La profezia dei fondatori

23. Battiti

Rolf Scamander aveva ereditato dal nonno non solo la passione per gli Animali Fantastici ma anche lʼaspetto. Era alto e magro, con i capelli perennemente in disordine e la testa fra le nuvole. Stare al Castello di Hogwarts, dopo aver sentito su di esso così tante storie fin da piccolo, era per il giovane Magizoologo una scoperta continua. Lo affascinava tutto e prendeva il suo ruolo di aiuto professore con enorme serietà.

Non era, infatti, parte dei suoi doveri perlustrare la Foresta Proibita, ma non gli spiaceva dare una mano a Charlie. Non andavano comunque fino in fondo, limitandosi alle aree dove gli animali potevano avere bisogno di assistenza. Il folto della foresta, dopo tutto, era territorio dei Centauri e andava rispettato. Così era sceso di prima mattina, per godersi lʼaria tersa e un poʼ pungente di metà ottobre.

«Uff, per la barba di Merlino!»

Sentì una voce argentina esclamare dal folto della vegetazione. Il suono gli sembrò familiare e decise di seguire il suo istinto.

Scavalcò un tronco caduto e, dopo pochi passi, scorse una chioma biondissima, così chiara da parere fatta di raggi del sole. Conosceva una sola ragazza con capelli di quel colore: Luna. Era china, aveva lʼespressione preoccupata e si affannava a cercare di spostare un tronco che pareva sospeso.

«Signorina Lovegood! Che stai facendo?»

«Oh, Ro... professore! Sto cercando di salvarlo, si capisce!»

Rolf intuì che doveva trattarsi di un Thestral ma, a giudicare dal poco spazio che cʼera tra il tronco e il suolo, doveva essere un cucciolo.

«Alzo io il tronco, aiutalo pian piano a uscire, se pensi che possa farcela. Poi, però, mi dovrai guidare tu, per curarlo!»

«È ferito. Stava giocando con me quando quel tronco è...»

«Non preoccuparti, vedrai che starà bene.» Rolf si tolse il mantello, restando in maniche di camicia, per potersi muovere con più facilità. Afferrò il tronco e lo sollevò. Si rendeva conto che Luna faticava molto a spostare il piccolo Thestral, quindi cercò di resistere più che poteva; finalmente la vide sedersi, posare la mano un poʼ in alto, sulle sue gambe, e scoppiare a piangere. Si accoccolò accanto a lei, senza dir nulla sulle sue lacrime: ci sarebbe stato tempo dopo.

«Guida le mie mani sul punto ferito. Devo capire se ha ossa rotte.»

Senza fiatare, Luna gli prese i polsi e, delicatamente, li spostò sul corpo del piccolo Thestral. Rolf lo sentiva sussultare ogni volta che la pressione delle sue dita era maggiore, e tremare.

«Adesso devi essere molto precisa. Io prenderò la bacchetta e pronuncerò lʼincantesimo per saldare le ossa. Però dovrai puntarla tu ed essere molto, molto attenta.»

Luna annuì e cercò di calmarsi. Gli prese di nuovo il polso e guidò la punta della bacchetta.

«Brachium emendo!»

Un fascio di luce bianchissima si sprigionò e, dopo un attimo, Rolf sentì sulla mano la spinta del corpo del cucciolo di Thestral che si sollevava di scatto e correva via. Luna si voltò verso di lui, luminosa di gioia. Rolf sorrise, stava pensando quanto avrebbe voluto dirle che era veramente bella, quando lei gli gettò le braccia al collo e si sporse per dargli un bacio grato. Si fermò però di scatto, ad appena un soffio dalle sue labbra, arrossendo furiosamente. Oh, per Merlino! Le cinse la vita con un braccio e lʼattirò a sé più forte. No, stavolta non se la sarebbe fatta scappare! La sentì tremare fra le sue braccia; era minuta e dolce come se lʼera sempre immaginata e profumava di muschio selvatico e qualcosa di inebriante che non sapeva ben identificare. Gli occhi luminosi della ragazza brillavano di aspettativa e Rolf non seppe più resistere, chiudendo la distanza fra di loro. I battiti dei loro cuori sembravano impazziti. Le labbra della corvonero erano morbide e fruttate, le assaggiò con cautela, non sapendo se avesse mai baciato prima qualcuno. Anche lui non era un grande esperto, ma si lasciò trasportare dai sospiri di lei. La foresta li nascondeva dagli sguardi del mondo, anche se i suoi abitanti li osservavano, sicuramente curiosi...