MADDIE
Stamattina ho ricevuto una bella notizia: tutti i ragazzi che erano presenti alla festa quella notte sono stati messi agli arresti domiciliari per sei mesi, tutti, tranne Peter. Non riesco a spiegarne il motivo, so solo che la polizia ha dei dubbi per quanto riguarda le indagini e la cosa non mi quadra affatto. Mi sembrava di essere stata chiara con quel poliziotto: Peter era uno dei presenti e senza dubbio uno dei principali responsabili dell'accaduto, dal momento che è stata colpa sua se ho perso i sensi e quasi rischiato di morire dentro quella casa in fiamme. Di Denise invece nessuna notizia, credo che sia rientrata nell'istituto nel quale si trovava anche mia madre ma non ne sono sicura.
A dire il vero sono ancora sorpresa del fatto che l'abbiano lasciata venire al funerale: di solito non le fanno mai uscire, per nessun motivo a meno che non abbiano quasi raggiunto il livello di guarigione. Che sia questo il suo caso? No perché onestamente non sono proprio d'accordo, per quanto possa contare la mia opinione.
Ma la cosa che mi preoccupa di più ora è Cole: sono quattro giorni che si comporta in modo strano e non capisco perché. E' sfuggente, silenzioso e non mi fa più domande su Denise o Peter. Quando gli ho riferito della decisione che la polizia ha preso sugli altri ragazzi mi è sembrato sollevato per un momento ma poi ha cambiato subito espressione. Mi sta nascondendo qualcosa, ne sono sicura.
"Hai provato a parlargli?" mi domanda Juliet mentre siamo sedute su una panchina nel parco del college.
"Si, gli ho chiesto più volte quale fosse il problema ma lui mi ha risposto che andava tutto bene, so che non è così J." lo conosco.
"Cosa può essere successo?" continua lei.
"Non lo so" affermo sconfitta.
"Ecco dove eravate, vi abbiamo cercate dappertutto" dice Grayson avvicinandosi a noi, Cole è al suo fianco.
"Ehi" sussurra dandomi un bacio. "Cosa fate qui tutte sole?" mi domanda.
Sorrido in modo gentile ma anche lui mi conosce: il mio è un sorriso forzato, come quelli di circostanza che si fanno ai conoscenti. Mi fa male comportarmi così con lui ma non riesco a fare altrimenti: sono un libro aperto e quando qualcosa non va me lo si legge in faccia. La cosa che mi fa più male però è vedere Cole che si gira nella direzione del suo amico, i due si scambiano uno strano sguardo d'intesa ed il panico si impossessa di nuovo del mio corpo: cosa diavolo sta succedendo?
Ne ho abbastanza, se non me ne vuole parlare non starò di certo qui a pregarlo o a fingere che vada tutto bene. Mi alzo e mi allontano velocemente da loro prima che mi vedano piangere e sento Juliet chiamare il mio nome. Non mi fermo, proseguo dritta verso il mio armadietto, prendo i libri che mi servono per la lezione e mi dirigo nell'aula di matematica.
Mentre il professore spiega non riesco a sentire una parola, il mio livello di concentrazione è decisamente pari a zero e non me ne stupisco affatto. Credevo di poter contare su Cole, abbiamo vissuto così tante belle cose insieme. Mi ha sostenuto come solo lui sa fare durante questo periodo così complicato per me e proprio non mi spiego il perché del suo comportamento. Forse si è stancato, magari ha capito che la mia vita è un concentrato di problemi e lui non vuole più averne niente a che fare. E lo capirei se fosse così, davvero, vorrei solo che fosse sincero così che anche io possa mettermi l'anima in pace una volta per tutte.
Sento il telefono vibrare nella tasca della felpa, lo tiro fuori per controllare se sia lui a chiamarmi ma quando vedo un numero che non conosco, premo il tasto rifiuta e lo rimetto via: chiunque sia può aspettare.
"Stai bene?" la voce di Juliet mi fa sobbalzare sul posto: mi ero dimenticata che è seduta al mio fianco.
Annuisco e lei mi guarda poco convinta.
Il resto della giornata lo passo nel mio appartamento a studiare, questa settimana i professori sono andati avanti con il programma e l'unica distrazione alla quale riesco a pensare ora è proprio quella di rinchiudermi tra queste mura e concentrarmi sui numeri che ho davanti.
Mi sento fisicamente a pezzi, è incredibile come quando sei triste tutto ti sembri crollare addosso. Forse è una proiezione della nostra mente, dicono che quando inizi a vedere le cose di grigio poi automaticamente diventa tutto nero. Forse è vero, non amo mostrarmi agli altri quando sono così, preferisco vivere ed affrontare da sola i miei demoni interiori e fino a quando non li ho sconfitti o quantomeno non sono diventata abbastanza brava da nasconderli, l'unica mia preoccupazione è quella di isolarmi da tutto e passare un po' di tempo con me stessa: solo io e me. Molti pensano che questa sia una delle cose che mi rende strana, altri che è un sintomo di forza e maturità. Io non so cosa ne penso onestamente, so solo che questo è il mio modo di affrontare il dolore, ognuno ha il suo.
Dopo aver passato tre ore sui libri, decido di farmi una doccia. Il getto caldo che ricade sul mio corpo mi rilassa e mi trattengo qui sotto più del dovuto. Quando finalmente decido di uscire, avvolgo l'asciugamano azzurro attorno ai capelli e mi guardo allo specchio esitante: sono dimagrita molto in questo ultimo periodo, ne sono consapevole, come sono consapevole del fatto che questa sia una conseguenza del mio malessere. Mi faccio coraggio dicendo a me stessa che la situazione in cui mi trovo è soltanto temporanea: i momenti brutti passano, esattamente come tutto il resto.
Mi asciugo i lunghi capelli neri e li pettino con cura, continuo a guardarmi allo specchio e quello che vedo ora mi fa quasi tremare le ginocchia: guardo il colore dei miei occhi, la loro forma, poi continuo osservando il naso ed infine riporto lo sguardo sulla folta chioma scura. Mi sembra di vedere mio padre, le stesse caratteristiche, i lineamenti così simili... il nonno ha ragione quando dice che gli assomiglio.
In questi momenti la sua mancanza è ancora più forte, ciò di cui avrei bisogno ora è di sentire il suono della sua voce, guardarlo mentre mi ripete che non devo preoccuparmi perché andrà tutto bene, perché siamo sempre io e lui contro il mondo e che non permetterà mai che qualcosa di brutto mi accada. Tutto seguito da un abbraccio, il suo abbraccio. Aveva la capacità di farmi sentire protetta anche solo stringendomi. Mi manca tutto questo, mi manca lui. E so che adesso sarebbe stato diverso se fosse stato qui, lo avremmo affrontato insieme, mi avrebbe consigliato cosa fare e come comportarmi con Cole, avrebbe capito le sue intenzioni ed il motivo del suo comportamento o comunque ci sarebbe andato vicino perché lui era così, aveva il potere di leggere nel cuore delle persone e non sbagliava mai nel farlo.
Questo è quello di cui avrei bisogno adesso. E invece sono qui, in piedi, immobile di fronte allo specchio di questo bagno a fissare il mio riflesso e le lacrime iniziano a scendere senza che io possa controllarle. Ma ad essere sincera, non voglio nemmeno farlo. La mia reazione a situazioni di questo tipo è composta di fasi: questa è quella in cui accolgo il dolore, lo faccio entrare dentro di me cercando di comprenderlo e metabolizzarlo così da prepararmi alla fase successiva: devi conoscere i tuoi demoni per poterli sconfiggere.
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RACE ME
RomansCOMPLETO Maddie Cooper: testarda, ottimista ed inguaribile sognatrice, sempre alla ricerca del lieto fine in ogni cosa. Cole Evans: uno dei ragazzi più popolari della scuola: stronzo, ovviamente. Pericoloso, inevitabilmente. Lei sogna da sempre il...