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Ci sono momenti, momenti che tutti abbiamo passato e iniziato a temere, in cui sembra che la nostra vita ci stia scorrendo via dalle mani, come granelli di sabbia al vento.

Lei va veloce, le persone intorno a te cambiano, le situazioni lo fanno, ma tu sei sempre lo stesso: immobile e perso nell'osservare intorno a te cercando di trovare una spiegazione.

In questo momento, mentre la mia mano stringe quella di Kian e il mio sguardo ricambia quello di Tristan, capisco di essere piombata in uno di quei momenti.

Ma può essere la vita così ingiusta nei miei confronti? Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?

"Che c'è?" Chiede, continuando a guardarmi col suo bel sorriso sul volto, mettendo in mostra le sue fossette gentili "Non vieni a salutarmi?"

Sto sognando, oppure le medicine di Sybil mi stanno facendo avere delle allucinazioni: non si spiega in altri modi.

Penso che potrei svenire.

"Non è possibile." Mi limito a dire, voltandomi verso Kian, quasi a cercare protezione, ma subito mi ritrovo davanti ad un muro di freddezza.

"Kian, che succede?" Chiedo, preoccupata, cercando di sfiorare il suo volto, venendo scacciata malamente dal ragazzo,  che subito si stacca da me, andando verso il cugino, rabbioso.

"Tu dovresti essere morto, Tristan." Sibila, puntandogli un dito contro, e noto che i suoi occhi stanno assumendo la solita sfumatura rossastra.

Le cose non si mettono bene.

"Kian, cugino, quanto tempo." Commenta l'altro, che finge di sembrare sereno, quando in realtà si vede perfettamente che vorrebbe sbranare il ragazzo che ha davanti "Vedo che, dopo averti salvato la vita qualche anno fa, tu ripaghi il mio gesto rubandomi la compagna."

"La compagna?" Ribatte Kian, sarcastico, prima di voltarsi, con mio immenso orrore, verso di me e afferrare la mia mano, trascinandomi verso di loro, alzandola davanti agli occhi del biondo "Ops, fede sparita."

Abbasso il viso, incredula: ma che gli prende? Non è così che dovrebbero andare le cose.

Una mano sfiora i miei capelli, e trattengo il fiato quando noto essere di Tristan, che osserva il colore delle mie ciocche, identico al suo.

Kian è ancora fra noi, furente di rabbia, eppure gli occhi di Tristan sono dolci mentre mi guarda, e mi sembra subito di essere tornata a qualche mese fa, quando eravamo rifugiati da Magnus e non dovevamo nasconderci da nessuno.

Pensavo di aver dimenticato tutto.

Tristan scosta i capelli dal mio collo, e poi sento il suo indice scorrere sulla mia pelle, facendomi rabbrividire mentre i miei occhi sono ancora incastonati nei suoi, icredula.

"Ops, il mio marchio." Commenta, staccandosi da me, lanciando uno sguardo di sfida al cugino, che subito scuote il volto, non riuscendo ad accettare tutto questo.

"Perché sei qui, Tristan?" Chiede, ancora, sempre serio e con la sua mano stretta intorno al mio polso, quasi come se avesse paura di vedermi volare via da un momento all'altro.

"A quello penso di poter rispondere io."

Ci voltiamo tutti, sorpresi, e subito mi preoccupo quando noto il viso teso di Sybil, accompagnata da Hal, che corre verso Sarah, traumatizzata in un angolo.

Guarda una sola volta l'amico, ma già basta per ricordare tutto l'affetto e il rispetto che c'era fra loro e che non è mai scomparso.

"Che intendi, Sybil?" Chiedo, confusa.

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