CAPITOLO 59

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Apro la porta della palestra, che abbiamo in casa e si trova proprio di fianco alla mia stanza, entriamo dentro e mi dirigo verso la zona in cui farò la mia fisioterapia.

< Waw questa sala è bellissima! > mi dice lui.

< Già e non vedo l'ora di potermi allenare seriamente qui dentro > rispondo io.

< Da dove dovremmo iniziare? > mi chiede lui.

< Per prima cosa devo fare dello stretching, poi andremo alle sbarre per allenarmi a camminare > gli spiego.

< Va bene allora iniziamo > mi dice mettendosi al mio fianco sul tappetino da Yoga azzurro che è posizionato a terra.

Iniziamo con la preparazione agli esercizi per tutto il corpo per poi soffermarci sulle gambe e sulla schiena che ogni tanto mi fanno sentire dolore.

< Ora invece dovresti aiutarmi ad alzarmi in piedi e andare alla sbarra per proseguire > gli spiego, lui subito si alza, gli allungo le mani per far si che le prenda e mi aiuti a tirarmi su.

< 3 - 2 - 1 ... Su > conta per poi sollevarmi e aiutarmi a camminare tenendomi in piedi da sotto le ascelle.

< Grazie mille del tuo aiuto > lo ringrazio io.

< Non c'è bisogno che mi ringrazi, per me è un piacere aiutarti. Ora che devo fare? > mi chiede lui sorridendomi.

< Ora io mi aggrappo alle sbarre e tu mettiti davanti a me così che se perdo l'equilibrio mi prendi ok? Io devo camminare > gli dico io e lui fa ciò che gli ho detto.

< Eccomi in postazione capo, ora prosegua pure > mi dice e io inizio a fare dei passi in avanti, mentre lui li fa all'indietro essendo davanti a me.

< Ora provo a lasciarmi e camminare senza aiuti, però tu devi essere pronto, non so se ci riuscirò > gli confesso.

< Ce la puoi fare, qualsiasi cosa succeda io sono qui per te > mi risponde e la cosa mi fa sentire bene.

< Dammi la mano > mi dice allungando la sua verso di me incoraggiandomi, io stacco la mano destra dalla sbarra prendendo la sua e poi staccare anche l'altra, resto un attimo ferma per prendere stabilità guardandomi i piedi e poi lo guardo negli occhi per pendere coraggio.

< Ketrin non appena ti senti pronta fai un passo > mi incoraggia lui, io chiudo un secondo gli occhi cercando di concentrarmi per poi riaprirli e fare il primo passo.

< Bravissima! Continua così! > si complimenta lui e io gli sorrido facendo poi un altro passo, dopo altri passi le gambe mi tremano facendomi perdere l'equilibrio e non appena lui lo nota mi prende abbracciandomi per tenermi su.


< Che riflessi! Grazie per avermi presa > gli dico, si allontana leggermente da me per guardarmi in viso e per un attimo i nostri occhi si incatenano.

< Te l'ho detto che io ci sarei stato > mi sorride lui. Che dire questo sorriso come sempre mi fa andare in pappa il cervello facendomi unire le nostre labbra in un bacio a stampo, ma mi stacco non appena nella testa mi passa il pensiero che lui magari non voglia questo bacio, però i miei pensieri vengono interrotti da lui che fa riunire le nostre labbra nuovamente.

< Perché ti sei staccata prima? > mi chiede non appena le nostre bocche si separano.

< Ho pensato che magari tu non lo volessi > gli rispondo.

< Non pensarlo mai, io lo volevo tanto quanto te > mi rassicura rendendomi felice.

< Ok > rispondo io.

< Vuoi provare ancora o fare una pausa? > mi chiede.

< Facciamo un'altra volta poi ci fermiamo > gli dico quindi lui mi lascia piano piano per poi allontanarsi da me di un passo e io mi attacco alle sbarre riprendendo stabilità.

< Pronta? > mi chiede allungandomi una mano.

< Sì > rispondo prendendola e lasciando la presa dalle sbarre tenendo lo sguardo nei suoi occhi e facendo dei passi in avanti verso di lui. 1 ... 2 ... 3 ... 4 ... 5 ...


< Che succede qui? > sentiamo dire a voce alta dall'entrata della sala, io perdo l'equilibrio per lo spavento e Alexander mi prende prima che io possa cadere.

< Papà ma che ti prende? > chiedo io visto che è stato lui a spaventarmi.

< è così che fai la fisioterapia? > chiede nervoso avvicinandosi mentre io mi separo dal ragazzo di fronte a me e mi reggo alle sbarre.

< Lui mi sta aiutando e sto riuscendo a fare dei passi senza l'aiuto di stampelle o altro > gli spiego nervosa dal suo solito comportamento odioso.

< Ketrin non puoi farti distrarre da un ragazzo > mi dice lui.

< Lui non è un ragazzino qualsiasi, lui è un uomo! Lui mi ha aiutata dal primo giorno in cui sono entrata nel centro di riabilitazione e lo fa ancora adesso > sputo io tutto d'un fiato.

< Signore io ci tengo veramente a sua figlia > dice Alexander rivolto verso mio padre che dopo queste parole si avvicina a noi.

< Hai intenzioni serie con lei? > gli domanda una volta di fronte a lui.

COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora