Capitolo 16

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È passata un'altra settimana ed è quasi un mese che sono qui. Il mio morale è sceso a terra. Niente è migliorato, anzi è peggiorato. Nemmeno più Veronica parla con me, è sempre indaffarata con i conti stupidi della merce di Samuel. Elia come al solito si fa vedere a ogni morte di papa e stessa cosa Cameron. Samuel è sempre la stessa cosa, anche se lo vedo più distaccato.

"L'idea di fuggire via e non farmi più vedere credo proprio che verrà effettuata! Non voglio più starci qui! Da quella notte passata con Samu non si è nemmeno più avvicinato a me. È sempre incazzato e nonostante io cerchi di farlo sorridere lui mi scansa in qualsiasi modo! Ora chiamo i miei nonni e dico loro che mi prenotano un biglietto dritto per l'Italia" Mi alzo arrabbiata dal letto e chiamo i miei nonni, facendo una chiamata di gruppo.

Inizio chiamata di gruppo...

Nonni...voglio scappare.

Nonno Jo: Cosa dobbiamo fare?

Dovete ordinarmi un biglietto per Roma, poi vi ridò i soldi.

Nonna Dina: Ma non ti permettere neanche! Lo facciamo con piacere. Che vuoi che sia un biglietto per solo andata da dove sei fino a Roma?

Va bene, so che non vi smuoverete dalla vostra scelta. (Sospiro)

Decidiamo che io parto questa sera stessa e così si sono affrettati a prenotarmi il biglietto, visto che io non posso neanche mettere piede fuori casa per respirare aria fresca.

Fine chiamata di gruppo...

Butto il cellulare sul letto sbuffando. Mi guardo in torno. Inquadro il mio borsone ormai vuoto, guardo l'armadio e lo fisso per alcuni secondi pensando a come dovrò fuggire. Mi avvicino all'armadio e prendo tutti i vestiti che avevo sistemato nei cassetti sottostanti. Metto tutto nel borsone, proprio come era all'inizio. Prendo anche le mie cose nel bagno: spazzole, piastra, phone, creme ecc ecc.
Mi stendo sul letto per escogitare la mia fuga.

"Fuggirò stanotte. Prenderò una scala e la metto sotto alla finestra del bagno. Sono al secondo piano e la finestra è bassa. Fuggita dalla finestra prenderò il taxi che chiamerò poco prima e poi vado all'aeroporto. Bene, se non c'è nessun errore dovrei cavarmela." Mi alzo dal letto ed esco fuori dalla camera senza fare rumore. Mi avvicino alla cucina e vado verso la cuoca intenta a preparare la cena. Mi avvicino con sguardo serio e disperato allo stesso momento. <<La prego...>> Inizio a sussurrarle.  <<Mi serve una scala abbastanza lunga.>> Le dico ancora, sperando che non faccia domande. Lei annuisce sorridendomi dolcemente, capendo quello che voglio fare. <<Vai dietro la casa e troverai una scala stesa a terra. La usa il giardiniere per potare gli alberi.>> Mi dice sussurrando a sua volta. Non mi interessa del giardiniere in questo momento, ma solo della scala. Esco come una furia dalla cucina, ma vengo fermata dalla cuoca. <<Ella, credevo che andassi d'accordo con tutti.>> Mi chiede curiosa.

"Perché si impiccia?" Aggrotto le sopracciglia irritata. <<Perché lo chiede?>> Alza le spalle e poi mi fissa negli occhi. <<Mi ci ero affezionata a lei. Vedere una persona che mi sorride e che mi tratta bene...mi fa sorridere il cuore.>> Quasi mi sciolgo alle sue parole. Nessuno mi aveva detto mai queste cose con modo così sincero. Le sorrido di rimando e poi me ne vado. Esco silenziosamente in giardino e poi vado sul retro. Trovo la scala che mi aveva detto la cuoca, stesa a terra. La prendo e vado sotto la finestra del bagno, la metto in posizione e poi vado di corsa dentro casa. Chiamo i miei nonni per accertarmi che abbiano ordinato il biglietto online e a che ora fosse.

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