Draco aveva visto Blaise e Ginny rientrare al castello scuri in volto. La rossa sembrava un vulcano pronto ad esplodere. Il suo amico, dʼaltro canto, aveva lʼaria stanca e stravolta.
Hermione era immersa in un uno studio approfondito del castello e delle sue storie e lui aveva deciso di allenarsi un poʼ a Quidditch, da solo. La partita coi Grifondoro si avvicinava e pure San Valentino. Si era incaponito di voler regalare alla ragazza il boccino dʼoro. Doveva prenderlo lui, e non Potter, o sarebbe stato dannato! Il regalo perfetto, per la sua meravigliosa ragazza e un messaggio bello chiaro per qualcun altro. Sì, era geloso marcio, non lo negava a se stesso. Hermione non faceva nulla per alimentare questa sua gelosia, anzi, lei era perfetta. Erano queglʼaltri mammalucchi che lo facevano innervosire. Soprattutto Steeval, che ancora non aveva ben compreso che Hermione Granger era la sua ragazza, sua e di nessun altro. Non era un concetto difficile, lui poi era pure un cervellone, ci sarebbe dovuto arrivare facilmente.
Sbuffò a quel pensiero e virò più in alto, il cielo era carico di nubi e ben presto avrebbe iniziato a nevicare. Il freddo gli piaceva, lo faceva sentire vivo, quasi quanto Hermione.
«Padroncino Draco!» la vocina di Wencky arrivò a malapena alle sue orecchie portata dal vento che soffiava forte. Il ragazzo virò di nuovo e scese di basso dove la sua elfa, imbacuccata in un plaid, lo aspettava.
«Dimmi, Wencky, che succede?»
«Oh, nulla. Sì, insomma... Il Signor Ron ha attaccato il signorino Blaise e la signorina Ginny, ma Wencky ha chiamato il signor George come lei aveva detto. Comunque il signor Charlie era già intervenuto... Wencky controllava la professoressa e quella si è incontrata con una signorina bionda che prima era col signor Ron...»
Draco sbuffò, quella storia doveva finire.
«Ma non è per questo che sono qui padroncino, la signorina Hermione mi ha chiesto di dirle che la aspetta nella stanza delle necessità.»
Sorpreso, Draco annuì; forse Hermione aveva scoperto qualcosa. Magari era il caso di affrettarsi, senza passare a farsi una doccia.
«La raggiungo subito, grazie, Wencky! Penseresti tu alla mia scopa?»
«Certo padroncino!» La piccola elfa gli prese di mano il manico di scopa, con un sorriso smagliante, e si smaterializzò. Draco buttò indietro i capelli sudati e si affrettò verso il Castello.
Salì direttamente al settimo piano, dove si trovava la stanza delle necessità. Aprì la porta senza bussare; Hermione era lì, quasi sdraiata su un tappeto, una pila di libri accanto e un braccio a coprire gli occhi.
«Ehi, piccola. Ti senti bene?»
«Sei venuto...» disse con tono incerto, osservandolo bene. Era di una bellezza mozzafiato. «Sto bene, ho solo deciso di fermarmi un poʼ.»
«Mi sembra giusto. Dammi dieci minuti, mi faccio una doccia e ti raggiungo. Magari in due ci viene in mente qualcosa.»
«Oh, no! No, fermati!»
Draco inclinò la testa incuriosito. Hermione gli si era avvicinata tanto da sentire il suo fiato sul collo. Era più bassa di lui di diversi centimetri. «Stai un poʼ con me. Non cʼè quasi nessuno al Castello, ora...»
Il ragazzo deglutì a vuoto, aveva capito bene? Lei voleva, cioè lui lo voleva, oh, per Salazar, il cervello gli aveva fatto corto. E poi Hermione si strinse a lui facendo scorrere le sue mani affusolate fino al suo fondoschiena. Draco sussultò per la sorpresa sentendosi toccare in quel modo così intimo. «Herm...»
«È mio dovere morale, signor Prefetto, saggiare le sue qualità! Che Caposcuola sarei, se non lo facessi...» lo disse seria, con un cenno di malizia, e Draco rispose istintivamente appropriandosi delle sue labbra. Lasciò scorrere anche lui le mani sul corpo della ragazza, sentendosi scottare, sarebbe stato davvero difficile mantenere il controllo.
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La profezia dei fondatori
FanfictionUn nuovo anno inizia ad Hogwarts. La seconda guerra Magica è terminata da pochi mesi portando con sé cicatrici e dolori. Charlie Weasley arriva al Castello, chiamato a sostituire Hagrid. I nostri eroi riusciranno a passare un anno in pace, oppure un...