Capitolo 33

4.4K 167 13
                                    

Arriviamo all'aeroporto della scorsa volta. Come qualche mese fa, scendiamo dall'auto e ci dirigiamo verso il get privato, con la differenza che ora non c'è nessuno. Appena saliti sul get, io mi siedo subito e mi metto a guardare fuori dal finestrino. Quando non sento più la presenza di Samuel vicino a me, mi giro e lo vedo dirigersi verso una camera. Corrugo la fronte, e curiosa, mi alzo dal sedile e lo seguo. Di colpo vengo tirata per un braccio e catapultata in una piccola stanzetta, tipica dei get privati. Sto per gridare, ma la sua voce mi fa subito calmare i nervi, però allo stesso tempo divento subito di nuovo nervosa.

"Dopo quello che è successo prima, stare vicini è troppo pericoloso." Cerco di liberarmi da lui, ma stringe la presa in torno alla mia vita, tanto che devo per forza fermarmi perché tanto non ho scampo. <<Lo sapevo che mi avresti seguito.>> Mi sussurra con voce calda all'orecchio. Appena il suo respiro fa capolino sulla mia pelle, sfiorandone il materiale, risalisco. I brividi percorrono ogni centimetro del mio corpo e la sua vicinanza non è d'aiuto, visto e considerato che per colpa sua sto sudando come non mai. <<Fa caldo non credi?>> Faccio una risatina nervosa, ma mi fermo immediatamente quando sento lui ridere. <<No, al contrario, visto che c'è l'aria condizionata accesa.>> Finalmente si stacca da me, ma solo in quel momento noto che ho trattenuto il respiro per gli ultimi 5 secondi. Quando è completamente lontano da me, uno strano vuoto nello stomaco mi pervade, ma non ci do peso. Tolgo il giacchetto, che ho avuto fino ad adesso e lo appoggio sul letto. Samuel da segno al pilota di poter partire, con una telefonata, infatti subito dopo sento il get che inizia a muoversi. Vado fuori e mi siedo sul primo divanetto che vedo e poi allaccio la cintura. Il get parte, ma solo dopo mi dimentico di mettere il cellulare nella modalità aereo. Sbuffo, mi guardo attorno, ma poi sbuffo di nuovo non trovandolo. Aspetto che ci stabiliamo, prima di alzarmi ed andare di nuovo in camera, dove avevo posato il borsone e la mia borsa. Appena mi abbasso verso la borsa che è appoggiata a terra, sento dietro di me un fischio.

" Cazzo..." Mi rialzo subito e poi mi giro, notando una smorfia da bambino dispiaciuto sulla faccia si Samuel. <<Nooo, perché ti sei alzata?>> Mi chiede quasi piagniucolando. Mi sorprendo di questo lato da bambino di Samuel, ma mi fa sorridere lo stesso. <<Pervertito che non sei altro.>> Gli dico, prima di girarmi ed abbassarmi sulle ginocchia, per non far vedere niente. Cerco il cellulare e finalmente lo trovo. Lo metto in modalità aereo e poi lo poso di nuovo. Quando mi alzo, sento subito una specie di muro dietro di me. <<Ho una certa vogli di...baciarti.>> Appoggia le sue grandi e forti mani sui miei fianchi. <<C-che?!>> Sto per staccarmi da lui, ma prontamente stringe la presa, tenendomi più stretta verso il suo petto, facendoci combaciare perfettamente. <<Ho detto...che voglio baciarti.>> Mi sussurra con un leggero tono di durezza, ma nel suo è stato anche...sexy. <<Che tu lo vuoi, non significa che lo voglia anche io.>> Giro leggermente la faccia verso di lui, ma a quanto pare non dovevo farlo, perché prontamente ne approfitta. Le sue labbra si uniscono velocemente con le mie, non dandomi neanche la possibilità di scansarmi. Rimango stupita e immobilizzata. Con ancora gli occhi aperti non ricambio e a quanto pare a lui non piace. Si stacca e in un gesto veloce mi gira verso di lui, appoggia la mano sulla mia guancia e una sul mio fianco, per poi baciarmi ancora. Dolcemente mi accarezza il fianco nel tentativo di farmi sciogliere e lasciarmi andare. Ci riesce, infatti ricambio il bacio, cosa che lo fa sorridere e imbarazzare me all'istante. Appoggio le mani sulle sue spalle, attirandolo di più a me e cercando di assaporare ogni angolo delle sue labbra. A un certo punto mi prende da sotto le natiche e mi prende in braccio. Il vestito automaticamente si alza, ma non gli do peso e continuo a baciare e a contemplare quelle labbra che sto amando da morire. Samuel mi appoggia sul letto matrimoniale, facendomi stendere sul materasso comodo e accogliente. Anche lui si stende, ma sopra di me, reggendosi sulle braccia. Si stacca dalle mie labbra, scendendo fino al collo, baciando ogni centimetro della mia pelle. Quando sta per salire con le sue morbide labbra, cambia direzione e si dirige verso l'orecchio. Inizia a stuzzicare quel mio dannatissimo punto debole, facendo uscire dalla mia bocca qualche sospiro strozzato. Lo sento ridere sulla mia pelle, cosa che mi fa rabbrividire ancora una volta. Raggiunge di nuovo le mie labbra, facendole combaciare alla perfezione. Immergo le mie mani nei suoi capelli lisci e al tocco morbidi, facendo uscire dalla sua bocca un piccolo sospiro. Questa volta sono io a sorridere e lui se ne accorge, tanto che bacia il mio sorriso e poi si alza per guardarmi negli occhi. <<Non credevo ti spingessi così tanto. Comunque ora, sanno che sei mia.>> Alle sue parole mi alzo subito dal letto, ma non prima di essermi sistemata il vestito, vado vicino allo specchio lungo orizzontalmente attaccato al muro e fisso il mio collo per almeno 5 secondi. Ancora allibita, mi giro verso Samuel che sorride soddisfatto, poi mi giro nuovamente verso lo specchio, toccando quel segno violaceo leggermente umido per i baci di Samuel. <<Io...TI AMMAZZO!>> Mi giro verso di lui e con sguardo arrabbiato gli vado addosso, dandogli pugni sul petto e sulla testa. Ancora aggrappata a lui gli sferro un pugno sul petto che lo fa leggermente indietreggiare e sedere sul letto. Sfortunatamente riesce a prendere i miei polsi e a fermarmi. Rivolta la situazione, mettendosi con una gamba in mezzo alla mia e con una fuori. Mi blocca le braccia sopra alla testa con una mano e mi guarda in modo duro. <<LASCIAMI IMMEDIATAMENTE! NON MI INTIMIDISCI CON QUELLA FACCIA DI CAZZO! MI HAI FATTO UN FOTTUTO SUCCHIOTTO! STRONZO!>> Grido a tutti polmoni, sputandogli tutto con odio. <<Se non ti andava bene uno, bastava dirmelo.>> Senza preavviso si avventa sul mio collo e incomincia a succhiare, facendomi un altro succhiotto. Mi dimeno, ma non riesco a liberarmi. Come prima inizia a baciarmi il collo, lasciando qua e là qualche succhiotto. Non mi dimeno più, capendo che più mi muovo e più mi fa succhiotti. Appena mi fermo, si ferma anche lui. Quando si stacca mi viene un colpo al cuore. Ha tutti i capelli disordinati, le labbra più gonfie per i baci che ci siamo dati prima, gli occhi più luminosi e pieni di voglia di avere di più. Sembra quasi un vampiro assetato di sangue, ma non sangue qualsiasi, ma sangue speciale, come se il mio fosse il più buono che ci sia. Mi guarda con, forse, ammirazione, poiché mi scruta dalla testa a finché gli è possibile. Molla la presa sui miei polsi e quando sta per togliersi da me, lo tiro per il colletto della maglia e lo bacio con passione, con voglia. Capisco che è sorpreso, visto che non ricambia, ma appena ricambia mi stacco, rendendomi conto di ciò che ho appena fatto. Mi alzo velocemente dal letto ed esco fuori ancora sconvolta da ciò che ho fatto.

"Non ho resistito! Ma porca puttana, come fai a resistere a quelle labbra così belle e poi mi guardava con quegli occhi piedi di voglia! A farmi agire sono state le sue labbra dischiuse, che mi chiamavano e mi invitavano...AAAH!" Sento che urla il mio nome, ma non mi giro per il troppo imbarazzo. <<Ella!>> Esce anche lui, quando io già mi sono seduta su uno dei divanetti. <<Ella...>> Mi vede e poi si sede di fianco a me. <<Non è la fine del mondo se mi hai baciato, anzi.>> Mi giro verso di lui in un nano secondo. <<QUESTO, è tutto sbagliato.>> Indico noi e poi i succhiotti che mi ha fatto. Si gratta la nuca non sapendo cosa dire. Per la prima volta, Samuel Torres non sa cosa dire. <<Forse ci siamo spinti troppo oltre, ma...Ella...per me...>> Sospira e poi si passa le mani sulla faccia stressato. <<Tutto questo lo sto facendo per te.>> Si riferisce al get ed al posto dove stiamo andando. Non capisco dove voglia andare a parare, ma non lo fermo nel suo discorso. <<Ella...io...io...Senti, per me è difficile dirtelo. È imbarazzante! Non ce la faccio. Io...aaah!>> Si alza di scatto, con un urlo di frustrazione, dirigendosi nuovamente in camera. Rimango imbambolata a guardare la sua sagoma sparire dietro la porta, ancora confusa su quello che è appena successo.

"Samuel è rimasto...senza parole. Per la prima volta non sapeva cosa dire e per la prima volta non ha finito il suo discorso." Un po' in colpa per non si sa cosa, mi alzo e vado in camera. Apro lentamente la porta, infatti il ragazzo steso a pancia in giù non se ne accorge. Prima di entrare mi tolgo i tacchi e li appoggio a terra. Lentamente mi avvicino e salgo su letto. Mi stendo a pancia in giù sulla schiena di Samuel, in una posizione a stella, tipo Patrick, proprio come lui che in questo momento è sotto di me. Si accorge quasi subito della mia presenza, ma non da peso alla cosa. <<Samu...cosa mi volevi dire?>> Con una mano accarezzo dolcemente i suoi capelli tagliati da dietro. <<Lascia stare.>> La sua voce ovattata dal cuscino mi arriva come un sussurro, ma che capisco benissimo. <<Samu, dimmi.>> Lo scuoto leggermente ma non mi da retta. <<Probabilmente era meglio se morivo quel giorno. Non avresti dovuto proteggermi.>> Mugula qualcosa. Un qualcosa che mi fa davvero male. <<Ma che cazzo dici?!>> Mi alzo da lui e mi siedo al suo fianco. <<Dico la verità.>> Finalmente mi guarda negli occhi, però quegli occhi non sono luminosi come prima, ma spenti. <<Samuel, alzati.>> Fa come gli dico, sedendosi a gambe incrociate e sbuffando. Mi avvicino a lui camminando sulle ginocchia e poi gli appoggio le mie mani sulle sue guancia. <<Dopo quello che ho passato, dopo quello che hai ascoltato tutte le volte che parlavo da sola, dopo tutto quello che hai visto, hai anche il coraggio di dirmi che era meglio se non ti proteggevo? Samuel sei uscito fuori di testa per caso?>> Il mio tono è basso, quasi per fargli capire precisamente dove ha sbagliato. <<Senti...>> Continuo. <<Io ho capito che non ho pianto proprio per alcun motivo, ma ho pianto perché solo perdendo una persona capisci quanto sia importante. Se tu ora non fossi qui, vicino a me, a parlarmi, credo che io starei già piangendo sul mio divano o sul mio letto. Certe volte è capitato anche i doccia e non sto scherzando.>> Un piccolissimo cenno di sorriso compare sulle sue labbra, ma io non sono soddisfatta, voglio uno dei suoi sorrisi raggianti che ogni volta riescono a farmi mancare il respiro. Quei sorrisi che li fai perché sei contento e non perché vuoi far felice l'altra persona. <<Allora dimostrarlo. Dimostra che ci tieni a me. Dimostra che faresti anche una delle cose che non penseresti mai di fare. Baciami, Ella.>> Sembra quasi un tono supplichevole, come se fosse qualcosa di vitale, qualcosa da fare, altrimenti nulla più funziona. Non me lo faccio ripetere due volte e mi fiondo sulle sue labbra. Lo bacio con passione, con voglia. Voglio che capisca quanto lui sia importante nella mia vita. Mi fa mettere a cavalcioni sulle sue gambe, ma non soddisfatto del fatto che io abbia il controllo su di lui, mi fa stendere sul letto e incomincia a baciare in modo rude e voglioso le mie labbra, sto per staccarmi, ma lui mi precede. <<E se mi uccidessero?>> Dice sussurrando. <<Lo posso fare solo io.>> Sussurro anche io sulle sue labbra, per poi attaccarmi di nuovo a lui.

Profilo Instagtam: miriam_wattpad

Sei semplicemente miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora