CAPITOLO 55

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MADDIE

Il giorno successivo cammino come al solito fino all'edificio del campus e quando arrivo a destinazione intercetto subito i miei amici avviandomi nella loro direzione.

"Buongiorno raggio di sole!" mi saluta Jason entusiasta, ma anche se con il tono di voce prova a mostrarsi felice, con lo sguardo capisco subito che non è così.

So che sono entrambi preoccupati per me ed apprezzo sinceramente il loro volermi stare vicino a tutti costi. Non sono mai stata abituata ad un'amicizia sincera come la nostra e questo me lo fa apprezzare ancora di più.

"Buongiorno!" rispondo sforzandomi anch'io di sorridere. Come ho già detto: sono un libro aperto.

Improvvisamente sento delle braccia avvolgermi da dietro e dal profumo che arriva alle mie narici capisco subito che è lui. Porto le mie mani sulle sue stringendo di poco la presa sulle mie spalle e faccio dei respiri profondi: ne avevo bisogno, Cole mi manca come l'aria e non averlo vicino sempre mi fa venire un vuoto inspiegabile proprio sulla bocca dello stomaco. I miei amici si allontanano, lasciandoci così l'opportunità di rimanere soli. Mi giro dalla sua parte e quando i suoi occhi tormentati si scontrano con i miei, una lacrima solitaria rotola sulla mia guancia.

Cole sospira, sembra combattuto su cosa dire. "Maddie non fare così" non esattamente quello che mi aspettavo.

"Lascia stare" rispondo soltanto, poi a grandi falcate mi avvio verso l'entrata del campus. Lo sento chiamare il mio nome più volte ma continuo per la mia strada.

La lezione di fisica sembra infinita, da quanto tempo sta parlando il professore? Tiro fuori il cellulare per guardare l'orologio e con mia grande sorpresa mi accorgo che sono passati solamente venti minuti.
Guardo meglio il display e noto di avere ricevuto un messaggio e quando lo apro, scopro che si tratta di Peter.

- Ti devo parlare.

Se lo può scordare. E poi cosa diavolo vuole? Perché proprio ora? Sarà a conoscenza di tutta la mia storia dopo l'incidente? Da quel giorno maledetto non ho più sentito parlare di lui e vorrei che continuasse così ancora per molto tempo. Chiudo l'applicazione e provo a concentrarmi di nuovo sulla lezione, come se prima avessi ascoltato anche una sola delle parole uscite dalla bocca del professore.

Siamo a mensa seduti al nostro solito tavolo, io, Juliet e Jason, dei ragazzi non c'è nessuna traccia e questo mi fa pensare: di solito arrivano prima di noi. Non so cosa stia succedendo ma tutta questa storia mi sta facendo venire la nausea. Cerco di esalare lunghi respiri perché devo darmi seriamente una calmata, se continuo così mi farò venire un attacco di panico.

"Ti senti bene?" mi domanda Jason preoccupato.

Annuisco distratta, in questo momento sono troppo concentrata a capire cosa mi sta succedendo per pensare al resto. Le mani iniziano a tremare appena ed io le strofino nervosamente sui jeans per evitare che qualcuno se ne accorga. Tiro in avanti il colletto della mia felpa per cercare di respirare meglio: sto sudando freddo. Quando sento il primo conato farsi strada nella mia gola, mi alzo di scatto e corro verso il bagno. Non appena entro, sbatto subito la porta alle mie spalle e mi libero di tutte le ansie e le preoccupazioni che si sono impossessate di me da un paio di giorni a questa parte. Immagino di fare uscire il dolore, la morte di mia madre e quella del signor Roger; immagino di liberarmi dell'immagine di Denise che mi guarda soddisfatta da dovunque si trovi ora e di quella degli altri ragazzi che forse non aspettano altro che vendicarsi per aver parlato di loro alla polizia.

Quando mi sembra di stare meglio vado verso il lavandino, apro l'acqua e mi lavo il viso strofinando con grinta e determinazione, come se una volta finito potessi cambiare quello che sono e ritrovarmi magicamente nel corpo di qualcun altro, magari diverso, magari migliore.

Sento la porta alle mie spalle aprirsi e richiudersi e Juliet e Jason fanno il loro ingresso guardandomi spaventati.

"Cos'è successo? Come stai?" mi domanda la mia amica preoccupata.

"Sto bene, deve essere stato qualcosa che ho mangiato" rispondo vaga.

"Vieni qui..." continua Jason allargando le braccia.

Non me lo faccio ripetere, mi fiondo subito tra quelle braccia rassicuranti e quando anche J. si unisce all'abbraccio, tiro finalmente un sospiro di sollievo.

RACE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora