t w o - c

11.7K 616 17
                                    

Sbatto più volte le palpebre, ancora intorpidita per il sonno tormentato in cui ero riuscita a calarmi.

Davanti a me, il fuoco ancora scoppietta nel braciere, se pur più timidamente.

Passo una mano sul viso, cercando di risvegliarmi pienamente, notando subito che il letto vicino al mio è vuoto.

Sospiro, più rassicurata nel sapere che sono sola, ma subito mi blocco quando sento uno strano peso sul mio letto, facendomi rialzare e strabuzzare gli occhi quando vedo di che cosa si tratta.

"Ciao," mi saluta il bambino dai capelli biondi e gli occhi di un blu intenso, seduto sul fondo del mio letto: "mi piacciono i tuoi capelli: sono strani."

Inevitabilmente, una mano va sulle mie punte chiare, confusa.

"Sono tinti."

"Tinti?" Chiede, curioso: "hai pitturato i capelli?"

Annuisco. "Erano più scuri prima."

Lui osserva con attenzione le mie ciocche castane, e poi sorride. "Siete proprio strani voi umani."

Mi sistemo meglio sul letto, coprendomi con le coperte, ancora infreddolita.

"Tu sei un lupo mannaro?" Chiedo, leggermente confusa.

Il bimbo, che avrà sui dieci anni,  annuisce, allungando poi la sua mano paffuta. "Peter Shaine, ma tu chiamami Pete."

"Lucy Lane," ribatto, e, dopo essermi fatta forza, ricambio la sua stretta, facendolo sorridere.

"Si, lo so: tutti sanno chi sei," dice, eccitato: "sei l'umana che Tristan ha portato a casa."

Corrugo la fronte, confusa. "Tristan?"

Peter annuisce, facendo un cenno verso il letto vuoto. "Mio fratello."

Annuisco, contenta del fatto che se ora dovrò vivere con un lupo sarà un lupo di cui conosco il nome.

E, se non ricordo male, anche il capo di questo villaggio fa di cognome Shane.

"Ti va di andare a fare un giro, Lucy?" Chiede, sempre felice. "Ti faccio vedere il villaggio."

"Non sono sicura sia una buona idea, Peter."

Tutti mi odiano là fuori, e non sono davvero sicura di voler uscire da questa tenda.

"Ti prometto che nessuno dirà niente: andiamo in un posto carino."

Sospiro, non riuscendo a resistere al tenero sorriso e gli occhioni dolci del bambino.

"Va bene," dico, arrendendomi, facendolo subito esaltare.

Scende dal letto e subito mi porge un paio di stivaletti in pelle ed un giubbotto dello stesso materiale, sorridendo. "Li ho presi per te."

Sorrido, prendendoli. "Grazie, Peter, ma avrei bisogno di fare una doccia."

Lui annuisce, porgendomi poi la mano.

"Ti mostro dove sono i bagni."

Infilo giacca e scarpe, seguendo poi Peter all'esterno, verso una strana struttura che sembra l'unica a non essere una tenda.

È un grande edificio in metallo, quasi mi ricorda i bagni da campeggio, e, quando entro, ne ho proprio la conferma.

Una fila con dieci bagni da una parte e dall'altra dieci docce, tutte divise fra loro per mantenere la privacy.

Questa è la cosa più umana che ho visto da quando sono qui.

"Ti aspetto fuori," mi informa Peter, uscendo con un sorriso.

Warm heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora