CAPITOLO 48

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MADDIE

"Posso spiegarti" si giustifica Cole.

"Ti conviene" dico.

Sospira, sembra combattuto su cosa dire. Perché diavolo ha preso il mio telefono?

"Stamattina ti è arrivato un messaggio okay? Ho preso il telefono per portartelo ma quando ho letto quello che c'era scritto mi sono fermato. Non mi hai detto tutto Maddie, chi cazzo ti manda questi messaggi? Perché non me ne hai parlato?"

Capisco subito a cosa si riferisce e quando vedo la sua espressione preoccupata mi si forma un nodo alla stomaco che quasi non mi fa respirare. Quando finirà questa storia? Vorrei buttare ogni ricordo di quella notte in un cassetto e chiuderlo a chiave, dimenticarmene una volta per tutte e andare avanti con la mia vita. Invece mi ritrovo qui, davanti a quegli occhi che ogni volta mi guardano in quel modo da farmi vibrare l'anima, a dover parlare nuovamente di quanto la mia vita sia incasinata.

"Non avevi il diritto di prendermi il cellulare e leggere quelle cose senza il mio consenso. E' sbagliato Cole" dico con una calma che non mi sarei mai aspettata di avere e sembra sorpreso anche lui.

"Lo so, scusa"

Sospiro, cosa posso dire? Sono così stanca di questa storia che non mi vengono nemmeno le parole.

"Sono cominciati l'anno scorso, non so chi sia a mandarmeli, eravamo come ti ho detto almeno una decina di persone lì dentro. All'inizio ero convinta che fosse Victoria, ma adesso non ne sono più così convinta. Sono messaggi sconnessi, sporadici e dicono quasi sempre le stesse cose. Chi me li manda vuole farmi sapere che quello che è successo è colpa mia e non sembra intenzionato a mollare. Delle volte passano mesi senza che ne riceva e quando penso che si sia finalmente stancato, ecco che ne arriva un altro" l'ho detto, ora sa davvero tutto.

Sento le guance bagnate e quando mi porto una mano sul viso, capisco che si tratta delle mie lacrime: sto piangendo, di nuovo. Cole mi afferra per un braccio avvicinandomi a lui e subito dopo mi stringe in un abbraccio che strano ma vero, riesce a farmi passare un po' di quella tristezza che mi porto dentro da troppo tempo.

"Devi andare alla polizia, loro sapranno cosa fare" mi suggerisce.

"Lo so, so che è la cosa giusta da fare" ammetto sinceramente, ma ho troppa paura, c'è qualcosa che mi blocca e non capisco cos'è. Forse la paura di essere arrestata, forse quella di scoprire la verità sulla morte del padre di Peter, forse entrambe.

"Vengo con te se vuoi, ti accompagno. Devi solo chiedere" continua lui premuroso.

Una chiamata che proviene dal mio telefono interrompe i nostri discorsi: Aaron. Osservo la smorfia di Cole e mi viene da sorridere, non riesce proprio a nascondere quello che prova.

"Pronto?" rispondo.

"Ciao Coop! Come stai?" mi dice la sua voce dall'altra parte della cornetta.

"Non male, tu?" mimo con le labbra un smettila nella direzione di Cole che nel frattempo sta facendo dei gesti riferiti palesemente al mio ex ragazzo. Incrocia le braccia al petto mettendo il broncio e quando mi avvicino per dargli un bacio sulla guancia, il suo corpo si rilassa visibilmente.

"Alla grande, gli esami estivi sono andati bene e sono entrato in una squadra di football qui a New York!" mi rivela entusiasta.

"Ma è fantastico!" esulto, sinceramente felice per lui.

Cole continua con le sue smorfie e sono costretta a colpirlo con un calcio per farlo smettere.

"Coop..." silenzio. "Non ho più avuto tue notizie da quando ci siamo visti, stai bene davvero?" mi domanda ancora e dalla sua voce sembra preoccupato.

Sospiro, sto bene? Non lo so.

"Sto bene Aaron, non preoccuparti" cerco di tranquillizzarlo.

"Okay, hai pensato cosa fare con la chiavetta?" non so perché ma questa domanda me l'aspettavo.

"Ci sto ancora pensando"

"Dovresti farlo. Dammi retta per una volta" forse dovrei, ma non ho ancora deciso.

"Adesso devo andare, ci risentiamo okay?" taglio corto.

"Okay, a presto Coop." Lo saluto ed interrompo la chiamata.

"A presto Coop" scimmiotta Cole non appena concluso la conversazione.

"Sul serio?" lo rimprovero.

"Sul serio?" ripete il pappagallo.

"Wow, quanta maturità in così tanti centimetri di altezza" commento sarcastica.

"Quel tipo non mi piace" ma non mi dire. "E se fosse lui a mandarti quei messaggi?" esordisce.

"Cosa? Aaron? Impossibile. Non lo farebbe mai, non è quel tipo di persona. E poi perché dovrebbe farlo?" chiedo perplessa.

"Non lo so, magari vuole spingerti a denunciarli. Non trovi strano che continui ad insistere su questa cosa?"

"Anche tu lo fai Cole, da quando te ne ho parlato non fai altro che cercare di convincermi a denunciarli"

"Io sono il tuo ragazzo" lo dice in un modo così naturale che per un momento rimango a bocca aperta. "E non fare quella faccia, e non dirmi nemmeno che anche lui era il tuo ragazzo e che quindi ti dice quelle cose perché tiene a te perchè..."

"Okay..." dico mentre me la rido sotto i baffi.

Il mio ragazzo: suona maledettamente bene sulle sue labbra.

Contrae la mascella e lo vedo trattenere un sorriso; è orgoglioso e testardo ma quando si tratta  di esprimere le proprie emozioni è trasparente come un bambino. Amo questa cosa di lui. Mi avvicino di un passo e lo bacio di nuovo: non mi stancherò mai di farlo.

Penso a quello che mi ha appena detto su Aaron ma arrivo subito alla conclusione che no, lui non lo farebbe, sa benissimo che inviandomi messaggi di quel tipo mi farebbe soffrire e lui non farebbe mai niente per ferirmi. E' l'unica persona che mi ha sempre difesa quando nessuno lo faceva, l'unica su cui ho sempre potuto davvero contare. No, non voglio credere che sia lui a scrivermi quelle cose, deve per forza esserci un'altra spiegazione.

RACE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora