83. La rossa impulsiva

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Il tempo passava e Ginny sembrava sempre più sulle spine. Ogni giorno le lezioni si susseguivano, come se non ci fosse stata nessuna profezia, nessun pericolo e nessun nemico ormai latitante. Charlie spariva di punto in bianco e non le diceva niente, Hermione e Draco passavano più tempo in biblioteca che a baciarsi e lei? Non aveva niente da fare e si sentiva fremere; anche con Blaise le cose sembravano essersi raffreddate, ma non era quello il problema, o forse sì. Aveva letteralmente il terrore di un rapporto simile a quello che aveva avuto con Harry, in cui lei era costantemente in un angolo, mentre il Prescelto salvava il mondo. Non che fosse sbagliato lottare, ma perché escluderla? Aveva passato gran parte della sua vita fuori dallʼazione e adesso voleva fare qualcosa. Doveva. Non era più troppo piccola o indifesa, o impreparata o chissà quale altra stupida scusa le avevano propinato in passato; come se Harry, Hermione e suo fratello Ron non si fossero cacciati nei guai fin dal loro primo anno!

Per questo aveva deciso di trovare il cuore di Hogwarts da sola. Doveva pur essere da qualche parte. Se, come le aveva detto Hermione, era la Sala Grande il fulcro originale del castello, da lì avrebbe iniziato le sue ricerche. Però era necessario procedere con cautela; non era il caso di fare il suo sopralluogo durante la giornata, con il continuo viavai di studenti, professori e persino fantasmi. Aveva sottratto a Harry il suo mantello dellʼinvisibilità; Harry lo metteva sempre nello stesso posto, in un angolo in fondo al suo baule, non se ne sarebbe mai accorto, sperando che non gli servisse allʼimprovviso. Aspettò che tutti dormissero e lo mise sulle spalle, per poi scendere in Sala Grande nel cuore della notte. Cauta, camminava in punta di piedi: era vero che aveva il mantello, ma Mrs Purr sembrava percepire lo stesso le persone nascoste e avrebbe di certo attirato il guardiano. Il vecchio Gazza era ormai mezzo cieco, ma il suo carattere non era migliorato per niente.

«Lumos» disse decisa, quando ormai era dentro la grande Sala praticamente buia. Fece scivolare via il mantello, dopo aver chiuso il battente, e cominciò ad avanzare, guardando lʼenorme spazio come se fosse la prima volta che lo vedeva.

La Sala non era mai parsa così buia e quasi minacciosa, le ombre che creava con la bacchetta illuminata erano ingannevoli, non riusciva a capire dove fosse più necessario indagare.

«Revelio» sussurrò in un punto indefinito del pavimento.

«Chi cʼè?» Una voce perentoria la fece sussultare e si abbassò di scatto, cercando di nascondersi tra i tavoli, gettandosi il mantello sulle spalle. Non era la voce di Gazza. Chi poteva essere?

«Potter, gli anni passano e tu non cambi. Non ti sembra sia il caso di dormire di notte? Dai, esci fuori. Sono io, Blaise.»

Il respiro affannoso di Ginny si calmò leggermente: non era in pericolo. Si sarebbe arrabbiato, però, accidenti!

«Harry, dannazione, vieni fuori. Lo so che sei tu. Il tuo mantello è ormai famoso in tutta la scuola.»

Che sciocca, avrebbe dovuto prendere pure la mappa del Malandrino, così avrebbe potuto evitare tutto questo. Non voleva che Blaise la scoprisse. Rimase in silenzio sperando che se ne andasse. E poi perché non era con Hermione? Non dovevano fare la ronda insieme?

A un tratto lo vide fermarsi, alzare il viso e respirare più forte.

«Gin?» mormorò. «Ginny! Esci, accidenti! Lo conosco il tuo odore! Lumos

«Morgana santissima, che vuol dire che conosci il mio profumo?» mugolò la ragazza, uscendo dal suo nascondiglio indispettita.

Il cipiglio di Blaise non si spianò.

«Certo che lo conosco, Gin, ti pare strano? Che ci fai qui? Da sola, nel bel mezzo della notte, accidenti alla tua testa da Grifondoro!»

«Uff. Che significa da sola? Non ho bisogno di scorta per muovermi nel Castello, mi pare. Sono stanca di fare da tappezzeria. Dovevo fare qualcosa, Blaise. E perché tu sei da solo, allora? Non è tardi per la ronda? E dovʼè Hermione? Ah, giusto! Tu da solo ci puoi stare.»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora