Speciale 4: Astoria e Ron

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Ron era appena atterrato con la passaporta stretta in mano. Il Castello di Beauxbatons non era così lontano ma, per affrettare i tempi ed essere in orario per la commemorazione, era meglio non rischiare con scope o smaterializzazioni. Già aveva dovuto prendere Dudley e portarlo al Castello e adesso questo. La nausea era tanta comunque, per una volta, era riuscito a rimanere in piedi, gran successo, visti i precedenti! Bill si era raccomandato... fin troppo.

«Ronald» la voce della sorella di Fleur arrivò leggera al suo orecchio. 

«Gabrielle?» Era un po’ incerto, non vedeva da molto la sorellina di Fleur, ma le voci erano così simili che non poteva confondersi.

«Oui, ti stavamo aspettando. Madame Maxime ci aveva avvisato che saresti venuto a prenderci. Conosci già Astoria Greengrass?»

Ron alzò gli occhi, sentendo il nome. Greengrass. Mah, la sorella di quella serpeverde con cui si era messo Charlie. Solo che, alzando gli occhi, sentì un leggero capogiro e una sensazione di vuoto allo stomaco.

«Io... beh, più o meno, ecco. Diciamo che ci siamo visti in giro in passato. Però non è che... beh, piacere!»

«Piacere mio, Ronald» rispose la ragazza. Il sorriso gentile e la mano tesa verso di lui. Sollevò la sua con cautela e la strinse appena. Era fresca e morbida. E così piccola, accipicchia! Pareva la mano di una bambina!

«Oh, bene. Io direi di andare, se siete pronte. Saluterò Madame Maxime e Hagrid quando vi accompagnerò di nuovo qui.» 

«Parfait! Astoria tu es prête?»

«Oui.»

Ron annuì, ma non ci aveva capito nulla. Porse la passaporta, un vecchio ombrello, e «Con questa, arriveremo a Hogsmeade, lì ci aspetta una carrozza che ci porterà a Hogwarts. Ci siamo?»

Astoria aveva l’aria un po’ ansiosa e il ragazzo suppose che non avesse mai viaggiato in quel modo. Magari la purosangue era abituata a viaggi lussuosi, si disse con una certa ironia, ma l’espressione sul viso della ragazza lo intenerì.

«Tenetevi forte e non mollate la passaporta, okay?»

«E... che succede se ci scappa la presa?»

«Per sicurezza teniamoci anche per mano, in cerchio, va bene? Non succederà nulla. Al mio tre. Uno... Due... e tre!»

Quando pronunciò il tre, le mani delle ragazze toccarono l’ombrello e sentì un forte strappo staccarlo dal suolo. L’altra mano della piccola Greengrass si era aggrappata alla sua, stringendola fino a ficcargli le unghie nella carne.

Il vortice lì assorbì, per poi lasciarli vicino alla Stamberga Strillante. Ron barcollò, controllando le ragazze, erano entrambe a pochi metri da lui. 

«Miseriaccia! Vi siete fatte male?»

«Zut! Ma robe!» Gabrielle si era alzata di scatto, cercando di liberare il suo vestito dai piccoli rametti che vi si erano impigliati.

«Per Salazar! È stato peggio di come ricordassi.»

«Oh!» esclamò Ron, senza trovare altre parole. Quindi era per questo che aveva timore, aveva già viaggiato con una passaporta e si era trovata male! Era in piedi ma piegata, si sorreggeva a un piccolo arbusto, cercando di prendere fiato.

«Hai... hai sbattuto o qualcosa del genere? Ti fa male?» con due lunghi passi era arrivato accanto a lei. Ma quanto era bassa? Gli arrivava a malapena allo sterno.

«No, no. Ho solo... Soffro molto le smaterializzazioni, anche con la passaporta. Mi viene la nausea, ecco. Ma tu sei stato molto gentile. Grazie.»

«La carrozza dovrebbe essere qui intorno ad aspettarci. Se volete vado io a cercare e vi vengo a prendere. Così prendete fiato, ecco. Se vi va.»

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