o n e - c

14.1K 630 23
                                    

Un cappuccio viene tolto a forza dalla mia testa, riportandomi così alla luce ma facendomi male al volto vista la sua ruvidezza.

Sbatto più volte le palpebre, sentendo ancora le mie mani legate con la corda stretta mentre i piedi sono finalmente liberi.

Non ricordo come sono arrivata qui, in questo strano posto che sembra l'interno di una grande tenda riscaldata dal fuoco al centro della stanza, circondato da almeno una ventina di persone.

C'è un profondo buco temporale dal momento in cui il mostro con la barba mi ha colpito ad ora, e questo perché sono stata svenuta per tutto il tempo.

Ma, ora che mi sono risvegliata e la mente è vigile, la paura è tornata ad attanagliarmi il cuore.

Mi guardo intorno, notando gli sguardi dei presenti puntati su di me senza nascondere il disgusto, facendomi sentire ancora più fragile: cosa semplice, visto che sono senza maglietta e con il viso sporco di lacrime.

Perché mi odiano tanto? Sono stati loro a portarmi qui, non il contrario.

"Bene, bene."

Un uomo di mezza età, seduto su un grande trono in legno traforato in pelliccia, continua a fissarmi con ostinazione, proprio nello stesso modo in cui ha fatto il ragazzo biondo prima che venissi portata qui.

"Lei è la ragazza, quindi?" Chiede, puntando i suoi occhi blu alla sua destra, dove riconosco l'uomo con la barba.

"Pensiamo di sì: era con il ragazzo."

"Non vuol dire niente," ribatte, e anche lui sembra notare il mio anello. "Forse è un'altra."

Scuoto il viso, continuando a sentirmi confusa, oltre che sinceramente ferita, visto questo strano trattamento che mi stanno riservando: mi sento come se stessi al patibolo senza aver fatto nulla.

Io sono innocente, eppure qui mi guardano come se fossi l'unica colpevole di chissà quale fatto.

L'uomo biondo sul trono si volta di nuovo verso di me, pensieroso mentre si passa due dita sul mento. "Sei tu Candice Brooks?"

Candice Brooks: la sorella minore di Aaron, che dice sempre quanto le assomigli.

"No, no, non sono Candice," mugolo, timidamente: "lei è al college."

"College?" Chiede l'uomo con la barba, quasi come se non capisse di che cosa sto parlando.

"E' una scuola umana," spiega l'uomo sul trono, probabilmente il capo di tutta questa gente.

E' strano che lui abbia usato il termine umana, perché questo sottintenderebbe che tutta questa gente non lo è.

Sono nel covo delle bestie che hanno ucciso la famiglia di Aaron e presto farò anche io la stessa fine.

"Qual è il tuo nome, ragazza?" Chiede, ancora, continuando a studiarmi.

Sto iniziando a tremare, e non solo per il freddo e gli occhi chiari dell'uomo, che non fanno altro che spaventarmi maggiormente.

Vorrei davvero mettermi a piangere.

"Lucinda Lane."

Tutti iniziano a mugugnare rumorosamente, commentando a gran voce il disgusto provocato dal mio nome, ma subito il loro capo richiama il silenzio e tutti, da bravi sudditi, obbediscono.

"Lane come Jackson e Sarah Lane?"

Stringo i pugni quando riconosco i nomi di mio padre e la mia matrigna, sentendo subito il disgusto crescermi dentro il petto: è da anni che nessuno pronuncia più i loro nomi e avrei preferito continuasse così.

Warm heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora