CAPITOLO 62

7.5K 249 7
                                    

MADDIE

I giorni successivi li trascorriamo a studiare per gli esami imminenti: con tutto quello che è successo in questo periodo ho trascurato tutto il resto e me ne sto pentendo amaramente. Osservo la montagna di libri sopra il tavolo mentre sorseggio una tazza di thè caldo, se continuo a perdere tempo in questo modo non riuscirò mai a finire tutto per la prossima settimana.

"Lo sai che se i libri non li apri non si studiano da soli?" commenta quel simpaticone del mio fidanzato entrando nella stanza.

"Sono in pausa" mi giustifico: è solo mezz'ora che studio e già mi sento il cervello esplodere.

"Cosa bevi?" mi domanda controllando il contenuto nella tazza. Cole è diventato iper protettivo da quando abbiamo scoperto che sono incinta: controlla tutto quello che mangio, ogni cosa, mi chiede continuamente come mi sento e se ho la nausea, non mi fa fare nessun tipo di sforzo e se fosse per lui non potrei nemmeno riordinare la casa. Ho provato a spiegargli che non sono in punto di morte e che ci sono molte donne che lavorano fino all'ottavo o al nono mese di gravidanza, ma lui non ne vuole sapere.

"Quel thè non è un po' troppo caldo per il bambino?" appunto.

"Dici sul serio?" domando esasperata.

"Potrebbe scottarsi, cosa ne sai!" continua convinto.

Lo spingo gentilmente verso la sedia invitandolo a sedersi, mi posiziono sulle sue gambe e lo guardo con l'espressione più dolce che riesco a fare.

"Cole, non si è nemmeno formato ancora e le cose calde non gli fanno male. Ripeti con me: devo stare tranquillo e rilassarmi" dico prendendomi gioco di lui.

"Non è divertente" mi risponde trattenendo un sorriso.

Io però non ci riesco e scoppio a ridere gettando la testa all'indietro. Cole mi stringe i fianchi avvicinandomi di più a lui ed io lo abbraccio forte, cercando di trasmettergli tutto l'amore che provo per lui.

"Sei felice?" mi chiede all'improvviso.

All'apparenza questo sembra un quesito facile: sei felice? Basterebbe un semplice si oppure un no come risposta. Le persone sembrano essere continuamente alla ricerca di qualcosa di irraggiungibile, si pongono mille domande per capire se la loro vita li soddisfa o se gli manca qualcosa e quando la lista delle cose negative inizia ad allungarsi allora pensano che no, forse dopotutto non sono davvero felici altrimenti non ci sarebbero così tante cose delle quali preoccuparsi. Qualcuno sostiene invece che nella vita la felicità sia qualcosa di passeggero, che non è mai permanente e quindi tanto vale vivere la realtà senza aspettarsi nulla, così almeno non si rimane delusi. Una vita piatta, monotona, quasi sicuramente priva di emozioni.

Quello che penso io è che essere felici è una scelta. La vita è come una lunga passeggiata: delle volte il cammino è semplice e lineare, altre volte incontri qualche salita e devi fare un po' più di fatica per proseguire, altre invece ti trovi di fronte a pezzi di strada così alti e tortuosi che all'inizio ti sembra di non vedere nemmeno il punto di arrivo. Lo percepisci lontano, inarrivabile e quasi impossibile da raggiungere. Io sono convinta che in questo caso sia l'atteggiamento a fare la differenza: se io penso che non arriverò mai al traguardo, allora di certo non lo faró. Inventerò delle scuse per tornare indietro, pensando che così è più facile, di sicuro non incontrerò ostacoli perché la strada del ritorno la conosco già. Ma se invece decido di prendere coraggio ed imboccare la via più complicata, quella così difficile e all'apparenza impossibile da seguire, un pezzettino alla volta, facendo qualche sosta lungo il tragitto se ne sento il bisogno ma comunque non mollando mai, stringendo i denti e credendoci fino alla fine... beh io credo che quella sia l'inizio della rinascita. Se davvero vuoi raggiungere un obiettivo vai a inseguilo, diceva qualcuno, ed io credo fortemente in questa affermazione.

Certo, ci saranno momenti in cui ti sentirai soffocare e aspetterai e pregherai che qualcuno venga a salvarti. Per me è stato così in quella casa. Mentre tutto bruciava e i miei occhi si chiudevano ho pensato: "Ecco, è arrivato il mio momento". Poi tutto è diventato buio e quando ho visto il viso di mio padre ho pensato che quella fosse la conferma, quantomeno però eravamo insieme. Era distante da me, muoveva le labbra ma non riuscivo a sentire quello che diceva e io gridavo, correvo disperatamente nella sua direzione cercando di raggiungerlo ma non era mai abbastanza vicino, un po' come l'obiettivo di cui parlavo prima. Io mi avvicinavo e lui rimaneva fermo dov'era, ed era così maledettamente lontano. All'improvviso ho sentito la sua voce, che lentamente si è confusa con quella di qualcun altro e quando ho aperto gli occhi ho visto Roger.

Prima di svenire sono passate tante immagini nella mia mente, pezzetti di vita che ho vissuto ed in quel momento per la prima volta mi sono chiesta se ero felice. Se proprio dovevo morire, allora volevo saperlo. Non sono mai riuscita a darmi una risposta, forse perché ero troppo focalizzata sulle cose negative della mia vita per concentrarmi su quelle belle.

Ma se ci ripenso oggi, in questo preciso istante, mentre sono qui a fissare quelle pozze dorate, mi rendo conto che non vorrei essere da nessun'altra parte se non qui con lui. Non penso a mio padre che se n'è andato, non penso a mia madre e a quello che ha fatto e non penso nemmeno a quello che è successo in quella casa. Le uniche cose che vedo ora sono i miei nonni, che mi hanno accolta all'età di dieci anni quando ero ancora una bambina triste e spaventata; penso a Cole che mi ha insegnato di nuovo cosa significa amare qualcuno e penso alla gioia immensa che condivideremo quando diventeremo genitori di questa meravigliosa creatura che sta crescendo dentro di me; penso ai nostri amici, che ci hanno sempre sostenuto ed aiutato in tutto. Poi penso al mio futuro e vedo solo colori, gioia e serenità.

La vita ti toglie e ti da, spetta a te decidere come reagire. La sofferenza è inevitabile, la felicità invece è una scelta. Ecco perché, alla sua domanda, non posso fare altro che rispondere:

"Si."

Cole sorride, uno di quei sorrisi che ti lasciano senza fiato e quando mi bacia in quel modo, capisco che per un po' lo studio dovrà aspettare. Mi solleva di peso dirigendosi verso la camera da letto ed io inizio a protestare.

"Cole devo studiare!" ma non ci credo neanche io mentre lo dico.

"Dopo ti aiuto" risponde lui sbrigativo.

"Dopo quando? Cole!" grido quando finge di lanciarmi sul letto.

"No il bambino" ci ripensa subito dopo.

Scoppio a ridere. "La devi smettere di essere così protettivo amore, il bambino starà bene"

Vedo il mio fidanzato bloccarsi per un momento e guardarmi in modo strano.

"puoi ripetere? Mi sa che ho capito male" domanda appoggiandomi delicatamente sul letto.

"Protettivo?"

"L'altra cosa, stronza" ride.

"Il bambino?" continuo sorridendo.

Il modo in cui mi guarda mi fa tremare il cuore e dopo un attimo di esitazione, lo accontento.

"Amore" Cole sospira e appoggia la fronte sulla mia.

"Non lasciarmi mai" sembra più una supplica che una richiesta.

"Non vado da nessuna parte" dico convinta e sembra bastargli perché poi smettiamo di parlare.

RACE MEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora