Draco Malfoy aveva ricevuto la lettera del Wizengamot direttamente dalle mani della Preside, qualche giorno dopo lʼannuncio della festa di Halloween. La Professoressa McGranitt glielʼaveva consegnata, accompagnandola con parole di incoraggiamento e fiducia, le leggeva il dispiacere nello sguardo. Le faceva pena, che brutta sensazione che gli dava!
Tutto il Castello era in fermento per chi avrebbe invitato chi e lui si sentiva così al di fuori da tutto questo da voler affatturare qualcuno, qualcosa, fosse anche una delle pietre le Lago Nero. Fremeva di rabbia ma, allo stesso tempo, sapeva di meritare quel dolore che, come una lama infitta nella carne, tornava a tormentarlo ogni notte. Era ovvio che non riuscisse a dormire e non poteva rimanere nemmeno confinato nel bagno della sua camera a guardare il fondale del Lago, se qualcuno dei ragazzi si fosse svegliato per andare in bagno lo avrebbe visto in quello stato. Blaise, soprattutto, lʼavrebbe visto così e lui non voleva dare altre preoccupazioni al suo migliore amico.
Il rampollo di casa Malfoy se ne stava seduto su di uno degli ultimi sassi affioranti dal Lago Nero, il buio lo circondava. Faceva freddo e il mantello non lo copriva abbastanza. Era gelato. Sarebbe stato facile lasciarsi cadere nellʼacqua scura e farsi stritolare dalla piovra gigante o rapire dalle sirene, come era successo durante il torneo Tremaghi alla Granger, a Hermione. Draco sospirò, ripensando agli occhi luminosi della grifondoro.
Non sapeva che ora potesse essere, ma era ancora troppo buio, era sempre troppo buio. Il Marchio Nero bruciava sul suo avambraccio sinistro e, a ogni fitta maledetta, sentiva un macigno in petto, come se non potesse respirare liberamente. Come se il potere maligno di quel simbolo di morte non fosse scomparso con la dipartita del suo creatore. Era sempre lì su di lui e non se ne sarebbe mai andato. Chinò il capo tra le braccia, stringendosi le ginocchia. Avrebbe voluto scomparire. Il processo. Affrontarlo. Non ce lʼavrebbe mai fatta. Sarebbe stato così facile sbilanciarsi e cadere nellʼoblio, ma era un codardo e non ci riusciva. Era una Serpe, lo sarebbe sempre stato.
Hermione si era svegliata tutta sudata. La camicia da notte era incollata alla pelle, tanto era bagnata, e i capelli, sciolti e appiccicosi, le davano fastidio sul viso. Si tirò a sedere e si guardò attorno. Bellatrix, di nuovo. Le risate folli, le sue mani chiuse ad artiglio attorno al suo polso. E invece era nel suo letto, a Hogwarts, circondata dalle sue cose. Il baule aperto in un angolo, i suoi libri sul comodino. Le era tutto insopportabile, qualche volta, anche il sonno tranquillo di Grattastinchi, acciambellato ai piedi del letto. Scosse la testa e si alzò, irrequieta. Guardò fuori dalla finestra: era quasi lʼalba. Decise di uscire, le avrebbe fatto bene, ne era sicura, le avrebbe calmato i nervi. Si infilò svelta un jeans e il maglione che le aveva fatto lo scorso Natale Molly Weasley, anche se lei Harry e Ron non cʼerano per festeggiare con loro; era caldissimo e lʼavrebbe protetta dal freddo. Molly era sempre stata meravigliosa, con lei! Si gettò il mantello sulle spalle e si diresse verso il lago, per vedere se Harry fosse in giro o, peggio, se si fosse di nuovo addormentato sulla tomba di Silente. Le notti erano ormai fredde e si sarebbe ammalato se avesse continuato in quella sua insana abitudine. Avvicinandosi allo specchio dʼacqua, una figura scura che si stagliava sulla riva la fece tremare. Era in bilico, seduto in un modo strano. Harry? Più si avvicinava a passo svelto e più si rendeva conto che non era il suo migliore amico, ma il cuore perse lo stesso un battito, o due, o tre: era Draco Malfoy.
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La profezia dei fondatori
FanfictionUn nuovo anno inizia ad Hogwarts. La seconda guerra Magica è terminata da pochi mesi portando con sé cicatrici e dolori. Charlie Weasley arriva al Castello, chiamato a sostituire Hagrid. I nostri eroi riusciranno a passare un anno in pace, oppure un...