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D R A K E

Molly non mi ha mollato nemmeno per un secondo, e io ero davvero sul punto di impazzire e rinchiuderla in camera, così da scappare ma, per fortuna, dopo un'ora di drammi e finte moine si è finalmente addormentata.

E così sono riuscito ad andarmene, portando con me solo alcune delle sigarette rubate a mio padre e uno dei suoi accendini, sperando di calmarmi.

Ho scalato ogni singola rampa di scale di questo palazzo, arrivando fino al tetto, dove finalmente mi è sembrato di poter respirare davvero.

Accendo la sigaretta, portandomela alle labbra aspirando velocemente, lasciando così che la nicotina mi entri in corpo, rilassandomi solo per pochi istanti.

Il fumo non ha effetto sui licantropi, non da nessun senso di rilassamento o di bisogno, perché viene recepito come un veleno dal nostro corpo, che subito avvia il processo di guarigione, disintegrando le tossine.

Non capisco nemmeno perché io e mio padre ci ostiniamo a continuare a farlo ma, alla fine, è solo un vizio, quindi non deve avere per forza una ragione.

Mi siedo sul orlo del palazzo, lasciando le mie gambe nel vuoto, per niente spaventato.

Quando eravamo piccoli, io e Dria ci arrampicavamo ovunque, vedendo chi era il più forte e il più coraggioso in base a chi arrivava più in alto.

Vincevo sempre io, e questo la faceva arrabbiare: penso che mi interessasse di più l'innervosirla che il vincere, e questo lei lo ha sempre saputo.

Sono riuscito a ingannare tutti al villaggio: gli adulti mi vedono come un combina guai, uno che non vuole fare niente ma, tutto sommato, un bravo ragazzo, mentre quelli della mia età mi vedono o come un esempio o come un buon partito con cui cercare di accasarsi.

In poche parole, tutti possono dire di avermi lasciato uno spiazzo nel loro cuore, visto anche il mio talento nell'incantare chi mi ascolta, fra bei sorrisi e moine.

Tutti credono alle belle parole, tutti: tranne Adriana.

Lei mi ha sempre visto per quello che sono: un ragazzino come tanti altri, senza arte ne parte, che circonda ogni cosa che fa con una patina dorata così che tutti lo amino quando, in realtà, non ha fatto niente di così eccezionale.

Non sono mai riuscito ad ingannarla, e lei non mi ha mai guardato come tutti gli altri.

Ma non ha nemmeno mai guardato nessun altro come guarda me.

Abbasso lo sguardo, e noto un piccolo oggetto nero luccicare vicino al mio fianco: quando lo prendo in mano, noto che è una molletta per capelli con la punta dorata.

E' una delle sue, e la cosa non mi sorprende: dovevo aspettarmi che lei sarebbe scappata nel punto più alto, sperando di isolarsi da tutto il resto.

Mi chiedo solo se sia venuta qui da sola, o se quel Chris deve averla seguita.

Penso che la scelta di avviare quella specie di insulsa relazione con lui sia la più stupida che le abbia visto fare, perché si vede lontano un miglio che, uno, non le interessa e che, due, non sarà mai lui a renderla felice.

Certo, nemmeno io la renderò mai felice, ma le cose sono diverse.

Lo sono sempre state, almeno per me.

Mi mordo appena il labbro inferiore, nervoso, e poi infilo la molletta nella tasca dei miei bermuda neri: se Dria non sa, non ne soffrirà.

E' sempre stato così, è sempre stata la legge che tutti noi abbiamo cercato di seguire, anche quando, forse, non sarebbe servito.

Warm heartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora