CAPITOLO 13

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Come mi aveva detto mio padre verso le 17.00 arriva il suo avvocato, un'uomo che avrà all'incirca 52 anni pelato, con un filo di barba e tutto impettito nel suo abito elegante grigio chiaro.


< Buonasera > ci saluta sedendosi al tavolo della cucina di fronte a me.

< Buonasera > rispondiamo io e mio padre che siamo gli unici nella stanza con lui.

< Ketrin sono qui per prepararti a ciò che ti verrà chiesto al processo che si terrà tra 2 giorni > mi informa prendendo la sua valigetta marrone (che secondo me è orribile) tirando fuori un piccolo faldone blu ad anelli con sopra un'adesivo con scritto il mio nome.

< Perfetto > dice mio padre.

< Due giorni? > chiedo io sconvolta.

< Sì, mi hanno informato oggi che è stato anticipato di una settimana per un fatto burocratico > mi risponde.

< Ora passiamo alla preparazione > dice mio padre affrettando il tutto, l'uomo di fronte a me apre il suo faldone per poi osservare i fogli davanti a se, ne prende uno bianco a righe e una penna.

< Partiranno chiedendoti com'è avvenuto l'incidente, da dove venivate e dove stavate andando. Prova a raccontarmi il tutto così ti posso aiutare con il discorso > mi dice lui.

< Eravamo alla scogliera per rilassarci dopo una festa e stavamo andando a casa del mio amico. Quando siamo arrivati all'incrocio il semaforo era rosso quindi ci siamo fermati, sarà durato qualche minuto e quando è scattato il verde siamo ripartiti, una volta al centro dell'incrocio al quale stavamo andando diritto ho visto dei fanali venire verso di noi, ma era ormai troppo tardi e David non ha fatto in tempo a fare nulla > spiego io.

< Va bene non credo ci sia altro che ti debba aggiungere, l'altro autista era ubriaco quindi non ha rispettato l'obbligo di fermarsi al semaforo, mentre entrambi i vostri test erano negativi > mi informa.

< Era ubriaco? > chiedo arrabbiata, mio padre non me lo aveva detto ...

< Sì e andava ad una velocità molto elevata. La giuria ha già in mano le tue cartelle cliniche complete, ma ti chiederanno lo stesso di spiegargli le tue condizioni > mi spiega.

< Non c'è molto da dire... le possono ben vedere con i loro occhi > rispondo secca ed infastidita.

< Ok ma vogliono anche un consulto psichiatrico > aggiunge.

< Non vado da uno strizza cervelli! > esclamo arrabbiata.

< Ketrin calmati, sono le procedure > mi riprende mio padre.

< Vogliono essere a conoscenza sia delle condizioni fisiche che mentali > mi dice l'avvocato.

< Ho perso il mio migliore amico che per me era come un fratello, è ovvio che io stia male > dico, mi sto innervosendo troppo.

< Inoltre non riesco a camminare e non ho forze ... > aggiungo.

< Si calmi, io sono qui per aiutarla a farle avere qualcosa per quello che le è successo > mi dice lui.

< Non mi interessano e nemmeno servono soldi, vorrei solo tornare indietro nel tempo e fare in modo che tutto questo non succeda > dico mentre una lacrima mi riga il viso.


L'avvocato di mio padre dopo aver segnato delle cose su dei fogli raccoglie le sue cose e se ne va.

< Ma sei impazzita? Ti rendi conto di come ti sei comportata oggi? > mi urla mio padre.

< Tu ti rendi conto di quanto io stia male? > alzo la voce pure io e vedo Gemma fare ingresso nella cucina.

< Passerà > dice semplicemente.

< Certo non sei tu che hai visto con i tuoi occhi un suv venirti addosso e non poter fare nulla, non sei tu che hai sentito il tuo migliore amico dirti di vivere anche per lui, non sei tu che ti sei svegliato dopo 5 giorni di coma scoprendo che il tuo migliore amico era morto, non sei tu che non puoi camminare e che senti dolore in tutto il corpo ... > urlo io fino a sentire la gola bruciare, lui non mi risponde nemmeno, si alza e se ne va.

< TI ODIO! > urlo ancora mentre le lacrime scorrono sul mio viso.

COGLI L'ATTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora