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"Tornerò prima che tu te ne renda conto."

Tristan mi passa le mani sul viso, toccando con la sua fronte la mia, così da sentirmi vicino prima di baciarmi le guance, delicato.

Gli dedico un veloce sorriso, e poi mi scosto da lui, non riuscendo a farcela a sopportare tutto questo.

Ho ancora in mente le parole di Kian e, anche volendo, stare vicino a Tristan mi fa sentire in colpa, oltre che una brutta persona.

Kian ha sempre avuto ragione, e io ho sempre fatto finta di ascoltare, ma ormai è troppo tardi: non posso più rimandare.

"'Sta attento." Gli dico, e sono sinceramente preoccupata per lui, visto come è andata la sua prima guerra.

E, questa volta, io non sarò nemmeno con loro.

Lui, capendo la mia frecciatina, fa un piccolo sorriso, avvicinandosi di nuovo e cingendomi i fianchi con le sue braccia, abbracciandomi.

"Tornerò, Lucy." Dice, dolce "Tornerò per te."

Questo non va bene.

Mi stacco da lui, dedicandogli un sorriso prima di dargli un veloce bacio sulla guancia "Adesso 'va, gli altri ti stanno aspettando."

Lui sorride, felice come se non stesse davvero per andare a piazzare delle trappole intorno ad una casa piena di cacciatori, in attesa della vera guerra che avverrà domani mattina.

"Ti amo." Sorride, e poi mi bacia, iniziando ad allontanarsi lentamente, quasi come se fosse in attesa.

"A presto." Dico, semplicemente, e lui si limita ad un piccolo sorriso prima di scomparire verso il piccolo flotto di lupi in sua attesa, sempre accompagnato da Hal, che sta salutando Sarah, persa fra le lacrime.

Li guardo, e, per la prima volta nella mia vita, mi sento invidiosa dell'amore altrui.

***

Raccolgo i vestiti di Tristan, lasciati sparsi sul suo letto, piegandoli e sistemandoli con cura nel nostro armadio, continuando a pensare a quanto può essere dannatamente disordinato quel ragazzo.

Morire e risorgere non ha proprio cambiato nulla di lui, e, in parte, questa è una cosa positiva, perché è perfetto esattamente per come è.

Sorrido, sollevando una delle sue felpe, la prima fra quelle che mi ha prestato, una volta portata al villaggio: a quel tempo, mai avrei immaginato che quegli occhi azzurri, intravisti dalla finestra della camera di Aaron, avrebbero significato tanto per me.

Non avrei mai pensato che avrei potuto provare qualcosa del genere, per poi capire che esiste di qualcosa di ancora più forte.

Sistemo la felpa e chiudo l'armadio, venendo, però, spaventata, dal rumore improvviso della tenda, scostata con forza da Kian, appena entrato.

"Che cosa fai qui?" Chiedo, sorpresa dal fatto di vederlo qui, soprattutto dopo ciò che è successo questo pomeriggio.

Lui ha detto di volersene andare.

Lui mi osserva con attenzione, quasi come se stesse cercando di trovare una fonte di ispirazione per chissà quale grande discorso, e io sfrutto l'occasione per perdermi, almeno per un secondo, in lui.

In soli pochi giorni, lui è cambiato così tanto, tornando a come era appena arrivato qui, se non peggio.

"Perché non gli hai detto anche io, oggi?"

Sgrano gli occhi, perplessa "Come?"

Lui fa un passo verso di me, ma io non indietreggio, ritrovandomelo subito ad un soffio di distanza da me, con i suoi occhi puntati nei miei e il sentore del suo dolore ormai così reale.

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