Capitolo 50

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Siamo a casa mia ormai da diversi giorni e la situazione peggiora. Credevo che col tempo tutto sarebbe cambiato, come tutte le altre volte che mi è successo qualcosa.

"Il problema qui non è Samuel, ma sono IO. Perchè? Perchè sono passate due settimane e lui, nonostante tutto, è riuscito ad accettare la morte di suo nonno, mentre io NO! Sembra strano, lo so. Come può il nipote accettare la morte del nonno, ma la sua ragazza, che non c'entra nulla con lui, ancora no? Forse perchè l'ho considerato come un altro nonno. A volte penso, penso a lui e piango. Quanti discorsi, quante chiamate e quante risate ci siamo fatti anche se da lontano. Lui in Spagna che stava soffrendo ed io qui all'oscuro di tutto, come tutti del resto. Di cosa sto parlando? Salvador era affetto da una malattia che ora molte persone stanno riscontrando. Già capito? Il tumore. Il suo era al limite. Un cazzo di tumore al cervello me lo ha portato via, CE LO HA portato via. Mi sento così impotente. Io, quella che tiene sempre tutto sotto mano e che cerca sempre di non stabilizzarsi, ora sto cedendo. Se non l'ho fatto quando l'ho saputo, lo sto facendo ora che ho realizzato del tutto la cosa, ma non la voglio accettare. Succede sempre così: all'inizio sorrego gli altri, finché a loro non passa, ma poi devono essere gli altri a sorreggere me, perchè anche se posso sembrare molto forte e senza cuore, quando una cosa mi distrugge, mi distrugge e basta. Non c'è via di scampo dal dolore che mi invaderà, solo se c'è qualcuno che mi sa prendere posso provare a non cadere nel vuoto, facendomi male e morire dentro. È successo troppe volte, non voglio che ricapiti. Mi sono sempre rialzata da sola, ma mi sono indebolita. Non sono più la Ella che era prima: forte, tosta, scorbutica e menefreghista. Ora sono tutto il contrario ed è stato Samuel a cambiarmi. Certo, quella parte rimarrà sempre in me, a prevalere è la parte buona che c'è in me. Non riesco a cacciare fuori chi ero prima, ne ho bisogno, ma non ci riesco, più passa il tempo e più fa male."

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Dopo 2 mesi e mezzo...

Il tempo è passato, il dolore anche, ma le ferite restano, le cicatrici rimangono ferme a guardarti per ricordarti ciò che hai passato e le cuciture del tuo cuore ti fanno da avvertimento per quando accadrà qualche altra cosa. Elis è sempre la solita bambina felice, Samuel cerca in tutti i modi di rincuorarmi, ha capito che sono troppo giù di morale, ma anche lui non è da meno. È molto stressato, sta consumando troppe sigarette.

"L'altro giorno ho trovato due pacchetti di sigarette vuoti sul tavolo in cucina. La domanda sorge spontanea: e allora? E allora succede che quei due pacchetti li aveva comprati il giorno prima ed è davvero impressionante vedere una persona che fuma due pacchetti di sigarette composti da circa 20 sigarette in soli ventiquattr'ore." Vado in cucina, pensando ancora a come sia possibile fumare così tanto. Appena entro mi aspetta una brutta sorpresa: altri due pacchetti vuoti. Novità? Sono di ieri. Come una furia li prendo e mo dirigo verso il bagno, dov'è Samuel. <<SAMUEL! Mi spieghi perchè hai fumato due pacchetti di sigarette? E questa non è la prima volta! La prima volta avevo lasciato correre, ma adesso basta!>> Gli grido contro come una furia scatenata. Mi guarda con quei suoi occhi attenti, col suo asciugamano in torno alla vita, appena uscito dalla doccia, e con tutte quelle gocce cristalline che percorrono il suo corpo. Per un attimo mi blocco a fissarlo,ma subito mi riprendo. <<Amore calm-...>> Non lo lascio finire che gli sbraito contro, quasi lo volessi azzannare. <<Amore calmati?! AMORE CALMATI?! SAMUEL NON SI POSSONO FUMARE PIÙ DI 5 SIGARETTE AL GIORNO E TU TE NE FUMI 40! IDIOTA! NON C'È BISOGNO DI FUMARE QUELLE CAVOLO DI...DI...ASSASSINE SENZA ANIMA! TI ODIO QUANDO FAI COSÌ! MI FAI IMPAZZIRE! SE SEI STRESSATO O TI TORMENTA QUALCOSA, DIMMELO!>> La mia faccia rossa è la dimostrazione di tutta la rabbia che provo in questo momento, ma molto probabilmente è solo per riversare tutto quello che ho in corpo su qualcuno e l'unico soggetto che c'è in questa casa è Samuel. <<ELLA, SONO STRESSATO! NON GRIDARE PERCHÈ QUESTA VOLTA GRIDERÒ PIÙ FORTE DI TE! NON CE LA FACCIO PIÙ A STARE QUI! DEVO PENSARE AL LAVORO, DEVO PENSARE A TE, A ELIS, AL TUO UMORE. NON RIESCO NEMMENO A VEDERTI COSÌ, MI FA MALE, MA NON POSSO FARCI NIENTE! STO CERCANDO IN TUTTI I MODI POSSIBILI E IMMAGINABILI DI CONSOLARTI E DI STARTI IL PIÙ VICINO POSSIBILE E QUANDO DEVO PARTIRE STIAMO PER LA MAGGIOR PARTE DEL VIAGGIO A TELEFONO, MA NON TI PASSA. IO NON SONO BRAVO A SOLLEVARE LE PERSONE E NON SONO BRAVO A FARLE SENTIRE BENE. ORA NON SFOGARE SU DI ME, CHE NON C'ENTRO NIENTE!>> Si scansa da me e esce dal bagno. Io sono ancora paralizzata sul posto a ripensare a quello che ha detto e constatare che ha ragione. Sento sbattere le porta d'ingresso: se ne appena andato per partire per la Spagna.

Sei semplicemente miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora