1. Lo Smistamento

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La mole del castello si elevava maestosa, il cielo stellato era appena offuscato da qualche nube. Una voce profonda sovrastò il brusio del chiacchiericcio eccitato dei bambini: «Voi del primo anno, da questa parte!»

Per la prima volta da molto tempo, gli studenti scesi dallʼHogwarts Express non trovarono la robusta figura di Rubeus Hagrid a dar loro il bentornato, ma un giovane uomo dai tratti decisi e lo sguardo vivace. Gli studenti più piccoli gli si accostarono con un certo timore. Li fece salire sulle barche, con un leggero affanno: erano molto numerosi, molto più di quello che aveva immaginato... o ricordato, da quando era studente. Ma, forse, era lʼeffetto di ritrovarsi in un mondo magico finalmente privo di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Con un balzo, salì sulla barca che avrebbe guidato le altre e la sfiorò con la bacchetta magica: il legno, docilmente, si staccò dalla riva, dirigendosi con velocità costante verso la grande e scura mole del castello. Dietro la sua barca, come la scia di una cometa, seguivano tutte le altre. Udiva le esclamazioni di meraviglia e reverenza dei ragazzini dietro di sé, ma non li guardava: gli occhi erano fissi sulle torri imponenti che si stagliavano verso le nubi, tagliando lʼorizzonte.

Sbarcarono con lentezza e impaccio ancora maggiore rispetto a quando si erano imbarcati: alla difficoltà di rimettere i piedi sulla terraferma, si aggiungeva lʼansia di trovarsi finalmente nel territorio del Castello che ospitava la Scuola di Magia e Stregoneria probabilmente più prestigiosa del mondo. Nelle menti di quei bambini, la Sala Grande doveva apparire ancora lontana e decisamente spaventosa.

Davanti alle porte, si rese conto che ormai non lo seguivano quasi più, troppo presi a commentare tutto quello che vedevano, a ipotizzare il proprio destino dietro quelle mura.

«Silenzio, ragazzi, seguitemi, svelti!» Provò a richiamarli, alzando la voce. «Non possiamo fermarci troppo qui, dobbiamo andare in Sala Grande. Su, su svelti!»

Charlie proseguì, con passo agile, costringendoli a seguirlo senza più proteste. I personaggi dipinti nei quadri si mossero, affacciandosi per dare unʼocchiata ai nuovi arrivati che, per la maggior parte, non avevano mai visto una cosa simile. Charlie scosse il capo. Un uomo bruno, dal naso pronunciato e leggermente adunco pareva molto adirato. Parlava con un altro ritratto.

«Ma non è Piton?» sentì sussurrare da una vocetta emozionata.

«Lumacorno è un inetto!» stava brontolando il ritratto. «Il Distillato Sviante potrebbero farlo anche gli studenti a livello G.U.F.O.!»

«Quel Piton?» si chiesero gli studenti.

Charlie lo zittì, cercando di nascondere un sorriso.

«Professore, la prego! Sa bene che la Preside ha chiesto discrezione!»

«Siamo quasi arrivati, su... non vi ammassate! Ecco, ora datevi una sistemata, immagino vogliate fare una buona impressione, no? Lisciate quei mantelli, sistemate i capelli. Un minuto ancora e le porte della Sala Grande si apriranno. Voi mi seguirete fino alla fine della sala. Lì vi chiameranno uno alla volta e avverrà lo smistamento.»

Il silenzio ormai si tagliava a fette. Le porte si aprirono e Charlie avvertì, come di colpo, mille occhi su di loro.

In fondo alla sala cʼera uno sgabello e sopra un cappello. Vecchio, logoro, strappato in più punti e bruciacchiato dopo lʼultima battaglia. Quanti anni aveva? Sembrava ieri che lʼaveva sentito calare sulla sua testa! Ma tutti gli occhi conversero su di lui e, dʼun tratto, lo sentì cantare:

Eran nellʼora lontana nel vetusto maniero

quattro maghi di fama noti nel mondo intero:

il fier Grifondoro, di cupa brughiera

e Corvonero, beltà di scogliera

e poi Tassorosso, mite amante dei prati

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora