51. In attesa del Capodanno

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I giorni dopo Natale passarono veloci e in men che non si dica il nuovo anno era alle porte. Ginny aveva deciso di passare il Capodanno alla Tana, aveva scritto una lettera a Hermione, in cui spiegava che non era possibile lasciare i suoi familiari da soli, non quellʼanno per lo meno. Per Hermione era stata una piccola delusione, ma non poteva non comprendere le sue ragioni. Lei, del resto, si stava godendo come mai prima dʼora il periodo natalizio a scuola, completamente presa da colui che un tempo era stato il suo tormento.

Al castello, oltre a Hermione, Harry e Ametista, cʼerano Draco, Blaise e altri pochi studenti. Quelli del settimo e ottavo anno avevano concordato di fare una festicciola nella stanza delle necessità, dopo il cenone nella Sala Grande.

La riccia aveva poi deciso che quella sarebbe stata lʼoccasione giusta per usare il regalo di Draco. Forse sarebbe stato prudente dormire nello stesso posto, in effetti. Quando aveva detto al ragazzo il suo pensiero, qualche giorno prima, quello si era illuminato come per lʼeffetto di un Lumos Maxima. Il cuore di Hermione perdeva sempre un paio di battiti quando lui le rivolgeva quei sorrisi, così limpidi che sembrava impossibile fossero diretti a lei. Draco sorrideva in quel modo solo quando lʼaveva intorno; un pomeriggio aveva confidato le sue perplessità Blaise e lui aveva riso per i suoi dubbi, per poi dirle come se fosse un segreto: «Ancora non lʼhai capito, Hermione? Eppure sei la strega più dotata del nostro tempo!»

Ma cosa doveva capire? A lei Draco piaceva, forse piaceva molto, suvvia, provava qualcosa per lui, ma sperare che anche il serpeverde avesse gli stessi sentimenti era troppo persino per una romantica come lei. A quel punto Blaise era scoppiato nella risata più sonora che gli avesse mai sentito fare.

«Oh, Hermione, sei incredibile! Spero proprio che quella testa dura del biondino non ragioni come te, altrimenti finirà lʼanno e non avrete capito nulla! Ma, se ti basta il mio parere da amico, quello è completamente andato.»

«Andato?» Lo guardava a occhi sgranati.

«Andato. Perso dietro le tue gonnelle, miss Caposcuola Granger. Cotto.»

A quel punto gli aveva voltato le spalle e se nʼera andata sbuffando.

«Sei matto, Blaise!»

«Fai quel sogno Hermione, e vedrai!»

La grifondoro era lì rimasta imbambolata. Blaise riusciva sempre a coglierla alla sprovvista. Che fosse mai possibile? Era tornata in camera e si era tormentata a lungo, finché non sʼera fermata, dandosi della sciocca: era una Grifondoro lei, non un vermicolo!

«Wencky, potresti venire qui?» disse Hermione con voce abbastanza elevata. Un pop le confermò che la piccola elfa lʼaveva sentita.

«Signorina Hermione, ha chiamato Wencky?»

«Sì, potresti dire a Draco di venire da me? Dopo la festa di capodanno. Solo che dovrebbe venire in volo, perché cʼè un incantesimo sulle scale.»

«Wencky va subito a cercare il padrone.»

«No, Wencky, diglielo quando rientra, okay?» aveva risposto dʼistinto. Se avesse saputo che Draco era al corrente del fatto che avrebbero dormito in camera sua da soli, sarebbe morta di vergogna. Si sentiva le guance in fiamme al solo pensiero, in effetti. Però avevano già dormito insieme, che sciocca! Allora però non si erano ancora baciati e lei non aveva una grande esperienza con lʼintimità. Diciamo che il suo... beh, non più suo Ron non lʼaveva messa un granché a suo agio. In fondo però qui si trattava di fare un sogno condiviso, mica altro. Per un attimo si perse a fantasticare su come avrebbe potuto essere; Draco era appassionato ma anche tenero, forse non sarebbe stata la stessa cosa. Quanto avrebbe voluto che ci fosse stata Ginny! Forse avrebbe potuto mandarle un gufo, sperando che le rispondesse subito, ma non era di certo la stessa cosa. E se lʼavesse chiamata via camino? Scosse la testa, sapeva bene quanta poca privacy ci fosse alla Tana. Se la sarebbe cavata da sola e basta. Per Merlino, ma perché doveva essere così difficile?

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