18. Cocciuto di un Potter

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Harry Potter se ne stava nei pressi del Lago Nero, nascosto sotto il mantello dellʼinvisibilità, a osservare lʼacqua muoversi placida. Per un attimo, gli tornarono in mente i giorni trascorsi accampati vicino alle rive di quel laghetto sconosciuto, nei boschi dellʼinfanzia di Hermione. Avevano già preso il medaglione e lʼHorcroux al suo interno li stava logorando da dentro. In uno dei rari momenti di quiete, aveva visto Ron insegnare alla sua migliore amica a lanciare i sassi nel lago e aveva provato una profonda invidia per quello. Per come Ron fosse, in fondo, un ragazzino spensierato, cosa che lui non era mai potuto essere.

Un rumore sordo lo distrasse da quei pensieri e, stringendo per riflesso la bacchetta, si guardò in attesa di un attacco.

«Buonasera signorino Potter!»

La vocetta squillante di Wencky lo fece sussultare. Strabiliante che lʼavesse scoperto anche sotto il mantello! Gli elfi domestici avevano poteri impensati e, per larga parte, ancora sconosciuti alla maggioranza dei Maghi.

«Wencky?»

«Sì, signorino Potter! È proprio Wencky!»

«È troppo sperare che si tratti di unʼaltra torta, vero, Wencky?»

«Harry Potter vuole una torta, signore? Ma se Harry Potter vuole, Wencky farà di tutto per accontentarlo!»

«Emh, non ti preoccupare, non vorrei che il tuo padrone si arrabbiasse con te! Dimmi come mai mi stai cercando? »

«Oh, il signorino Draco non si arrabbia mai con Wencky! È buono, buono come nessuno è mai stato con Wencky! Per questo Wencky non andrà mai via, e continuerà a vegliare sul signorino! Ma questa elfa sbadata non deve dimenticare. Harry Potter deve andare alla capanna di Hagrid, signore. Deve bussare tre volte, signore!»

Harry la guardava confuso, non aveva ben capito quello che voleva dirgli la piccola creatura. E poi rimanere con i Malfoy non era una sua decisione, a meno che non fosse unʼelfa libera, ma era mai possibile? Era talmente preso ad arrovellarsi che non rifletté sul mittente di quello strano invito.

«Signorino Potter, è importante. La capanna di Hagrid, lʼaspettano!»

«Ma chi ti ha chiesto di farmi andare lì, Wencky? La capanna di Hagrid è...» ma si accorse che la piccola elfa si era già smaterializzata, probabilmente dopo lʼultimo, ansioso avvertimento. Restò lì fermo ancora un attimo, incerto sul da farsi, poi sistemò meglio il mantello sulle spalle, perché lo coprisse completamente, e si avviò verso il campo delle zucche.

La capanna di Rubeus Hagrid era, come indicava il nome stesso, la casa dove aveva abitato il mezzogigante durante il suo mandato da Guardiacaccia. Era una piccola casetta di legno, situata al di fuori del castello di Hogwarts, sul bordo della Foresta Proibita. Draco lʼaveva sempre trovata una catapecchia orribile, però, da quando Piton lʼaveva incendiata durante la loro fuga dopo la morte di Silente, era stata ristrutturata e adesso sembrava un cottage inglese, un poʼ retrò. Il Serpeverde seguiva silenzioso Luna e Paciock che facevano strada, illuminando i loro passi con la bacchetta. Arrivati al luogo prestabilito bussarono tre volte e la porta si aprì, mostrando al suo interno oltre a Blaise Zabini, Hermione Granger e Ginny Weasley. Draco si incupì nel vedere la rossa, ma questa salutò i nuovi arrivati in modo cordiale. Mancava solo il prescelto.

«Benvenuti.» disse Hermione «Harry non è ancora arrivato, ma iniziamo lo stesso questa riunione, per così dire, conoscitiva. Luna potresti intanto esporci quello che sai riguardo alla profezia dei fondatori di cui mi ha accennato Blaise?»

«Oh certo!» rispose Luna raccontando per filo e per segno i fatti accaduti in presidenza. Poi toccò ai serpeverde raccontare dei loro compagni colpiti dal distillato sviante e Malfoy, che era molto bravo in pozioni, spiegò agli altri gli effetti.

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora