17. Caso o profezia?

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Draco aveva volato sul Thestral insieme a Blaise, che non faceva altro che urlare, innervosendo non poco lʼanimale. Lui non li amava molto, non per il loro aspetto bensì per quello che gli ricordavano: la morte della professoressa di Babbanologia. Una volta scesi vide Daphne, bianca come un fantasma, ferma da una parte. Lei aveva veramente paura di quegli esseri e delle altezze. La lezione per lʼamica doveva essere stata terribile.

«Come stai?» le chiese piano il biondino, avvicinandosi.

«Sarei stata meglio se la stramba non avesse portato con sé quelle bestiacce. Il professore le vede, ecco perché ha voluto fare lezione su di loro...»

«Oppure lʼha fatto perché lʼhai chiamata stramba. Devi smetterla di offenderla, Daph, dico sul serio, è una mia amica e devi fartene una ragione.»

La serpeverde sbuffò, infastidita, aveva ancora senso di nausea per via del volo, anche se doveva ammettere, almeno con se stessa, che stare abbracciata alla schiena muscolosa del professor Weasley non era stato niente male.

«Avete notizie di Gregory?» chiese quindi per cambiare discorso.

«No, lʼabbiamo lasciato in infermeria stanotte e non siamo ancora riusciti ad andare a trovarlo. Prima di cena vediamo di farci un salto. Vero, Draco?» rispose Blaise.

Draco annuì col capo, senza parlare. Il delirio di Gregory lo aveva sconvolto. Anche se Madama Chips gli aveva confermato che il loro amico era stato vittima dello stesso Distillato Sviante assunto da Pansy, si rendeva conto che quel dolore cʼera, era forte, devastante. Doveva trovare il modo di parlare con Potter. Quel grifondoro, che lo volesse o no, era coinvolto ed era la persona giusta per andare a fondo alla faccenda. Con la coda dellʼocchio vide Luna scendere da uno dei Thestral usati per lʼesercitazione, rossa in viso. Sorrise al pensiero che probabilmente il suo colorito non era dovuto solo al vento, ma anche a un certo aiuto professore. Ah, quanto avrebbe voluto anche lui avere pensieri simili! Non per Scamander, no.

«Sì, andiamo» lo incitò Blaise vedendo il suo amico assorto nei suoi pensieri «o faremo tardi per la prossima lezione.»

«Babbanologia, con i Tassorosso. Non so cosa è peggio: se la materia o la compagnia» disse inaspettatamente la voce di Theodore Nott.

«Lo sai, Theodore, che siamo tenuti tutti a frequentare quelle lezioni. Non ti faranno mica male, sai!?» lo prese in giro in modo bonario Blaise.

«Meglio se me ne sto zitto» rispose cupo, accelerando il passo.

«Dobbiamo trovare un modo per farlo chiarire con Ametista» convenne Blaise.

«Non so, Blaise, non possiamo obbligarla se non vuole. Avrà pure i suoi motivi.»

«Ma ti senti Draco, ormai parli come la Granger...» sbottò la Parkinson che era sopraggiunta solo in quel momento.

«E tu che ne sai di quello che pensa la Granger?» chiese sibillino Draco.

«Ho avuto con lei uno scambio di opinioni sabato scorso, dopo che aveva discusso con Theo in biblioteca.»

«E non vi siete neanche schiantate? Brave! Ma tu, Pansy, ancora non glielʼhai detto?» disse più morbido Draco. A quella ragazza voleva bene, come amica. Gli era stata vicina durante il suo sesto anno, ma non poteva continuare in quel modo, doveva parlare con Theodore dei sentimenti che provava nei suoi confronti.

«No e no. Non lʼho schiantata e non lʼho detto.»

Blaise allora la prese a braccetto facendole accelerare il passo «Dovrai dirglielo prima o poi, oppure vuoi che ti aiutiamo a fare una bella Amortentia? Altrimenti, lo sai, mi offro volontario io per consolarti.»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora