato come quello di un toro infuriato.
Elena con la calma che le era propria uscì lentamente dalla stanza,passò dalla sua camera,buttò qualcosa in una piccola valigia,prese il regalo che aveva preparato per Julian e gli zii e si diresse verso la casa di quest'ultimi,in via Montanini.
Camminò veloce,mentre lacrime amare le pungevano gli occhi,ma fece di tutto per ricacciarle indietro,arrivata al portone dell'antico palazzo suonò con garbo e attese che qualcuno le aprisse.
"Elena,ma che ci fai qui?" Marsilio ,ancora mezzo assonnato,si immaginò subito cosa fosse successo e la fece entrare,accogliendola poi in un caldo e paterno abbraccio.
Maria Cristina stava facendo colazione,avvolta in una morbida vestaglia color porpora che ben si accostava alla carnagione chiara e alla chioma argentata,appena vide la sua pupilla si alzò di scatto,facendo cadere la fetta biscottata che teneva in mano
"non dirmi niente,piccola ,vieni qui da me" la invitò ,mentre a sua volta l'abbracciava.
"è finita,in quella casa non ci tornerò almeno per un bel pezzo"
"sttt!" le disse la donna "oggi è Natale,non ti angustiare,pensa a passarlo serenamente".
Poi si rese conto che lei ed il marito erano invitati a palazzo D'Alauri e che la loro assenza avrebbe inasprito ancora di più i rapporti con i familiari,soprattutto la "colpa" della loro defezione sarebbe stata attribuita ad Elena.
Non sapeva cosa fare,Maria Cristina,decise di parlarne con il marito,ma proprio in quel momento ,la nipote la tolse d'impaccio."zia,posso usare il telefono?"
"ma certo,cara,fai pure"
La ragazza chiamò Julian e gli spiegò brevemente la situazione,di lì a dieci minuti avevano già pronto un piano,Elena avrebbe trascorso il Natale con il suo ragazzo,i genitori di lui sarebbero dovuti andare all'agriturismo,ma gli avevavo dato il permesso di ospitare Elena,fra mille raccomandazioni,confidando nella maturità del figlio.
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Elena e Julian
Ficción GeneralUn amore intenso che nasce fra due liceali di estrazione sociale e religiosa diversa. Lei,Elena di nobile lignaggio ma cresciuta senza l'affetto della madre, in un ambiente arido e poco attento alle sue esigenze, incontra Julian ragazzo ebreo di...