Lorde - team
1 Settembre 1971
Remus non si era accorto di essere stanco fino a quando non aveva appoggiato la schiena sulla testiera scomoda e polverosa dello scompartimento del treno.
Tirò un sospiro rilassato e chiuse gli occhi nel constatare che la prima fase del suo piano era stata portata a termine senza imprevisti: era riuscito a sedersi senza attirare l'attenzione di nessuno ed era pure riuscito a rimanere solo!
Non che volesse effettivamente essere solo, sia chiaro, non era uno psicopatico o un asociale incallito, ma era consapevole di quanto la sua presenza ad Hogwarts fosse completamente precaria e mettere in pericolo la vita di uno studente, solo perché aveva bisogno di un amico, non avrebbe giovato alla sua posizione.
Aveva studiato il modo perfetto per passare inosservato: bastava essere gentile con tutti ma in modo distaccato. Cosicché nessuno lo avrebbe ricordato in modo positivo o negativo.Remus sorrise nel silenzio dello scompartimento, non si era mai sentito così fortunato. Rinunciare agli amici gli sembrava solo un piccolo prezzo da pagare, rispetto allo studiare magia in una delle scuole più importi del mondo. Molti della sua specie avrebbero ucciso per una occasione del genere, il restante invece disprezzava troppo i maghi per voler avere qualcosa a che fare con loro. Ma in generale l'idea di un lupo mannaro ad Hogwarts era una vera e propria utopia.
Negli anni la magia era divampata in Remus come se fosse il fuoco di una miccia: quando aveva solo tre anni era riuscito a far levitare un gatto sopra un albero senza nemmeno battere ciglio, a sei anni quell'albero aveva fatto sbocciare dei bellissimi fiori estivi in pieno inverno solo grazie a lui. Ma, nonostante le sue inconfutabili doti, Remus aveva dato per scontato che non ci sarebbe stato futuro per lui nel mondo magico, se non per ricevere insulti e minacce, o per vedere le madri spaventate scappare da lui con i bambini in collo. E per questo aveva semplicemente accettato il suo triste destino nel mondo babbano: conscio dell'esistenza del mondo magico e schiavizzato dall'idea di stargli lontano.
Quindi, quando Silente si era presentato alla sua porta per consegnargli la lettera di ammissione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, lui aveva rifiutato senza troppi giri di parole, come se la proposta di Albus Silente fosse declinabile. Invece di andarsene da dove era venuto, lo stregone si era seduto accanto alla precaria fila di libri del ragazzo e, dopo essersi fatto fare un tè al caramello, gli aveva chiesto che piani avesse per il futuro: «Sei un ragazzo sveglio, Remus. Avrai sicuramente qualche sogno nel cassetto.» Remus aveva aperto la bocca per poi richiuderla come un pesce, aveva mai avuto dei veri sogni? Desideri che non comprendessero il non mutilare qualcuno? Aveva guardato sconfitto il preside, che lo fissava con gli occhi vispi e luminosi, come se in quella situazione si stesse divertendo, per poi dire: «Voglio essere un mago». Silente allora aveva sorriso e gli aveva spiegato per filo e per segno le precauzioni che avevano preso per lui, Remus si fece rispiegare tutto almeno quattro volte prima di annuire e accettare il suo nuovo futuro.E quel primo settembre lui era lì, sul treno che lo avrebbe portato ad Hogwarts. Si sentiva inspiegabilmente a suo agio nella divisa scura, come se fosse stata creata apposta per lui.
Forse non sarà così male, pensò, forse riuscirò a diventare un mago potente, come Silente. Alla luce di quella prospettiva il ragazzo riuscì a rilassarsi completamente.
O almeno ci sarebbe riuscito se un paio di ragazzi non avessero tirato un urlo da condor, per poi correre nel suo scompartimento e travolgerlo.«Ma porca troia!» urlò Remus sorpreso. Gentile e distaccato, Remus. Ci sei riuscito molto bene. «Chi cazzo siete?» Remus poteva dire di andare fiero del suo repertorio di parolacce. Durante le notti di luna piena per distrarsi dalla trasformazione guardava un programma poliziesco di bassa qualità, non che gli interessasse particolarmente, ma gli aveva insegnato tutto quello che sua nonna avrebbe descritto come "deplorevole".
Fatto sta che usarle lo aveva fatto finire in un gran pasticcio: se quei ragazzi fossero stati degli eleganti purosangue bacchettoni lo avrebbero considerato maleducato e probabilmente avrebbero raccomandato a tutta la scuola di stargli lontano, se invece fossero stati dei ragazzi normali e simpatici, considerandolo figo, avrebbero voluto fare amicizia con lui e questo non poteva succedere in nessun modo.
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The Way He Looks At The Moon || Wolfstar & Malandrini
Fanfiction"Ed era il modo in cui guardava la luna, con rancore e malinconia, ma anche con un pizzico di rispetto, di rammarico del fatto che non avrebbe più potuto vederla completamente piena. Era il modo in cui ne era completamente ammaliato e sporgeva il pe...