12. Piccoli passi

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Hogsmeade. Le avevano fatto passare immediatamente la voglia di andarci! Hermione sbuffò, girando svogliatamente tra gli scaffali della biblioteca di Hogwarts. Harry aveva deciso di andare a trovare Ron nella sede dei Tiri Vispi Weasley, e di mostrare il negozio a Ivàn e Ametista, che non cʼerano mai stati. Hermione non aveva la minima voglia di vedere il suo ex fidanzato. Era ancora delusa, arrabbiata e non poco ferita. Non importava, non aveva voglia di farsi una scarpinata fino al villaggio, solo per affondare il naso nella burrobirra. Ci sarebbe andata quando fosse stata dʼumore migliore, chissà. Il giorno dopo sarebbe stato anche il suo compleanno ed era strasicura che Luna avesse convinto gli altri a fare qualcosa per lei. Aveva provato in tutti i modi a farle capire che non era il caso, che non se la sentiva. Le aveva fatto una sfuriata, le era venuta quasi una crisi nervosa per quello, ma niente, Luna era cocciuta più di un troll di montagna. Sbuffò più forte del previsto e fu redarguita dalla bibliotecaria.

«Che cʼè, Granger, i tuoi amichetti ti hanno lasciata sola?» disse la voce acuta di Nott.

«A quanto pare sono in buona compagnia.»

«Silenzio!» Madama Pince non si era certo ammorbidita, con gli anni. Qualsiasi suono più forte del fruscio delle pagine era un affronto, da far notare con voce fredda e severa. Hermione Granger era una delle studentesse più disciplinate ed educate, ma questo non la esimeva dal rispettare le regole!

«Dovresti sceglierti meglio le compagnie! Non ti bastava la rossa pazza e la bionda svitata, adesso hai fatto amicizia pure con lo scarto della mia famiglia!»

A Hermione ci vollero alcuni secondi per capire che stava parlando di Ametista. «Non credo, Nott, che tu possa sputare sentenze su persone che di fatto non conosci... E bada bene a disprezzare la famiglia, potresti un giorno non avercela più» disse la riccia, prendendo un grosso tomo di Aritmanzia e andandosene dalla biblioteca, dopo che Madama Pince aveva nuovamente intimato di fare silenzio.

«Granger, Granger, aspetta!» inaspettatamente, Pansy la rincorse, mentre lei si stava allontanando dalla biblioteca. Hermione si fermò, per poi voltarsi per fronteggiare la serpeverde.

«Parkinson.»

«Volevo spiegarti. Theodore, Nott, lui non voleva dire quelle cose su sua cugina. È esasperato perché lei non gli parla...»

«Ci sarà un motivo. Ametista mi sembra una ragazza in gamba e capace di decidere in autonomia.»

«La situazione è complessa.»

«Non venire a dirlo a me, okay?»

«Voi avete vinto e noi abbiamo perso e ci sono tante dinamiche che...»

«Credi davvero che noi abbiamo vinto? Vinto cosa di preciso, Parkinson? Tombe su cui piangere? Persone che non rivedremo più o gli anni della nostra giovinezza perduti? Cosa di preciso? Scusa, ma oggi non sono decisamente dellʼumore per comprendere le vostre ragioni...»

«Granger... Anche noi abbiamo tombe su cui piangere e parenti che è come se fossero morti, persi nella disperazione dei dissennatori. Nessuno di noi sarà forse dellʼumore per comprendere le ragione dellʼaltro per mesi interi, forse anni. Ma non possiamo portare la guerra avanti anche ora! Se non proviamo neppure a capirci...»

«Non ho iniziato io. Mi sembra di essere accogliente e tollerante, con Blaise non ho problemi e nemmeno con Malfoy, ma non amo essere attaccata in uno dei miei momenti liberi e gratuitamente per giunta.»

«Accogliente e tollerante, Granger? Ma ti senti? Non stai facendo grossi sforzi, mi pare. È facile essere tollerante e accogliente con Blaise. Lui non è mai stato uno... di noi. Malfoy poi! Ma per favore! Si farebbe uccidere pur di far dimenticare il suo passato. Nott è differente. Ha la famiglia e lʼorgoglio in pezzi e fino a ieri era in cima al mondo. Ora è caduto e...»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora