e i g h t

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Tristan spiega con cura i vari momenti del piano di attacco che ha studiato per la missione, ma io nemmeno riesco ad ascoltarlo, tanta è la confusione che sento nella mia mente.

Mi sento stanca, quasi assopita, e vorrei solo un letto e dormire fino a quando tutta questa storia non sarà finita.

Per sfortuna, ho paura che questo non sia possibile.

"Lucy?"

Sollevo lo sguardo, ancora confusa, e noto gli occhi di tutti puntati su di me, quasi in attesa.

"Come?"

Tristan mi fa un leggero sorriso, avvicinandosi a me, seduta sul tavolo della mappa, non volendo rimanere in piedi.

Mi accarezza il ginocchio, guardandomi con dolcezza "Stai bene, tesoro?"

Annuisco, mentendo totalmente, e fingo un sorriso "Si, ero solo distratta: di che parlavate?"

"Stavamo delineando le varie mansioni, e vorremo sapere che posizione volevi occupare durante lo scontro: retrovie o prima fila?" Chiede Hal, sempre a sostegno di Tristan.

Sono tutti molto fiduciosi, ma io davvero non voglio avere nulla a che fare con tutto questo.

"Oh, io non parteciperò a questa guerra." Dico, semplicemente, e la sorpresa sui visi di tutti un po' mi lascia perplessa.

Anche Sarah sembra non capire.

"Come mai?" Chiede, infatti, lanciando uno sguardo anche a Magnus.

Scuoto le spalle, tranquilla "Semplicemente non voglio più combattere, o scegliere: e, comunque, sono sicura che Tristan vi condurrà alla vittoria anche senza di me."

"Lucy," mi richiama il biondo, avvicinandosi a me, preoccupato "ne sei sicura? Solitamente sei sempre la prima a voler scendere in battaglia."

"In realtà, sono sempre l'ultima a farlo, e solo per salvare la vita a qualcuno." Ribatto, e non mi dispiace l'avergli mandato la piccola frecciatina.

Anche Tristan, in cuor suo, sa che ho ragione, per quanto noti che si stia sforzando di farmi ragionare.

"Abbiamo bisogno di te, Lucy, il popolo ne ha bisogno: sei una guida per loro."

"Vorrà dire che guiderò chi resta a casa ad aspettare." Mi limito a dire, facendo un piccolo sorriso "Qualcun altro prenderà il mio posto."

Tristan scuote il viso, infelice, ma non ha tempo di ribattere, perché un'altra voce sovrasta la sua.

"Prendo io il suo posto."

Ci voltiamo tutti, ma io sono l'unica che manifesta un minimo di felicità nel rivedere Kian, fermo davanti alla porta della tenda.

E' da due giorni che è scomparso, e, ad un occhio poco attento, sembra identico al giorno che se ne è andato, ma io lo vedo bene che c'è qualcosa di diverso in lui.

I suoi occhi sono stanchi, cerchiati di nero, le labbra screpolate fino a farle sanguinare e i vestiti leggermente impolverati.

Noto che ha le maniche del giubbotto da aviatore tirate fino alle nocche della mano destra, e non ci vuole molto a capire che sia un qualcosa di volontario, mirato a nascondere qualcosa.

Altri tatuaggi.

"Sei tornato, vedo." Lo accoglie Tristan, mentre Kian gli si avvicina, ferreo e con le spalle larghe, segno che ancora non teme minimamente il cugino.

E come potrebbe? Kian non ha paura di niente.

"E tu ne sei sicuramente felice, cugino." Ribatte, facendo un sorrisetto sarcastico, privo della minima gioia "Dimmi cosa dovrò fare domani e falla finita."

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