CAPITOLO 14

307 8 0
                                    


(GEMMA)

Mi fa così male vedere Ketrin in quelle condizioni e vederla litigare con suo padre dicendogli che lo odia mi ha scioccata, credo che Artur stia sbagliando e che sia troppo presto per farle affrontare un processo.


La accompagno nella sua stanza mentre è in lacrime facendola stendere sul letto, è magrissima quindi non faccio molta fatica da sola.

< Ora rilassati un po', andrà tutto bene > le dico facendole un dolce sorriso che lei ricambia tra le tante lacrime che vedo ancora scorrere sul suo viso.

< Grazie > mi dice lei in un sussurro mentre sto uscendo dalla sua stanza.


< Mamma, abbiamo sentito le sue urla ... ma Ketrin ha perso il suo migliore amico? > mi chiede mia figlia.

< Sì, all'incirca un paio di settimane fa ha avuto un gravissimo incidente in auto, nel quale un uomo ubriaco non si è fermato al semaforo e a tutta velocità si è scontrato contro la macchina sulla quale lei era con il suo migliore amico. Da quello che mi ha detto Artur loro due erano inseparabili, sono cresciuti insieme, Lui è morto la notte stessa durante l'operazione, mentre lei è stata operata alla schiena alla quale hanno messo delle placche di ferro, ha avuto anche altre lesioni meno gravi e si è svegliata dopo 5 giorni di coma. Quando ha scoperto che lui non ce l'aveva fatta ha avuto un'attacco di panico così forte che l'hanno dovuta sedare > li informo, devono essere a conoscenza di quello che le è successo così che le stiano accanto. Noto che sono tutti senza parole.

< Ha bisogno di qualcuno che le stia accanto > aggiungo.

< Ketrin è una testona! > esclama Artur scendendo le scale.

< Ha bisogno di tempo dopo quello che ha passato > gli dico io.

< Dov'è ora? > chiede nervoso.

< Nella sua stanza, sta riposando meglio non disturbarla ora > gli rispondo e lui se ne va via, in questo momento non riesco proprio a capirlo.

< Poverina ... > commenta mia figlia che con lei è stata molto cattiva, penso che ora si senta il colpa per come l'ha trattata, non è cattiva solo che non ha preso molto bene il fatto di avere una sorellastra, ha sempre amato essere figlia unica e soprattutto al centro delle attenzioni, ammetto di avere una figlia un po' viziata e qui la colpa è mia.

< Sì e tu non ti sei comportata bene con lei > le sottolineo.

< Lo so, le chiederò scusa > mi dice sincera.

< E sua madre? > continua lei.

< Abita in Francia e non è voluta venire > commento arrabbiata per il suo comportamento, a queste mie parole cala il silenzio.

< Davvero? Ma come può una madre fare questo a sua figlia? > dice Brittany, la migliore amica di mia figlia.

< Non lo so, io non potrei mai fare una cosa del genere > commento abbassando lo sguardo e andando in cucina per vedere cosa sta preparando per cena la domestica.


Si sono fatte le 20.00 ed è ora di cenare, Artur è già seduto a tavola mentre Samantha si è proposta di andare da Ketrin per chiederle scusa e portarla qui a mangiare.


(SAMANTHA)

Busso alla porta della stanza di Ketrin e ricevo un debole Avanti, quindi apro la porta ed entro vedendola stesa sul letto a fissare il soffitto.

< Ciao, sono venuta per chiederti scusa per il mio comportamento. Sono stata una vera e propria stronza e sono giunta a conclusioni senza nemmeno sapere la tua storia sbagliando > le dico io sincera, vedo che si solleva a fatica e facendomi segno di accomodarmi sul letto.

< Ti perdono > mi dice semplicemente accennando un sorriso.

< Sai dopo che mio padre ha abbandonato me e mia madre anni fa ho iniziato a chiudermi, fatico a dare fiducia alle persone e raramente faccio nuove amicizie > le confesso.

< Ti capisco, anche mia madre mi ha abbandonata, anche se non è mai stata troppo presente nella mia vita. Inoltre dopo l'incidente non si è ne fatta vedere ne fatta sentire, mio padre l'avrà sicuramente chiamata subito, ma probabilmente era troppo impegnata per sapere come stava sua figlia > mi dice lei con un tono di tristezza e mi dispiace che sua madre non si sia fatta sentire.

< Mi dispiace molto > le dico semplicemente.

< Gemma ti ha raccontato dell'incidente? > mi chiede curiosa.

< Sì e capisco il fatto che tu non te la senta di andare in tribunale > le rispondo, io e i ragazzi dopo il racconto di mia madre abbiamo cercato l'articolo su internet e le foto dell'incidente ci hanno fatto accapponare la pelle, sono terribili, non so come sia potuta uscire viva da lì.

< Da un lato mi sento in dovere di farlo per il mio migliore amico, mentre dall'altro non sono pronta ad affrontare nuovamente quello che è successo, vedere le immagini, la famiglia del ragazzo che era con me e soprattutto l'uomo che ha causato tutto > mi confessa mentre una lacrima gli scende sul viso, io automaticamente la abbraccio.

< Grazie > mi sussurra.

< Di cosa? > chiedo staccandomi.

< Di questo abbraccio e di avermi ascoltata, sai tu e tua madre siete molto simili > mi accenna un sorriso.

< Per qualsiasi cosa noi ci siamo > le dico.

< Ora vieni di la a mangiare con noi? > continuo io.

< Scusami ma non ho fame, prenderò le vitamine e andrò a dormire > mi dice, io decido di non insistere e torno in cucina.


< Dov'è Ketrin? > mi chiede mia madre quando mi siedo a tavola.

< Mi ha detto che non aveva fame e che dopo aver preso le vitamine sarebbe andata a dormire > le rispondo io.

< Artur non dovrebbe saltare i pasti > dice lei rivolta verso il suo compagno, nonché padre della ragazza.

< Se non ha fame lasciala in pace, tanto gli antidolorifici li ho io e fino a che non mangia io non glieli do > risponde secco, credo sia arrabbiato, infatti noto che mia madre conclude il discorso evitando di aggiungere altro.


COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora