13. Pietra di Luna

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Draco e Blaise, quel tiepido sabato mattina di metà settembre, stavano girando per il pittoresco villaggio di Hogsmeade da oltre unʼora. I cottage con il caratteristico tetto di paglia erano stati ristrutturati e molti dei negozi di High Street avevano riaperto le loro attività. Non cʼera più lʼaria di abbandono che si respirava negli ultimi tempi e passeggiare era davvero piacevole. Da lontano, la sagoma del Castello sembrava osservarli, rassicurante.

«Tu hai deciso cosa prendere?»

«Macché!» sbuffò il biondo serpeverde.

«Sai che sembri meno pallido del solito?» ironizzò Zabini con un sorrisetto.

«Blaise, finiscila di sfottere, non sono pallido...»

«No, scusa, non sei pallido. Sei bianco. A volte dimentico che pallido vuol dire che un poʼ di colore resta!» rispose divertito alle proteste dellʼamico.

«Uffa! Ho il colorito dei nobili purosangue. Scusa, eh!»

«Io invece quello dei nobili che se la spassano, chissà chi va meglio! Guarda, cʼè Paciock con la Abbott! Stanno comprando una pianta, mi sa. Idea scartata! Tra poco ci resta davvero solo il libro.» Asserì il ragazzo moro, osservando i due ragazzi che uscivano da un nuovo negozio di fiori e piante magiche, aperto dopo la fine della guerra.

«Potter deve averle preso un libro. Me lo sento, è talmente ovvio.» sbuffò Draco contrariato.

«Una bella piuma? O un calderone pregiato?» Provò a buttare lì Blaise.

«E se chiedessimo a Daphne?»

«Aspetta, scommetto che hai pensato: è una ragazza, ne capisce di più!» Rise Blaise, dandogli una pacca sulla spalla.

«Ovvio, no?» Disse Draco ridendo. E, dopo settimane, a Blaise sembrò di avere di nuovo una conversazione normale col suo vecchio amico. Certo, era sempre pallido e triste, ma almeno non era cupo come nei mesi precedenti.

«Sai che ti dico? Io vado ai Tiri Vispi Weasley e mi faccio consigliare da George Weasley. La conosce certo meglio di Daphne.»

«Scherzi, spero! Vuoi essere schiantato, o peggio?»

«Dai, Draco, non ci succederà nulla!»

«Io lì dentro non ci entro. Piuttosto vengo alla festa a mani vuote, come un pezzente qualunque.» Affermò, ribadendo il concetto con un gesto teatrale delle mani.

«Non mi dire che hai paura di Lenticchia! Non è così che lo chiamavi?»

«Pfui, la donnola non rientra nei miei pensieri... Ma preferisco girare a largo da quella famiglia. Sai mia zia... Fred... Dannazione.» Farfugliò il ragazzo, in evidente imbarazzo.

«Draco Malfoy, tu ora entri con me dai Tiri Vispi Weasley e compri un regalo a quella cara e bella mezzosangue.»

«Blaise no. Dai...»

«No cosa? Non entri o non la devo chiamare mezzosangue?»

«Entrambe le cose, per Salazar. Falla finita, o ti schianto, giuro su mia madre!»

«Ehi, ehi, calmati. Stavo scherzando. Comunque non la chiamerei mai in quel modo e neanche tu adesso... Lo so. Cerchiamo Daphne, forse è ancora da Madama McClan e ci potrebbe aiutare a trovare una bella sciarpa per lʼinverno, con dei guanti magari.»

«Ma sì. Originali.»

«Preferisci donarle un organo?»

«Blaise, giuro su la casa Serpeverde che ti schianto! Sei insopportabile.»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora