34. Insinuazioni

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I giorni successivi al ballo passarono in un fermento molto particolare. La prima partita di Quidditch della stagione si sarebbe svolta quel sabato e le squadre di Corvonero e Serpeverde si allenavano senza sosta.

Inoltre, Harry aveva riunito il gruppo di studenti che seguiva la storia della profezia per raccontare la sua conversazione con Sir Nicholas. Nessuno si era stupito che avesse preso il comando della situazione. Era ovvio che lo facesse. Hermione in cuor suo era tranquillizzata da questa improvvisa decisione, anche se le parole del fantasma della casa Grifondoro mostravano una situazione grave.

In nessun libro aveva trovato indicazioni su cosa fosse il cuore di Hogwarts. Questo la innervosiva molto, tutto ciò che non poteva apprendere dai suoi amati libri le dava un senso di inquietudine e insicurezza. Anche il modo in cui la guardava Draco le metteva apprensione. Dopo la festa non erano tornati a chiamarsi per cognome, ma non avevano avuto modo di stare nuovamente da soli e, se con i complicati calcoli di aritmanzia se la cavava benissimo, lo stesso non si poteva dire nei rapporti di... amicizia? Draco Malfoy che la trattava con gentilezza era una di quelle cose che Hermione non era pronta ad affrontare, non che le dispiacesse, ma la metteva in enorme difficoltà. Se con Blaise era stato semplice entrare in confidenza, tuttʼaltra storia era per Draco. Con lui non sapeva mai se faceva bene o male, lui la guardava con quei suoi occhi grigi così densi di emozioni che lei non riusciva a decifrare e il cervello perdeva colpi. Si diceva che era colpa di tutti quegli anni passati su due fronti nemici, ma la sua mente analitica non era sicura di aver trovato la risposta giusta e il suo cuore, nel frattempo, la tradiva con galoppate improvvise e battiti persi.

Era appena finita lʼora di Babbanologia, da quellʼanno obbligatoria per tutti, quando si vide fermare, con un gesto, dalla professoressa. Incuriosita, lasciò che il flusso degli studenti scorresse verso il corridoio, attardandosi a mettere in ordine libri e pergamene.

«Grazie di esserti fermata, cara!»

«Dovere, professoressa! Sono Caposcuola, è giusto che io mi renda utile per quanto possibile.»

«Devo essere sincera, Hermione cara, posso chiamarti per nome, vero? Non ti ho fermata per parlarti in quanto Caposcuola.»

La professoressa era una donna dallʼaspetto dimesso e dallʼatteggiamento arrendevole, eppure in quel momento Hermione la sentì improvvisamente autorevole, nonostante il tono quasi frivolo.

«È stata una bella festa quella di Halloween, vero cara?»

«Sì, come sempre qui a Hogwarts.»

«Eri davvero graziosa. Ho notato che avevi un accompagnatore molto elegante. Sbaglio o si trattava del signor Malfoy?»

«Sì certo, era lui.»

«È encomiabile che tu ti impegni per lʼunità dalle case ma... cara, sono anche io figlia di babbani. So che certi risultati sembrano vanamente vicini. Unʼamicizia con un purosangue e ti puoi illudere che tutte le differenze siano superate. Ma il mondo non finisce a Hogwarts, lo sai? Perdonami, ti sento vicina, mi ricordi me da ragazza. Eh, ne ho commesse anche io di simili imprudenze. Non voglio dire errori, no, ma... imprudenze!»

Hermione la guardò, un poʼ perplessa «Fra me e il signor Malfoy cʼè solo una conoscenza data dal fatto di essere dello stesso anno e credo che sia necessario ora più che mai essere aperti al dialogo.»

«Ma certo, cara, ma certo! Una conoscenza che il signor Malfoy sembra caldamente auspicare, mi pare di notare.»

Hermione arrossì al ricordo del dopo festa e di come Draco lʼavesse accompagnata alla torre dei Grifondoro. «Poi, sai cara, i purosangue sono destinati in matrimonio da giovanissimi e credo che il signor Malfoy sia già promesso sposo...»

La profezia dei fondatoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora