f o u r - c

10.4K 585 30
                                    

La luce del giorno trapassa oltre il tessuto della tenda, colpendomi il viso e dandomi così fastidio, svegliandomi.

Sbatto più volte le palpebre, notando che Peter, per sua fortuna, sta ancora dormendo.

Esco dal letto, scoprendo che, sulle coperte, sono stati lasciati diversi vestiti: molto più femminili e, soprattutto, della mia taglia.

Passo la mano fra i vari maglioni e i pantaloni, notando che c'è addirittura qualcosa di davvero carino e della biancheria intima.

Mi tolgo i vestiti sporchi, infilandomi poi un paio di blue jeans e un maglioncino stretto di un bel bianco intenso.

Finisco il mio look con gli anfibi neri simili a quelli di Tristan, e finalmente mi sento molto meglio: più dentro i livelli di dignità minima.

Vado verso Peter, iniziando a scuoterlo con tenerezza, cercando di svegliarlo.

"Peter, Pete, sveglia."

Lui mugugna, voltandosi poi dall'altra parte, assonnato.

Sorrido, divertita. "Dai, Pete."

"No, dai, mamma."

Mi blocco, colpita.

Mamma?

Improvvisamente, è come tornare a dieci anni fa, quando anche io mi lamentavo con mia madre di non svegliarmi, facendola ridere.

Ora, questi momenti sono semplicemente impossibili.

Scuoto il viso, sentendo una lacrima scendere lungo il mio viso, che subito raccolgo, sospirando.

No, le cose non vanno affatto bene.

"Luc-oh."

Tristan è fermo sulla porta della tenda, già vestito e ripulito, ma con il viso perso in un'espressione di pura sorpresa.

"Che c'è?" Chiedo, passandomi di nuovo le mani sul viso, nascondendo ogni traccia del mio leggero pianto, anche se so che ormai è troppo tardi.

"Stai bene?" Chiede lui, facendo un passo verso di me, perplesso.

Annuisco, mentendo. "Stavo cercando di svegliare Peter, ma fai i capricci."

"Oh, si: è normale."

Annuisco di nuovo, ancora scossa, tornando poi a voltarmi verso di lui. "Penso dovresti pensarci tu, io ho bisogno di aria."

"In realtà sono venuto qui per portarti alla sala del trono: mio padre vuole parlarti."

Socchiudo le labbra, leggermente scossa, oltre che agitata.

"Okay, va bene, andiamo," dico, quindi, e devo respirare più volte per farmi coraggio.

Mi infilo il giubbotto e poi vado alla porta, aspettando Tristan. "Andiamo?"

Lui, che sembra ancora perso nei suoi pensieri, annuisce, facendomi strada.

Mi stringo nel giubbotto, rendendomi subito conto che avevo ragione: questa notte ha nevicato, e ora i miei anfibi affondano nel leggero strato morbido di fiocchi caduti.

"Sei sicura di star bene?" Chiede, ancora, mentre camminiamo a passo svelto.

"Non ho voglia di parlare," esclamo, semplicemente, chiudendo il discorso sul nascere, non volendo dargli seguito.

Tristan, stranamente, sembra ascoltarmi.

Entriamo nella grande tenda e subito mi sembra di ritornare al patibolo, visto che tutti questi occhi iniziano a trafiggermi come coltelli.

Warm heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora