La mattina del suo compleanno, Hermione si era svegliata di buon umore. In fondo il giorno prima, pur non essendo andata a Hogsmeade, aveva chiarito con Ginny e Luna, dopo cena, non aveva menzionato alcuna festa. Certo, era sempre possibile che avessero architettato qualcosa a sua insaputa, ma era difficile, lei era una dei Capiscuola, sapeva tutto ciò che succedeva al Castello.
Dopo essersi fatta una doccia, decise di passare alla tomba di Silente; era presto e i suoi compagni non si sarebbero svegliati prima delle otto. Una leggera nebbiolina ricopriva il paesaggio, facendo sembrare il parco e il lago ancora più incantati di quanto non fossero già. Arrivò in fretta al blocco di pietra, immersa nei suoi pensieri. Quando fu lì nei pressi, però, si sentì gelare il sangue nelle vene. Una figura giaceva inerte per terra, ai piedi del sarcofago che conteneva i resti mortali di uno dei più grandi maghi che fosse mai vissuto: Albus Silente.
La riccia accelerò i suoi passi: chiunque fosse, non poteva evitare di prestargli soccorso. Stava per lanciare lʼincantesimo Periculum per richiamare qualche professore, quando si accorse di una chioma arruffata a lei ben nota.
Disteso a terra cʼera Harry Potter, con i capelli sparpagliati in ogni direzione e raggomitolato su se stesso, come se si fosse addormentato lì.
«Harry» bisbigliò la ragazza arrivando un palmo da lui e constatando che respirava ancora e non c'era sangue. Poiché il suo migliore amico non dava segni di vita lo chiamò ancora, sfiorandogli una spalla.
«Mhmm, Herm, che ci fai qui?» si riscosse infine il ragazzo.
«Potrei chiederti la stessa cosa.»
Harry sembrò rendersi conto di dove si trovava solo in quel momento.
«Merlino! Devo essermi addormentato. Ahia, la schiena!»
«E direi! Ti sei addormentato sulla pietra! Su, alzati! Torniamo dentro, sei gelato!»
«Oh, sì certo, Herm. Sei venuta a cercarmi?»
«A esser sincera, no. Mi sono svegliata presto, volevo vedere sorgere il sole dalle rive del Lago nero e salutare il Preside.»
Harry annuì pensieroso, qualche filo dʼerba ancora fra i capelli.
«Non riesci ancora a dormire bene, vero?»
«Mah... dai, ho fame, andiamo a fare colazione» rispose, senza guardarla in volto. Poi si fermò: quella non era unʼamica qualunque. «Okay, è vero. Ma non ti devi preoccupare, è normale, no? Passerà.»
«Questa guerra ci ha segnati tutti nel profondo... Anche se per alcuni non in modo così negativo» disse, osservando la figura bionda ed elegante di Draco Malfoy in lontananza. Si trovava appena fuori dalle mura del castello in quella che era in apparenza una tuta babbana grigia, col cappuccio, e stava correndo. Hermione non poté negare che fosse molto affascinante avvolto dalle prime luci del mattino. Merlino, cosa aveva mai pensato! Si riscosse.
«E forse alla fine saremo tutti cresciuti, no?»
«Sì, o saggia Caposcuola! E buon compleanno!» ridacchiò Harry, dandole una spintarella. Non gli era sfuggita lʼocchiata dellʼamica al serpeverde.
Il ragazzo aveva notato degli strani avvicinamenti fra la sua migliore amica e Malfoy. Ma aveva deciso che la guerra era finita e che loro, tutti loro, meritavano unʼaltra possibilità per essere felici. Lui ci stava lavorando, anche se la notte le cose erano più difficili.
~
Draco Malfoy amava il silenzio del mattino, lʼaria pungente delle prime ore del giorno e correre con il vento nei capelli. Era unʼabitudine che aveva preso nel suo orribile sesto anno di scuola. Quando il peso del compito che gli era stato assegnato era diventato talmente grande da schiacciarlo, solo correre gli dava la sensazione di poter sfuggire dai suoi pensieri. Il pomeriggio a Hogsmeade era stato proficuo e trovare un regalo per la Granger si era rivelato un impegno inaspettatamente soddisfacente. Perfino divertente, grazie a Luna e alla sua amica Ametista. La ragazza aveva lo stesso spirito pungente di Theodore, ma anche molta gentilezza dʼanimo. Sperava solo che non ci sarebbero stati problemi alla festa. Tutti davano per scontato che Hermione Granger sarebbe stata contenta di vederlo. Lui, quanto meno, sperava che avrebbe accettato la sua presenza senza dare in escandescenze. Per Blaise era diverso, erano entrambi Capiscuola, collaboravano e lui, in ogni caso, non aveva mai commesso gli stessi suoi terribili, stupidi, errori. Certo, la ragazza non era mai stata ostile questʼanno nei suoi confronti, né con nessuno dei serpeverde a dire la verità. Ma era il suo compleanno... eppure non vi avrebbe rinunciato, avrebbe corso il rischio di essere rifiutato. E, forse, se lo sarebbe meritato.
Draco aveva iniziato la sua corsa immerso in quei pensieri, quando la vide in lontananza camminare con Harry Potter. I lunghi capelli bruni si muovevano come unʼonda leggera nel vento. Il senso di disappunto che gli dava vederli insieme, complici, era del tutto nuovo e inaspettato. Cercò di ignorarlo, calandosi il cappuccio della felpa che indossava sulla testa, e aumentando il ritmo. Però il fastidio restava. Le lanciò un ultimo sguardo e si accorse che lo stava osservando. Quasi perse il passo, mentre sentiva il battito accelerare. Le rivolse un sorrisetto, incerto e quasi timoroso. Hermione ricambiò con un lieve cenno della testa, per poi proseguire con Potter verso il castello.
~
La giornata stava volgendo al termine. Tutti le avevano rivolto un augurio e Minerva McGranitt addirittura le aveva regalato un compendio di Trasfigurazioni, livello avanzato, con una dedica di suo pugno. Hermione ne era stata commossa. Stranamente, nessuno dei suoi amici le aveva regalato niente. Ci era rimasta un poʼ male, ma in fondo era stata lei a dire in giro di non voler festeggiare. Beh, lʼaveva proprio urlato, a dire il vero! Anche se il momento in assoluto più triste era stato quando non era arrivato un gufo da parte dei suoi genitori come negli anni passati. Un solo gufo si era fermato accanto al suo piatto, per consegnare la Gazzetta del Profeta. Lei lʼaveva guardato mestamente, accarezzandogli con un dito le piume del petto, lʼaveva pagato e gli aveva dato anche un pezzetto di biscotto.
La cena era quasi finita ed Hermione a breve avrebbe avuto la ronda con Blaise. Stava quasi per alzarsi per andare verso la Sala dei Trofei, quando un pop la distrasse e si trovò a fissare un esserino dai grandi occhi chiari e le orecchie appuntite, che la osservava mesto.
«Signorina Granger, Wencky deve chiedere scusa...»
«Scusa?»
«Sì, Wencky ha sbagliato e adesso Wencky dovrà punirsi, ma non è colpa del padroncino Draco, né di Harry Potter... Wencky ha fatto confusione, ecco!»
Hermione non capiva nulla di quello che lʼelfa stava dicendo. Gettò unʼocchiata intorno a sé, ma Harry non cʼera e anche il tavolo serpeverde era quasi deserto.
«Non so di cosa devi scusarti, ma non ti devi preoccupare. Sul serio... E nemmeno ti devi punire.»
«Ma Wencky ha fatto un errore, signorina! E i signorini Malfoy e Potter contavano su Wencky!»
«Wencky, ascolta bene, ti ordino di non punirti. So che... i signorini Malfoy e Potter non lo vogliono. Cosa hai sbagliato? Raccontami, forse posso aiutarti.»
Lʼelfa sembrava dubbiosa ma alla fine, prendendo un grosso respiro, disse: «Wencky doveva fare una torta, una grande col cioccolato. Wencky è brava a fare le torte, il signorino Malfoy dice sempre che Wencky è la migliore!» sospirò «Wencky però non aveva capito che era per stasera, cioè adesso, e la torta non è ancora pronta. Deve cuocere almeno un altro quarto dʼora e poi Wencky può portare. Mi perdona signorina?»
«E i signorini Potter e Malfoy non possono aspettare?»
Hermione era confusa, spiazzata da questo sprazzo di golosità del suo amico, per di più in compagnia di Draco Malfoy. Malfoy! E Harry! Povera Wencky, lʼavevano messa in difficoltà.
«Beh, signorina, ma la torta è per lei! Per il suo compleanno, e deve scusare Wencky che non è stata capace di prepararla in tempo. Il signorino Malfoy si era raccomandato tanto! Può scusare Wencky, signorina Granger?»
Hermione sgranò gli occhi stupita. Una torta, una torta di compleanno per lei. Era da tempo che non ne riceveva una. E Draco Malfoy si era preoccupato che lʼavesse in tempo. Draco.
«Facciamo così Wencky, io mi attarderò un poʼ a prepararmi per andare alla Sala dei Trofei e quando sei pronta mi chiami, okay? Tanto ho bisogno di riposare un poʼ, è stata una lunga giornata. »
Lʼelfa sembrava visibilmente sollevata. «Mi basteranno quindici minuti signorina... La aspetto però nel cortile dellʼorologio per darle la sua torta.» E, detto questo, sparì con un sonoro pop.
Hermione sorrise fra sé e sé, lʼidea di ricevere una torta era più che gradita. Lʼavrebbe portata alla ronda e divisa con i compagni e soprattutto avrebbe ringraziato Draco. Malfoy, avrebbe ringraziato Malfoy.
«I signorini...» ripeté tra sé ridacchiando. Suonava così buffo alle sue orecchie! Per non parlare del fatto che quei due avevano messo da parte rancori e orgoglio per il suo compleanno. Forse era stata un poʼ troppo frettolosa a urlare contro i festeggiamenti. Era vero, i suoi genitori non cʼerano, né sapevano della sua esistenza, ma i suoi amici erano lì e la volevano festeggiare e forse avrebbe dovuto lasciarglielo fare. Si appuntò mentalmente di chiedere scusa a Luna.
STAI LEGGENDO
La profezia dei fondatori
FanfictionUn nuovo anno inizia ad Hogwarts. La seconda guerra Magica è terminata da pochi mesi portando con sé cicatrici e dolori. Charlie Weasley arriva al Castello, chiamato a sostituire Hagrid. I nostri eroi riusciranno a passare un anno in pace, oppure un...