82. Un vero amico

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Quando Charlie gli aveva dato quella pergamena dopo cena, senza dargli spiegazioni, era rimasto alquanto confuso. Lʼaveva presa con cautela e se lʼera infilata sotto il mantello, per poi andare nel giardino esterno per leggerla. Gli erano bastate solo poche righe che il cuore aveva iniziato a scalpitare nel petto. Era di Ron, una lettera di Ronald. Non appena aveva letto le prime righe, una lacrima gli era scesa traditrice e aveva corso come un pazzo per cercare la sua ragazza e leggere il resto della lettera con lei. Per fortuna, era ancora in Sala Grande ed erano riusciti a sgattaiolare verso il settimo piano prima che qualcuno si accorgesse di loro. Una volta dentro la stanza della necessità, Harry si era ritrovato in quella che sembrava un salotto con cuscini e tavolini bassi. Non aveva pensato molto a cosa volesse dalla stanza, desiderava solo stare comodo e in pace con Ametista.

«Harry, che succede?» disse la ragazza una volta allʼinterno, con il fiato corto per la corsa.

«Ron mi ha mandato una lettera, io... vorrei che la leggessi con me... per me!» disse il grifondoro con gli occhi già un poʼ lucidi.

«Oh, certo, ma mettiamoci comodi, ti va?»

Harry annuì e trascinò Tista su di un cuscino enorme che sembrò inglobarli. Si mise seduto e lasciò che la ragazza lasciasse aderire la schiena contro il suo petto. Il capo di Harry era appoggiato su una sua spalla e la pergamena adesso la teneva lei in mano. Tista iniziò a leggere con voce piena di emozione, come se anche per lei fosse una cosa importante come lo era per Harry.

Caro Harry,

Riuscire a trovare queste parole non è semplice per me. Sai che non sono bravo con le parole, figuriamoci con quelle scritte. Miseriaccia! Però dovevo farlo, devo cominciare pure da qualche parte a sistemare le cose e credo che il primo passo sia giusto che io lo faccia con te. Non so come scusarmi per il mio comportamento, per quello che ho detto a te e alla tua amica Nott, e mi dispiace anche di averti tenuto così distante. Sto facendo delle sedute con un magipsicologo e mi sembra mi stiano aiutando a vedere le cose con più chiarezza. Noi siamo cresciuti insieme e non mi va che diventiamo due estranei, dopo tutto quello che abbiamo passato.

Se fossimo insieme, lo so, ti direi: andiamo a fare due tiri a Quidditch. E tutto si risolverebbe in una sudata e una risata. Ma in una lettera mi tocca parlare, spiegare, non posso trovare scorciatoie. Da quando è morto Fred, mi sento come se stessi giocando su una scacchiera truccata, qualcuno mi ha sottratto dei pezzi che non avrei dovuto perdere. La rabbia per questa ingiustizia è stata tanta, forse più ancora dal dolore. Il dottore dice che, scemata la rabbia, sarò libero di vivere il dolore e questo, anche se farà male, sarà pulito. Sarà come far uscire un veleno. Spero di cuore che abbia ragione e non sia solo un cumulo di chiacchiere da Gazzetta del Profeta!

Se puoi, perdonami e spero tu porgerai le mie scuse anche alla tua amica. Lʼho giudicata per il suo cognome e so, ho sempre saputo, quanto sia stupida questa cosa. Sirius non era certo come il resto della sua famiglia, eppure era un Black dalla cima del capelli alla punta dei piedi. Non che il mio primo incontro con Sirius sia stato un successo! Ma tu mi capisci. Merlino, a volte si può essere dei grandi idioti! Non so quando tornerò a Hogsmeade, ora sono da Bill e Fleur, ma quando sarà ti manderò un gufo. Vi devo una burrobirra,

Ron

Terminò la lettera e avvolse la pergamena in un rotolo. Harry lʼaveva stretta tutto il tempo, lasciando che il suono delle parole scritte da Ron arrivassero alla sua testa, ma soprattutto al suo cuore.

«Harry, tutto okay, mon cher?» la voce di Ametista era leggera come una carezza. Non si era ancora voltata ma era accoccolata al suo petto come una gattina

«Sì, tesoro. Sto bene. Molto bene...» sussurrò Harry, infilando il naso, e gli occhiali, fra i suoi capelli.

«Ron è quel garçon rosso che ci ha urlato contro qualche mese fa, vero?»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora