CAPITOLO 52

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MADDIE

Mi trovo seduta in questa sedia da almeno un'ora, l'uomo che ho di fronte mi sta facendo una miriade di domande e mi sta scoppiando la testa. Dopo avere scoperto che era Denise a mandarmi quei messaggi non ho avuto più dubbi: dovevo andare dalla polizia e raccontare tutto. Sono disposta ad assumermi le conseguenze della mia decisione ma ormai ho deciso, è la scelta giusta da fare ed ormai non posso più tirarmi indietro. Non ho intenzione di fargliela passare liscia; se ripenso al suo sguardo gelido e calcolatore mi vengono di nuovo i brividi e sono costretta a trattenere la rabbia perchè ora non è il momento più adatto per esplodere.

"Signorina, mi spieghi di nuovo cosa è successo quella notte. Questa volta più chiaramente. Partiamo dall'inizio, chi c'era alla festa?" mi chiede ancora il poliziotto, sulla targhetta della sua divisa c'è scritto William, quindi è così che lo chiamerò. Ripeto tutti i nomi dei presenti di quella notte ed aspetto la domanda successiva.

"I genitori di questo Peter sono sempre stati lì?" continua lui.

"No, sono arrivati a tarda serata, io non li ho visti entrare: avevo già perso conoscenza." dico.

"Mi spieghi di nuovo perché aveva perso i sensi." Ma quante volte glielo devo spiegare?

Gli racconto di quello che è successo con Peter, solo con meno dettagli rispetto alle ultime due volte e spero che gli basti.

"Quindi l'hanno lasciata lì dentro nonostante avessero visto che non era nelle condizioni di uscire?" annuisco.

"Lo dica ad alta voce signorina." Ah si, mi stanno registrando.

"Si" confermo.

"Poi cosa è successo?"

"Mi sono risvegliata fuori dalla casa, la mia gamba era fasciata e la prima persona che ho visto è stata il signor Roger: mi ha tirato fuori lui da lì dentro."

"Vada avanti per favore" mi incita con tono gentile.

"Mi ha chiesto cosa era successo e quando gliel'ho raccontato sembrava arrabbiato. Voleva riportarmi a casa ma prima andò a parlare con Peter dicendomi che il giorno successivo sarebbe andato dalla polizia per raccontare ogni cosa. Ho aspettato un po' di tempo, non saprei dire quanto, forse dieci minuti, ma la gamba mi faceva male ed ero stanca di stare lì, così me ne sono andata a piedi: casa mia era ad un solo isolato da quella dei miei nonni"

"Ha camminato fino a casa nelle condizioni in cui era?"

"Si, la ferita non era molto profonda. Quando sono arrivata a casa però la gamba mi faceva troppo male così ho svegliato i miei nonni che mi hanno portato subito in ospedale."

"Capisco, quando te ne sei andata la casa era ancora in fiamme? Chi ha chiamato i pompieri?" continua William proseguendo con il suo interrogatorio.

"Non lo so, quando me ne sono andata non era ancora arrivato nessuno" ammetto.

Continuo a rispondere alle domande per almeno un'altra mezz'ora, non omettendo ii messaggi anonimi ricevuti da Denise ed infine consegno la registrazione di Aaron al poliziotto.

William mi ringrazia dicendomi che è una prova importante per lo svolgimento delle loro indagini e quando finalmente mi lascia libera di andare, tiro un sospiro di sollievo.

"La ringrazio per il suo tempo signorina, ci terremo in contatto" mi dice l'ufficiale ed io annuisco.

Cole mi sta aspettando fuori insieme ai miei nonni, Juliet e Jason hanno insistito per venire ma ho detto loro che li avrei raggiunti questa sera per raccontargli tutto. Non appena metto piede fuori dalla centrale mi sento decisamente più leggera. Ho pensato tanto a questo momento ed ora che ho detto tutta la verità, posso dormire più tranquilla. La polizia farà le sue valutazioni, indagherà a fondo interrogando anche gli altri ragazzi che probabilmente mi odieranno per aver parlato, ma io so di avere fatto la cosa giusta e nessuno di loro riuscirà a convincermi del contrario.

RACE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora