77. Confronti e zenzerotti

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I corridoi sembrarono improvvisamente deserti, mentre i due Capiscuola avanzavano verso la Presidenza. I passi rimbombavano, sordi, il riflesso delle fiaccole allungava le ombre e le deformava. Blaise cominciò a trovare inquietante il silenzio.

«Non ti sembra incredibile?»

La ragazza volse lo sguardo su di lui, continuando a camminare, svelta e un poʼ affannata.

«Cosʼè incredibile? Qui a Hogwarts tutto mi sembra possibile. Ci sono persino scale che cambiano strada a loro piacimento.»

«Le giornate passano, sembrano tutte uguali, poi dʼimprovviso pare succedere di tutto e pensi di essere giunto a una svolta. E invece tutto pare affondare di nuovo nella routine. Credi che accadrà ancora? Riusciremo davvero a fare qualcosa?»

«Oh, è una sensazione alla quale sono abituata, con Harry era sempre così, ogni volta che sembravano vicini alla soluzione si presentava un nuovo enigma.»

«Ti ammiro sai?»

«Davvero? Anche tu hai fatto quello che potevi, Blaise. Eravamo dei bambini. Tutti noi abbiamo fatto errori che forse non oggi ripeteremo.»

«Forse. Lo spero!»

Hermione gli strinse per un attimo il braccio.

«Ne sono sicura. E non sono lʼunica, o sbaglio?»

Blaise annuì «Ho passato così tanti mesi a tenere sotto controllo i miei amici, che ora che mi sembrano sereni e felici ho una paura fottuta che tutto vada a rotoli... e poi...»

«E poi cʼè Gin? Giusto?»

«Te ne ha parlato lei?»

Hermione scosse la chioma riccia. «No, cioè mi ha detto alcune cose, ma non mi ha raccontato tutto per filo e per segno, anche lei ha paura. Anchʼio in realtà, ma sono abituata a conviverci, anche se è una paura diversa dal solito. La accetto volentieri questa paura, significa speranza. Futuro, anche. Mica male!»

Il moro sospirò. «È solo che questa storia della profezia non ci voleva. Potter ha ragione, ci meritavamo un anno tranquillo e non quadri confusi, compagni sviati o posti sotto Imperio e una Professoressa in fuga.»

«Io ormai sono convinta che la River de Castillo sia la sorella del segretario di Arthur, e che in qualche modo siano imparentati con la defunta professoressa Burbage.»

«Ma lei non aveva figli, né familiari in patria che mi ricordi... Io non cʼero quando è stata uccisa, ma forse Draco potrebbe ricordare qualcosa. Non so però se lo farà, non ama rammentare i giorni al Manor dellʼanno scorso. Tantʼè che lo sta facendo ristrutturare. Sono stupito che non lʼabbia raso al suolo con un Bombarda Maxima.»

«Da qualche parte, nella sua memoria, ci sono anche ricordi belli, della sua infanzia. Ha fatto la scelta giusta, ha reso il Manor nuovamente splendido! E, Blaise, non lasciarti buttar giù dalle difficoltà.»

«La verità è che non so se la famiglia di Gin mi accetterà mai...»

«Che io sappia, Charlie e George fanno proprio il tifo! E poi mi sembra di ricordare un certo maglione...»

«Tu non cʼeri quando Ron ci ha insultati lʼultima volta a Hogsmeade... Ginevra tremava.»

«Ron. Non ne parlo volentieri. Mi prometti di non dire niente a Draco?»

Blaise sgranò gli occhi cercando di cogliere lʼespressione della Caposcuola nella penombra del corridoio, erano quasi arrivati. «Se è una cosa grave io... non ho segreti con Draco: è mio fratello!»

«No, non grave, ma per me non è facile parlarne. E con lui anche di più.»

«Facciamo così: tu dimmelo e poi vediamo come informare il tuo ragazzo...»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora