80. Un regalo inaspettato

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Quando Charlie aveva avuto quellʼidea, non aveva riflettuto poi molto. Impulsivo lo era sempre stato, ma non era solo quello. Non gli andavano a genio le ingiustizie e quella ai danni di Daphne Greengrass lo era: nessuno dovrebbe pagare per gli sbagli altrui, nemmeno quelli di un genitore, pensava. Così aveva deciso di chiedere Percy un favore, un grosso favore, e per farlo aveva dovuto spiegare la situazione e lui lo aveva stupito. Non lo aveva giudicato o altro, aveva solo sorriso, sistemando meglio sul naso gli occhiali da lettura che usava in ufficio.

«Chiederò a Audrey» aveva detto e un paio di giorni dopo Charlie aveva tutto lʼoccorrente per la sua sorpresa.

Nel frattempo la missione alla Gringott era andata alla grande e i fratelli si sarebbero incontrati da Bill quel fine settimana per esaminare il diario.

Adesso doveva soltanto chiedere a Minerva il permesso di usare gli elfi domestici del castello. A Malfoy aveva già chiesto Wencky, ma lui aveva ribadito con un sorriso che doveva chiedere a lei stessa, perché si trattava di unʼelfa libera, anche se lei rispondeva comunque che era necessario chiedere al suo padroncino. Erano incorreggibili quei due. Prese un respiro profondo prima di dire la parola dʼordine. Cosa poteva mai succedere in fondo? Sarebbe stato espulso da Hogwarts, ecco cosa!

«Avanti!»

La voce di Minerva lo colse alla sprovvista. Si toccò nervoso il ciuffo di capelli e decise di entrare nellʼufficio della Preside. Era stato un Grifondoro, dopotutto, non era nella sua natura tirarsi indietro! In cuor suo, aveva già deciso.

«Buongiorno Minerva, posso parlarti?»

«Charlie! Entra, mio caro. Vuoi parlarmi di qualche problema? Ci sono novità?»

Il ragazzo si mosse nervoso verso una sedia davanti alla scrivania, seguito dagli acuti e chiarissimi occhi della Preside. «In realtà sì, ma avrò notizie più precise nel fine settimana. Non è per questo che volevo parlarti...»

Minerva sembrò invitarlo a proseguire con lo sguardo e un sorriso quasi materno.

«Il giorno della mia aggressione, tu avevi dato alla signorina Greengrass autorizzazione ad andare alla sua casa di Londra.»

«Ricordo, sì, un episodio spiacevole, da quanto mi è stato riferito dai miei informatori.»

«Appunto, non mi piacciono questo tipo di pregiudizi e ingiustizie. Abbiamo lottato tanto per abolirli, Fred è morto anche per questo... Le hanno devastato casa, oltre a insultarla. Io ho pensato che fosse un gesto carino, e doveroso, sistemare la casa di Daph... della Signorina Greengrass. Ho chiesto a Percy un favore e ho le chiavi e un foglio firmato dal Ministro in cui viene riconsegnato lʼimmobile al capofamiglia Greengrass e in cui si dichiara la sua estraneità agli affari del precedente capofamiglia attualmente detenuto ad Azkaban. Però avrei bisogno degli elfi del Castello per mettere tutto in ordine e di un permesso per la Signorina per riconsegnarle quello che è suo di diritto.»

Minerva lo aveva ascoltato fino alla fine senza interromperlo... E senza poter fare a meno di notare la passione con cui Charlie Weasley descriveva la situazione. Avrebbe potuto pensare al suo innato idealismo, se non fosse stato per quellʼimpercettibile lapsus. Daphne, stava per dire. Non il Prefetto, la signorina o semplicemente Greengrass. Daphne, e lei sapeva che avrebbe dovuto approfondire. Però tutti loro avevano sofferto più del dovuto, in fondo lei non sapeva nulla e se non sapeva non poteva di certo intervenire. Però Charlie, benedetto figliolo!, avrebbe fatto meglio a essere meno incauto. Sempre che non fosse una leggerezza. Ma quel tono...

«E quando ne avresti bisogno, caro?»

«Minerva, lo so che non è il protocollo... Come? Quando? Cioè, sì?»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora