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"Sei sicura di volerlo fare?"

Sollevo gli occhi, e, nel rifesso dello specchio, due iridi color quercia ricambiano il mio sguardo.

Sarah continua a passarmi le mani fra le punte dei miei capelli, e lo vedo che non è d'accordo con me, ma, semplicemente, non mi importa.

Allungo la mano sul piccolo tavolo da toilette presente nella sua tenda, un regalo di benvenuto da parte di Sybil per la sua nuova pupilla, e afferro le forbici, che subito le passo.

La mora prende l'oggetto di metallo, passandoselo fra le mani prima di sospirare, affranta.

"Va bene." Dice, quindi, e poi se le infila in tasca, quasi come se volesse nasconderle, come se così potessi dimenticarmi delle mie stupide idee "Scegli un colore, allora."

Non ho bisogno di soffermarmi molto sui piccoli vasetti pieni di sostanze colorate per sapere esattamente ciò che voglio.

Prendo il terzo da destra, quello che sono sicura abbia dato più grane a Sybil mentre lo creava, vista la difficoltà e il dolore date da quella particolare sfumatura, e poi lo porgo a Sarah, che prende dalla tasca il pettine.

Noto dallo specchio che perde alcuni secondi ad osservare il colore oscillare dentro il vasetto, e il modo in cui i suoi occhi sembrano andare ben oltre, persi nei ricordi.

Lui ha lasciato un'impronta nel cuore di tutti, anche in chi lo conosceva appena.

Penso che sia questo il pregio delle persone buone, degli eroi: nessuno vuole dimenticarti, nessuno ci riesce, perché la bellezza è qualcosa che difficilmente scompare dalla mente.

Sento la tinta bruciarmi leggermente la cute, ma faccio finta di nulla, osservando i gesti veloci e decisi di Sarah.

E' come tornare bambine e ai nostri giochi, quando fingevamo di essere principesse e ci dovevamo addobbare per il ballo.

Aaron era il mio principe azzurro.

Certe cose sembra che cambino senza nemmeno darti il tempo di chiedere, mentre altre rimangono sempre le stesse, nonostante tutto.

Sarah è una di quelle: lei resta sempre.

"Ho fatto." Dice, posando il vasetto sul piccolo tavolo "Dovrai aspettare qualche minuto: Sybil mi ha detto che queste tinte sono più veloci rispetto alle nostre."

Tramite il riflesso la osservo lavarsi le mani nella piccola bacinella bianca, cercando di togliere i rimasugli di tinta da sotto le unghie.

"Ti manca?"

Sarah solleva subito lo sguardo, sorpresa nel sentirmi parlare: ormai tutti non fanno altro che farlo ogni qual volta decida di dare aria alla bocca.

E in momenti come questo che ti rendi davvero conto di quante volte noi parliamo senza dire davvero niente, e di quanto possa essere rumoroso il silenzio.

C'è troppo silenzio nella mia testa, ma non trovo la giusta chiave, il giusto suono, per farlo smuovere, per liberarmi.

Sono intrappolata in questa prigione bianca che non è altro che la mia mente.

"A volte ci penso." Ammette, avvicinandosi di nuovo a me, studiandomi con lo sguardo "Ma no, non mi manca."

Sarah non amava mio padre: non negli ultimi tempi, almeno.

Penso che lei, in fondo, volesse solo un padre, non un marito, ma era troppo giovane per capire.

E ormai non riesco che provare dispiacere per lei, perché ora so che, nell'ultimo anno, non ero l'unica a soffrire.

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