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Le acque del lago sono calme, questa sera, ed è una fortuna, perché ho davvero bisogno di un po' di pace, così da sbollire tutta la rabbia che sento dentro.

Strappo alcuni fili d'erba, girandomeli fra le dita, esasperata.

Sono stanca, stanca davvero, di ogni singola cosa.

Sono stanca di Drake, del fatto che siano sempre le persone come lui, ad avere la meglio, ad essere felici.

Gente che non ha mai fatto nulla per guadagnarsi ciò che ha, gente a cui basta un sorriso per essere amata e che non ha il minimo ripensamento quando distrugge una vita.

Io combatto da sempre per avere anche la piccola mansione dentro questo villaggio, ma no, niente: per mio padre sono troppo giovane, troppo inesperta, troppo tutto.

Preferisce affidare i compiti a mio cugino: che sia lui ad andare in missione, dato che è il più intraprendente e senza paura.

Penso che a mio padre convenga continuare a fare il cieco, non vedendo quanto, in realtà, il suo piano di tenermi al sicuro causi l'effetto pienamente opposto.

Più lui cerca di tenermi in gabbia, distruggendo ogni mio desiderio quando addossa le mie mansioni a Drake, più la mia rabbia aumenta.

Perché, davvero, non mi merito tutto questo.

Seguo le regole, mi alleno duramente ogni giorno, cercando di compensare il fatto di non essermi ancora trasformata, ma niente sembra bastare, o bastargli.

Vorrei davvero che mio padre non mi vedesse più come una bambina spaventata, che capisse che potrei essere utile e che potrebbe davvero fidarsi di me.

Ed invece le cose non cambiano mai.

E so anche il motivo, di chi è la vera colpa: Lucy.

Lei ha spezzato il cuore a mio padre, e ora lui non riesce a liberarsi dalle catene del dolore: ha paura, paura di essere ferito ancora, di perdere qualcun altro che ama.

E io lo capisco, o, almeno, ci provo, anche se a volte è difficile, perché questi suoi timori mi impediscono di compiere il sogno più grande che ho.

Sospiro, e poi prendo la busta bianca dalla tasca, passando lo sguardo, per l'ennesima volta, sulle poche righe sconnesse che, in ogni momento, riescono sempre a darmi un po' di fiducia.

Addie,
ho provato a parlargli, ma sai come è fatto: tuo padre avrà un cuore buono, ma la testa dura.
Tenterò comunque di convincerlo, perché so quanto meriti di avere un posto qui, con noi.
La tua stanza ti aspetta.

Peter.

Sorrido, rincorata dall'invito che mio zio continua a rinnovarmi, sperando che, un giorno, mio padre si convinca a farmi entrare nella sua organizzazione.

Non c'è niente che voglio più dalla vita.

Alzo lo sguardo, portando la mano ad uno dei miei stiletti, messa subito in allerta da un rumore leggero di foglie smosse.

Non sono più sola.

Infilo la lettera nella tasca, e poi afferro uno dei miei coltelli più affilati, avvicinandomi a passi veloci alla zona in cui ho sentito il rumore.

Manca poco, poi allungo il braccio, e la lama si ferma giusto a pochi millimetri dalla gola di mio cugino.

"Ehi," esclama, fermandosi giusto in tempo per non ritrovarsi con la gola sgozzata "tieni le tue lame al loro posto."

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