46. Sacchi a pelo e sogni condivisi

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Daphne aveva mollato Blaise lì dove si trovava, come uno stoccafisso. Gli uomini a volte proprio non ci arrivavano! Morgana santissima, pensò mentre avanzava fra i compagni. Si diresse verso Krum che stava parlando con Seamus e Dean. Uno di loro avrebbe di sicuro ballato con lei. Stava quasi per arrivare al gruppetto, quando si scontrò con un corpo solido. Molto solido. E alto.

«Scusa!» mormorò, alzando gli occhi, per trovarsi a fissare il viso sorridente, sardonico e assolutamente fuori posto di Charlie Weasley.

«Oh!»

«Signorina Greengrass, buonasera.»

«Charlie! Oh, guastafeste! Non sarai venuto a farci smettere!» la voce squillante era quella di Ginny Weasley, sbucata alle spalle di Daphne come un folletto.

«Ma no, sorellina! È quasi Natale, dopotutto. Ma la prossima volta avvisatemi o incantate meglio quella benedetta porta. Siete fortunati che abbiano mandato me e Rolf!»

«Davvero? E che gli avete detto? »

«Nulla, Rolf ha inviato un patrono per informare gli altri che era tutto okay e io ho incantato la porta e poi siamo entrati per partecipare alla festa.» disse il rosso, facendo un occhiolino alla sorella minore.

«Sei il migliore! Ora scusa, ma stavo ballando. Ciao Daphne! Sei uno splendore, stasera!»

«Ciao Ginny! Sei uno schianto anche tu.»

Charlie girava la testa da una allʼaltra: la visita in infermeria aveva cambiato il mondo, invece che avvicinare le due ragazze?

«Quindi sei Daphne per mia sorella.»

«Sì, dobbiamo cooperare per la profezia, no? E poi sua sorella è simpatica, professore.»

«Certo, la profezia. Deduco quindi che io non sarei simpatico. Mi ritengo offeso, Signorina.»

«Io invece le sono così simpatica che mi ha schiantato. Quindi dovrei essere lusingata!»

«Daphne, sono dispiaciuto, ma non potevo fare altro. Persino il quadro di Piton mi ha urlato di farlo. Se fossi entrata nella sala comune di Grifondoro con la bacchetta in pugno, sarebbe scoppiata la terza guerra magica. Credo che, chiunque sia stato, volesse farti attaccare qualcuno. Magari fargli del male.»

Di tutto quel discorso, la serpeverde aveva registrato solo che Charlie Weasley lʼaveva chiamata per nome.

«Sì, vero... Io... Mi ha chiamato per nome, professore

«È quasi Natale. Per una sera, puoi non chiamarmi professore come se fosse un insulto? Solo per una sera?»

Daphne annuì, arrossendo come una quindicenne. Era innegabile che Charlie fosse un bel ragazzo e con i jeans scuri e la camicia bianca lo era ancora di più. Per una sera poteva non chiamarlo professore, no? In fondo che le costava?

Forse era decisamente meglio se andava a ballare, prima di fare qualcosa di stupido. Sì, come baciare Charlie Weasley sotto il rametto di vischio che era spuntato sopra le loro teste. Dannata stanza delle necessità!

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