22. Sua eccellenza

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Il Barone Sanguinario, come tutti ben sapevano, era il fantasma della casa di Serpeverde. Il suo nome era dovuto al sangue argenteo di cui era ricoperto. I fantasmi del Castello lo temevano, specialmente Nick-Quasi-Senza-Testa; Pix il Poltergeist aveva terrore di lui e lo chiamava sempre sua eccellenza quando lo incontrava. Il Barone era lʼunico, dopo lʼormai defunto Silente, a cui il Poltergeist obbediva.

Un suo grande svago era quello di scuotere le catene nella Torre di Astronomia, non era proprio il fantasma più simpatico del Castello. Nemmeno i ragazzi della Casa Serpeverde lo trovavano piacevole e non si sapeva di nessuno, ma proprio nessuno, che gli si fosse mai stato veramente legato. Ma, come ognuno al mondo, aveva anche lui un punto debole: la vanità. Al Barone Sanguinario piacevano la deferenza e lʼammirazione ed era proprio su questo punto che contavano di intervenire i due astuti membri della casa di Salazar, con lʼimprevisto aiuto di un grifondoro: Harry Potter.

Harry, durante la ricerca del diadema di Priscilla Corvonero, trasformato da Voldemort in uno degli Horcrux, era venuto a conoscenza della sua triste storia: venne mandato in Albania da Priscilla Corvonero per trovare la ragazza della quale era innamorato, Helena Corvonero, figlia della fondatrice della Casa dei Corvi.

Quando lʼaveva trovata, però, Helena si era rifiutata di seguirlo e, in preda allʼira, lui lʼaveva uccisa. Resosi conto della terribile tragedia, in cui aveva recitato il ruolo del carnefice, si era tolto la vita con la stessa arma usata per uccidere lʼamata. Harry aveva trovato la storia una tragedia romantica, con toni molto dark, una sorta di Giulietta e Romeo, in cui Giulietta tuttavia non ama Romeo. E in fondo il giovane Grifondoro era piuttosto sensibile verso le storie romantiche!

Il Salvatore del mondo magico non era molto convinto che il fantasma potesse dare una mano e poi lui continuava a non voler essere coinvolto nella faccenda. Già si sentiva abbastanza in colpa e la notte non dormiva, non gli servivano certamente altri rimorsi. Eppure non era riuscito davvero a dire di no quando Blaise Zabini gli aveva detto che avrebbe "solo" dovuto fare due chiacchiere con il fantasma e poi lʼavrebbero lasciato in pace! Si era pentito subito di questa scelta, ma veramente non sapeva più come tirarsi indietro, quando si diressero verso la torre di Astronomia. Di ronda cʼerano Neville e Ginny con la Abbot e Steeval e non li avrebbero di certo ostacolati. A quanto pareva, tutti i Prefetti erano stati informati della situazione e sembravano collaborare di buon grado. Diciamo come se fosse normale dover correre rischi ogni anno, si disse amaramente.

Erano sotto la torre, quando sentirono il rumore metallico delle catene rimbombare fino da basso.

«Penso proprio che sia lassù.» disse Blaise volgendo lo sguardo verso lʼalto. Harry Potter guardò quindi Malfoy che aveva una faccia cadaverica, solcata da evidenti occhiaie violacee, visibili alla luce della pallida luna di inizio ottobre. Per entrambi quel luogo non era foriero di bei pensieri. Per la prima volta da quando lo conosceva, ebbe la tentazione di dargli una pacca sulla spalla.

«Va bene, facciamo un tentativo, ma non vi assicuro nulla!» disse, facendosi forza ed entrando nella torre. Quando però ebbe varcato la porta di legno che nascondeva la stretta scala a chiocciola che conduceva in cima, i ricordi della notte del primo giugno di un anno prima lo travolsero allʼimprovviso. Gli sembrava tutto sbagliato, eppure sapeva che non era stato Malfoy a uccidere Silente, sapeva la verità ormai, ma nella sua testa rivedeva quella scena terribile. E il rumore che faceva il Barone sanguinario in cima alla torre non aiutava.

«Coraggio Potter, dobbiamo salire.» la voce di Malfoy gli arrivò ovattata dietro le orecchie «So che è difficile, ma dobbiamo farlo, non possiamo deludere Hermione, cioè la Granger, non possiamo deludere la Granger!»

Harry si riscosse al suono di quelle parole: stava sognando o Draco Malfoy aveva chiamato la sua migliore amica, una nata babbana, per nome? E, se non aveva pesantemente le traveggole, era pure arrossito. Per Godric, il mondo stava per finire! Prese a salire le scale, ormai distratto da quei pensieri. Il rumore delle catene si faceva più forte man mano che giungevano in prossimità della cima. Arrivarono col fiato corto e il rumore cessò di colpo, non appena misero piede sulla sommità della torre, dove era situato l'osservatorio che utilizzavano nelle lezioni di astronomia. Il Barone li stava guardando con sguardo truce. Il fantasma richiamò a sé le catene e si volse per andarsene.

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora