CAPITOLO 23

268 6 6
                                    




(KETRIN)

Dal primo giorno di fisioterapia è passata una settimana, Antonio è venuto solo 3 volte, in questi giorni non ho fatto molti progressi e il mio morale è stato a terra. Io sono una di quelle ragazze che amava andare in palestra ad allenarsi e non è da me fare le cose a piccoli passi, oggi verrà il fisioterapista e mi porterò fino al limite della sopportazione pur di avere qualche risultato che mi tiri su il morale. 

Da quanto il mio animo è sceso non sono più uscita con Adam, sto evitando il discorso e i contatti con lui, un paio di giorni fa Layla è dovuta partire per tornare a casa e sto iniziando ad isolarmi nuovamente, anche se ho promesso alla mia migliore amica che non lo avrei fatto.


Alle 14.30 puntualissimo il fisioterapista entra accompagnato da mio padre e usciamo tutti e tre in giardino.

< Sei pronta ad iniziare? > mi chiede lui sorridendomi.

< Sì > rispondo pronta mentre lui mi fa stendere sul tappetino per i primi esercizi.

< Bene le tue gambe iniziano a prendere un po' di forza > dice lui mentre io spingo con una e poi con l'altra la sua mano, nel frattempo vedo i ragazzi uscire in giardino per sedersi a chiacchierare al solito tavolino in riva alla piscina.

< Ketrin concentrati! > mi sgrida mio padre facendomi tornare alla realtà, ultimamente è veramente insopportabile.

< Te la senti di provare a stare in piedi oggi? > mi chiede visto che la scorsa volta avevo troppi dolori per riuscirci.

< Sì, ce la devo fare > dico sicura di me, mi solleva portandomi alle barriere dove mi dovrò tenere con il suo aiuto.

< Come va? > mi chiede dopo qualche minuto.

< Va > rispondo semplicemente, sento dolore ma devo resistere.

< Provi a lasciarla > dice mio padre, io lo fulmino con lo sguardo.

< Signore è un po' presto > risponde Antonio.

< Lo faccia! > gli ordina lui zittendolo non appena prova a ribattere, sento le sue mani allontanarsi dal mio corpo e sento un forte peso sulle gambe, non pensavo mi tenesse su con tanta forza.

< Basta vi prego > dico dopo poco, sento un forte dolore e vedo con la coda dell'occhio il fisioterapista avvicinarsi.

< Stia fermo lì! > gli ordina mio padre con un tono autoritario per poi spostare lo sguardo su di me.

< Ce la devi fare da sola > mi incita, ma io non resisto più e mi lascio cadere a terra aumentando i dolori.

< Ketrin > si avvicina Antonio, ma lo blocco con la mano.

< ANDATEVENE! ANDATEVENE ENTRAMBI! > urlo infuriata, restano un secondo fermi ma poi eseguono il mio ordine.


Non so se sono più arrabbiata per il comportamento di mio padre o con me stessa per non riuscire a stare in piedi senza che Antonio mi tenga. 

Sono ancora qui a terra che mi piango addosso per il dolore e la delusione.

< Ketrin posso aiutarti? Stai bene? > sento chiedere e alzando il viso vedo Adam.

< Mi aiuteresti a provare di nuovo a stare in piedi? Però ho bisogno che mi aiuti > dico io speranzosa che mi dica di sì, non sono stata molto gentile con lui e gli altri ultimamente visto che continuavo ad evitarli.

< Molto volentieri, ho visto che lui ti teneva da qui > mi dice prendendomi e sollevandomi fino a che le mie mani arrivano alle "transenne".

< Grazie e scusa per il mio comportamento degli ultimi giorni > dico io veramente dispiaciuto.

< Tranquilla, come ti senti? > mi chiede premuroso.

< Diciamo che la caduta mi ha causato dei dolori alla schiena, ma per ora alle gambe va tutto bene > dico sincera.

< Va bene, vuoi sederti? > mi domanda lui.

< Preferirei mettermi sul tappetino > rispondo accennando un sorriso che lui non vedrà essendo alle mie spalle.

< Ok allora ti aiuto a sederti > mi risponde mettendomi distesa sul tappeto da yoga mentre lui di siede al mio fianco.

< Faccio ancora molta fatica a stare seduta senza un appoggio dietro la schiena > lo informo e lui mi aiuta a sollevarmi per poi mettersi dietro di me in modo da farmi da schienale.

< Va meglio così? > mi chiede.

< Sì, posso chiederti come mai sei così gentile e premuroso con me? > chiedo io sperando che la risposta non sia che gli faccio pena.

< Tu sei diversa dalle altre ragazze, tu sei... vera, bellissima, simpatica e nonostante tutto ciò che ti è successo, ma soprattutto le difficoltà che stai affrontando non perdi quel tuo bellissimo sorriso > mi spiega lui tutto d'un fiato facendomi sorridere.

< Sei fantastico lo sai? > chiedo ridacchiando.

< Me lo dicono spesso, ma detto da te ha un significato più forte > mi risponde  girandosi e abbracciandomi.

< E chi te lo dice? Le tue ammiratrici? > chiedo io.

< Diciamo di sì, ma non sono speciali come te > mi risponde facendomi arrossire.

< Ketrin arrossisce? > gli sento dire, speravo non l'avesse notato.

< Sì anche io arrossisco, soprattutto se mi vengono dette cose carine > gli rispondo.


< Adam è ancora valida la proposta della passeggiata con il tuo cucciolo? > gli chiedo spezzando il silenzio che si era creato.

< Certo che sì > mi risponde lui con un tono felice.

< Avrei proprio bisogno di uscire, non ho voglia di vedere mio padre > lo informo io.

< Va benissimo, ti devi cambiare? > mi chiede alzandosi e prendendomi per mettermi sulla sedia a rotelle.

< Meglio, sai sono in tuta > dico ridacchiando.

< Chiamo Gemma allora > mi risponde entrando e chiamando la mia matrigna che mi porta nella mia stanza e mi aiuta a vestirmi.


< Hai appuntamento con Adam? Sai lui è un bravissimo ragazzo > mi dice lei mentre decido cosa indossare.

< Sì, è molto gentile con me e oggi mi ha aiutata a fare degli esercizi dopo che ho cacciato papà e il fisioterapista > gli rispondo.

< Ho saputo dell'accaduto e mi dispiace molto > mi dice.

< Meglio prepararsi, vorrei evitare il discorso > gli dico osservando il mio armadio.

COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora