f o u r

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Piove.

Pesanti gocce d'acqua gelida colpiscono rumorosamente contro il tessuto della mia tenda, ed ad ogni goccia caduta, io sento uno sparo nella mia mente.

E, per ogni sparo scoppiato, si apre un nuovo foro nel mio cuore.

Io, su quel campo di battaglia, non ho perso la vita, ma il mio cuore sì, se lo è portato via lui quando me lo ha strappato via dalle mani.

Alzo la mano sul mio collo, sentendo la rassicurante cicatrice del suo morso ormai pressoché scomparsa.

Il patto era quello: sarebbe restata fino a quando un alpha avrebbe spezzato il legame, oppure dopo che la morte ci avrebbe separati.

Lui aveva detto oltre alla morte, e io ci avevo creduto, ma ora tutto è diverso, perché lui non è qui, e lo sento, lo sento così dolorosamente, che se ne sta andando, insieme a tutto ciò che ha lasciato.

E lo so che questo è un effetto collaterale del morire, che tutti prima o poi diventeranno solo un ricordo, ma io non lo accetto, perché io non voglio un ricordo, ma voglio lui, con la sua presenza.

Ed è così ingiusto che lui sia tre metri sotto terra e io ancora qui, senza di lui, perché lui, in quella battaglia, era l'ultimo fra noi che meritava di morire.

Tristan, anche nei suoi sbagli, rimaneva migliore di chiunque su questo mondo.

Sicuramente migliore di me.

Mi stringo nel suo giubbotto sgualcito mentre socchiudo appena la porta della tenda vicino a cui sono seduta, così da poter guardare fuori pur rimanendo al caldo.

L'indice e il pollice sinistro sfiorano l'anello d'argento, la catena che mi tiene ancora saldamente legata a lui che, in quella dannata bara, porta ancora la sottile striscia d'oro alla mano.

Anche oltre la morte.

Sorrido, e i miei occhi vanno verso l'alto, senza una ragione precisa se non pura superstizione: è stupido pensare che lui mi stia guardando da lassù, ma solo chi ha perso qualcuno sa quanto possa far star bene pensare che questo sia possibile.

Perché esiste una sola cosa più brutta nel vedere morire chi ami, ed è arrendersi al fatto che ormai lui non esista più, perché questo non è vero.

Io lo sento, lo so che Tristan è ancora qui, è come un brivido che nascondo sotto la mia pelle, quella forza che mi tiene ancora in vita.

E' il mio respiro.

Sbatto le palpebre, corrugando la fronte mentre cerco di assottigliare la vista su un particolare lontano.

Sotto questa tempesta, non sono l'unica a non riuscire a prendere sonno.

Kian si guarda intorno con fare sospetto, l'alto ciuffo castano ormai dissolto sulla sua fronte a causa della pioggia: sembra un fuggitivo.

Lo osservo entrare nella foresta e, stranamente, non ho voglia di seguirlo.

Dopo ciò che ho scoperto su di lui, su tutto ciò che ha fatto e che gli è stato fatto, non ho intenzione di indagare oltre se ritiene giusto scappare.

In fondo, non si può costringere l'Esiliato a rimanere in gabbia.

***

"Ed ecco il nostro agente segreto che varca la soglia."

Sarah sorride, imbarazzata mentre si sistema il maglioncino viola, colore che stona totalmente col rossore delle sue guance, anche se la fa sembrare più tenera.

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